Landini in piazza, piaccia o non piaccia il personaggio, è l’ingrediente fondamentale di un nuovo possibile blocco sociale progressista, ancora confuso, magmatico, contraddittorio di cui la sinistra, nella sua accezione comune, è solo una parte, ma che si contrappone alla conservazione rappresentata dall’ asse Cavaliere.-Napolitano – Pd con sindacati bianchi e non solo nella funzione di portatori d’acqua benedetta. La classe dirigente del Paese, invecchiata, vittima delle proprie opacità, apparati, carenza ideale, vizi atavici ed errori, si è arroccata in una cittadella di potere che l’ha anche costretta a liberarsi dal brogliaccio delle false contrapposizioni del Berlusconi si – Berlusconi no. Il nuovo che propone è già vecchio e il vecchio a cui si abbarbica è un inganno: in realtà nel suo magazzino non ha altro che frasi fatte e barattoli di vernice per tentare di far apparire fiammante una collezione di idee catorcio. Non è più in grado di proporre una sintesi di interessi plausibile e sostenibile: si affida dunque non solo alla propria concrezione di potere e di silenzi, ma anche alle pressioni esterne, ancorché queste siano del tutto contrarie agli interessi del Paese.
La mutazione, fermentata per anni, è andata via via disvelandosi a partire dalla fine del 2010 quando il Quirinale scelse di dare a Berlusconi la possibilità di fare compravendita di parlamentari per salvarsi, ma si è come rivelata nel suo splendore di farfalla ridotta a bruco dopo le elezioni: l’alleanza finale tra gli ex avversari mostra chiaramente la volontà di cambiare tutto e solo ciò che potrebbe mettere in pericolo lo statu quo ante, le classi dirigenti e le loro prassi. Ma anche di continuare in una storia che è fatta di misteri, di cooptazioni, affari di Expò occulti, di Ilva, di connivenze, di svendite opache, di Fiat che se ne va e di interessi confliggenti e attorcigliati come nodi Gordio, una storia che oggi è assediata dalla disoccupazione e dalla precarietà e dall’impoverimento e dalla sottomissione bancaria. La storia di un fallimento che si è fatto inciucio.
Per questo è importante che scenda in campo come nuovo fattore di coagulo dell’altro fronte anche il mondo della fabbrica, quello che avrebbe dovuto essere eliminato e che invece è ancora al centro del’economia, non solo e non tanto come peso sul Pil (indicatore molto spesso fuorviante) quanto per le forze produttive e intellettuali che muove. Anche qui la realtà riemerge e la commedia in scena nei palazzi e nei media comincia a impallidire.