Ovvero, quel che non pote' nemmeno David Guetta, pote' la Nazionale Polacca di Volley Maschile.
Sabato sera scorso, l'intero Stadio Nazionale era pieno, caldo, vibrante di applausi e cori durati per tutti e tre i set che sono stati necessari agli eroi di casa nonche' campioni in carica per sigillare una vittoria senza se e senza ma, nella prima partita di apertura del nuovo torneo mondiale.
Entusiasmo alle stelle, come da noi solo per le finali dei mondiali di calcio.Nella storia della World Volley Cup, e' stata la prima volta che una partita si e' tenuta in uno stadio da calcio e di fronte a un pubblico cosi' grande, 62mila persone, di ogni eta' e omogeneamente ripartite tra uomini e donne. Io e il Senator eravamo seduti in mezzo alla giovanile under 14 maschile di Pallavolo della nazionale, i cui componenti mi hanno trattato con estremo riguardo, considerandomi un'arzilla vecchietta
Sicuramente ha aiutato a creare e mantenere una cosi' forte atmosfera la presenza di un dj, di un commentatore e di un animatore travestito da mascotteMi hanno stupito l'utilizzo a scopo tifoseria del ritornello del Valzer Viennese e della la prima strofa di If you are happy and you know it clap your hands ma il mio preferito e' stato sicuramente l'uso dell'intro della famiglia Addams o della Pantera rosa per sottolineare quando il gioco viene fermato per contestazione e dare tempo ai giudici di verificare sugli schermi dove effettivamente sia caduta la palla o se sia stata toccata la rete.
Tutti, me compresa, a parte il Senator che gia' e' andata bene non si e' messo la sua solita maglietta bluette (colore della squadra sfidante, la Serbia), erano in magliette bianche o rosse, con vari orpelli: la sciarpa POLSKA (io ne ho una cimelio di euro2012), copricapi rossi con o senza piume bianche (sempre da
La mia reminiscenza delle regole di pallavolo e' degli anni novanta al liceo, percio' ci ho messo tutto il primo Set a capire le nuove regole. Non avendo mai guardato prima una partita di questo sport, sono rimasta davvero affascinata da come la tensione tra i giocatori e tra le squadre fosse palpabile, e contemporaneamente scissa da qualunque contatto fisico: in una partita di calcio, negli ultimi minuti si verificano spesso un sacco di falli brutti. Quando la squadra di casa ha vinto, lo stadio e' letteralmente esploso, ma c'e' stato anche l'applauso finale per la squadra avversaria.
Dopodiche' la massa biancorossa ha iniziato a defluire dallo stadio biancorosso, lungo il ponte che di giorno collega il centro di Varsavia e Praga (la parte di Varsavia oltre Vistola si chiama cosi'): il Palazzo della Cultura era illuminato d'Arcobaleno in mezzo alle luminarie degli altri grattacieli e degli altri ponti.
Il fiume dal lato di Praga era fiancheggiato dai fuochi accesi da chi passava la serata a chiaccherare a gruppetti lungo l'argine, composto da dune di sabbia ricoperte da prati. Affacciandomi dal ponte potevo scorgere i gruppetti di ragazze e ragazzi passeggiare o scendere in bici attraverso le stradine tra gli alberi che bordano l'argine dalla strada asfalta.
I fuochi sono fatti in bidoni lasciati appositamente li', il legno si acquista a delle bancarelle. Alcuni grossi tronchi sono coricati in modo da fungere da panchine. Dall'altro lato del'argine, le gradinate, un po' di musica che arriva dai chioschi sulle chiatte, la novita' di queste due ultime estati, che pero' chiudono tutte prima di mezzanotte, sia per non disturbare gli abitanti, si perche' tanto nessuno sta fuori troppo tardi, il giorno dopo tanti lavorano o studiano anche se e' domenica, e per ottomila persone ci sara' la mezza maratona.
Prima di rientrare ci siamo fermati ad un bar allo stagno del parco vicino casa. Mi sono lasciata andare nella sdraio, ho guardato in su. Con tutte le luci della citta' si vedeva una stella sola, in questo pezzo di cielo incorniciato da alberi.
Improvvisamente ho pensato alle persone che un sabato di settantacinque anni fa potevano essere esattamente seduti dov'eravamo noi. Non esattamente, perche' qui non c'era lo stagno, c'era un palazzo. Magari erano seduti sul davanzale dell'abbaino, anche loro con un bicchiere, a godersi una mite sera di fine estate e guardare quella stella, senza sapere cosa li attendeva lunedi' e per cinquant'anni a venire. E intanto sicuramente qualcuno in quello stesso momento, mentre io stavo li', stava seduto da qualche parte a Kiev, a bere un bicchiere e guardare quella stella e a domandarsi cosa succedera'.