Anticipando capolavori del calibro di La Terra Trema del nostro Visconti o Man of Aran di Flaherty, Jean Epstein, grande maestro dell’avanguardia francese, ci presenta la dura vita dei pescatori bretoni regalandoci un affresco della loro splendida cultura. Proprio dall’amore per questa terra nasce questo film, un documentario di un popolo che fino alla seconda guerra mondiale manteneva intatta la sua autenticità.
Quattro pescatori di alghe, si recano nella deserta isola di Bannec, vicino alla più celebre Ouessant. Entrambe le isole rientrano nel dipartimento del Finistère, dal latino Finis Terrae, fine della terra, che in bretone, Penn-Ar-Bed, acquisisce il significato di fine del mondo. In effetti un senso di isolamento accompagna i nostri pescatori al lavoro nelle prime fasi della vicenda. La loro tranquilla solitudine viene improvvisamente rotta: il povero Ambroise, infatti, si ferisce accidentalmente ad un dito con una scheggia di vetro. Con il passare dei giorni la ferita si infetta e il ragazzo inizia a perdere le forze. Nel frattempo a Ouessant il guardiano del faro avverte il dottore dell’isola della strana assenza di attività a Bannec. Questi, spinto dalle insistenti richieste delle madri dei pescatori, decide di partire sfidando la tempesta. Intanto tra i pescatori il giovane Jean-Marie, decide di provare a salvare il suo amico mettendosi in mare nonostante il pericolo. A complicare il tutto arriva una fitta nebbia che non permette alle due imbarcazioni di vedere chiaramente l’orizzone. Riusciranno ad incontrarsi? O un fatale destino lascerà che si sfiorino soltanto?

