Doveva essere la partita della riconciliazione, invece è finita in rissa. Stiamo parlando di basket, e più precisamente della gara tra i Georgetown Hoyas, squadra dell’omonima Università di Washington, e i pro’ cinesi del Bayi Rockets, terminata con grida e lancio di oggetti in campo. Anche sedie. Il pubblico sugli spalti, tuttavia, è colpevole solo a metà in quanto istigato dal comportamento dei giocatori in campo che, anziché offrire il buon esempio, hanno scatenato la contesa.
E pensare che il match tra la selezione a stelle e strisce e quella cinese era stato organizzato allo scopo di favorire la diplomazia tra i due Paesi. Il viaggio di Georgetown in Cina, infatti, avrebbe dovuto cementare i rapporti tra gli States e gli asiatici, in concomitanza del viaggio diplomatico del vicepresidente degli Usa a Pechino, dove ha incontrato Xi Jinping, che il prossimo anno sarà il leader del partito comunista.
La rissa si è scatenata a meno di dieci minuti dal termine a causa di un fallo di gioco. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. I cestisti hanno cominciato a darsela di santa ragione, l’arbitro ha provato a fermarli e ha registrato tutto sul proprio taccuino. Fattore scatenante delle proteste sarebbe stato proprio l’arbitraggio “casalingo”, con numerosi falli dei cinesi ignorati e la formazione statunistense costretta a lasciare l’Olimpic Sports Center Stadium dove si è svolto l’incontro. L’allenatore di Georgetown, Mike Thompson, in un comunicato stampa si è detto “dispiaciuto per l’accaduto”.
Speriamo che vada meglio domenica prossima, quando a Shanghai dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) disputarsi la partita di ritorno. Intanto, le delegazioni delle due squadre si sono incontrate per cercare una riappacificazione.
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