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Fincher reinventa Uomini che odiano le donne

Creato il 02 febbraio 2012 da Pianosequenza

Fincher reinventa Uomini che odiano le donne

Millennium – Uomini che odiano le donne
(The Girl with the Dragon Tattoo)
David Fincher, 2011 (USA), 160'
uscita italiana: 3 febbraio 2012
voto su C.C. Fincher reinventa Uomini che odiano le donne
Primo episodio di Millennium, l'acclamata trilogia del fu Stieg Larsson, Uomini che odiano le donne introduce i personaggi di Mikael Blomkvist (Daniel Craig) giornalista specializzato in inchieste d'assalto e Lisbeth Salander (Rooney Mara) hacker sociopatica dall'innato talento investigativo. Per l'occasione i due si trovano ad indagare su un mistero vecchio di cinquantanni.
Qualche anno fa da queste pagine vi raccontavamo del primo, goffo, tentativo di proporre su celluloide il famigerato romanzo di Larsson. Il risultato era un film mediocre, tanto da far urlare (almeno internamente) allo scandalo venuti a conoscenza dell'idea di spremere per l'ennesima volta le opere dello scrittore svedese, che come molti colleghi ha visto la sua carriera decollare dopo una prematura dipartita. David Fincher riesce invece a dimostrare come un indiscutibile talento dietro la macchina da presa sostenuto da uno sceneggiatore capace (Steven Zaillan, nelle sale in questo periodo anche con Moneyball) può nobilitare qualsiasi storia, a maggior ragione se si tratta di una trama avvincente, con personaggi fortemente caratterizzati e l'oliato meccanismo del whodunit a garantire la giusta dose di suspense. La consueta “mutazione” del titolo nella versione internazionale (The Girl with the Dragon Tattoo) stavolta sembra particolarmente adatta all'approccio che Fincher e colleghi hanno deciso di utilizzare: il centro della narrazione è infatti proprio la hacker tatuatissima piuttosto che gli svariati uomini con patologiche tendenze alla misoginia. Si tratta di una protagonista insolita, quasi anti-cinematografica, paradossalmente ben più capace di conquistare l'empatia dello spettatore rispetto all'eroe designato, Mikael. Oltre all'interessante caratterizzazione offerta dagli autori, buona parte del merito va senza dubbio a Rooney Mara, che interpreta magistralmente il personaggio facendo dimenticare presto le “versioni” precedenti – e candidandosi, tra l'altro, alla conquista di qualche premio. Fincher rilegge l'opera di Larsson traducendola nel suo linguaggio personale: ogni personaggio è un paria, alla vana ricerca di un ruolo nella società e ancora prima alla ricerca del proprio equilibrio interiore; la cifra stilistica del regista di Fight Club e Seven (ma anche di The Social Network) si adatta infatti in modo molto efficace al romanzo, che dipinge una Svezia inaspettatamente eterogenea, dove ognuno sembra avere qualche demone contro cui lottare, dal vecchio Venger (notevole l'interpretazione di Christopher Plummer) sino all'ultimo dei suoi bizzarri parenti. The Girl with the Dragon Tattoo è in ogni senso un'opera “originale”, diretta da un ottimo professionista del genere. Conquista sin dai primi istanti, quando viene svelata l'atmosfera che dominerà l'intera narrazione e riesce a non soffrire una durata senza dubbio “impegnativa”. L'inevitabile richiamo ai futuri capitoli della serie, che pende come una spada di Damocle sul finale, appare l'unica cosa fuori posto. Nella nostra personale crociata contro l'abominio che stanno diventando i thriller, al cinema sempre più spesso trasformati in un inguardabile ibrido tra horror e paranormale, Fincher ci regala dunque una gioia. L'ennesima. Garanzia.

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