Cinque studenti, un appartamento, voglia di divertirsi, sogni infranti, incomprensioni e amore. No, non è il solito film di Moccia. Anzi, un film che quest’ultimo dovrebbe vedere e studiare per comprendere come sia possibile fare un film con questi elementi, come si possano utilizzare gli stereotipi senza per forza cadere nel patetico e nel banale, come una storia del genere possa divertire con intelligenza, essere resa sullo schermo in maniera verosimile e possa far riflettere in modo credibile sulle incertezze dell’Italia di oggi.
Fino a qui tutto bene non è uno di quei film che sorprendono o segnano una stagione. Si tratta comunque di una commedia, sì piacevole, ma semplice e dagli sviluppi già visti. Ma a consentirle di elevarsi rispetto agli standard delle altre pellicole italiane riconducibili a questo universo narrativo, è il tono assolutamente disincantato in cui il giovane regista Roan Johnson avvolge il racconto. Le vicende degli ultimi tre giorni di convivenza di questi cinque giovani coinquilini in un appartamento di Pisa, sono infatti rappresentate senza iperboli, esagerazioni, scelte narrative che trascendano la dimensione del possibile. C’è una storia d’amore, ma non si scade mai nel melenso o nell’inserimento di gesti eclatanti; c’è manifesta la difficoltà economica del momento, ma non si finisce mai nella descrizione banale e ostentata dell’insoddisfazione giovanile; ci sono liti e incomprensioni, ma non i soliti siparietti dei tentativi di fare pace.
Altro dato da non sottovalutare è la coralità della storia. Una coralità perfetta, gestita ed articolata da Johnson (sin in regia che in scrittura) senza preferenza su nessun personaggio, intrecciando senza sbavature le vicende personali dei cinque protagonisti e portandole a confluire in una storia unitaria e compatta. Questa capacità nel gestire la variegata materia narrativa è forse l’aspetto che più salta all’occhio vedendo Fino a qui tutto bene e questo era in fondo anche il pregio maggiore della sua precedente pellicola, il divertente e riuscito I primi della lista.
Quel film, però, nonostante si ispirasse ad una storia vera, viveva dell’esasperazione dei caratteri dei suoi personaggi. Nel suo ultimo lavoro, invece, l’autore sceglie la strada del realismo, facendosi solo a tratti prendere la mano – rimane sempre una commedia e certi momenti sono necessari. In questo, fondamentale è l’apporto degli attori, che lasciano esplodere una naturalezza fuori dal comune. I giovani Paolo Cioni, Paolo Giommarelli, Alessio Vassallo, Guglielmo Favilla, Silvia D’Amico (già apprezzati comunque in altri film) sono una vera e propria scoperta. Speriamo che l’industria cinematografica se ne accorga. Così come speriamo possa concedere più spazio a Roan Johnson, futuro della nostra commedia.
Di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net