Attingo dalle pagine della cultura del quotidiano Sardegna24 per evidenziare due miei grandi amori: la Poesia e la Sardegna.
Due grandi amori uniti nel nome del poeta Giorgio Caproni, figlio della Liguria, una terra tanto simile alla Sardegna, se non altro nella sua morfologia, pur nelle tante, ovvie, diversità.
Mi hanno colpito certe riflessioni che il poeta fece in seguito ad un viaggio in Sardegna effettuato nel 1955.
Queste riflessioni, esprimono in versi, delle sensazioni che Giorgio Caproni ricavò dal suo contatto visivo e tattile con le pietre che coprono gran parte del nostro territorio.
Le pietre della nostra terra hanno sempre ispirato delle incredibili sensazioni anche a me.
Forse perchédi pietra sono quelle maestose e misteriose fortezze che ricoprono strategicamente tutto il territorio sardo; forse perché di pietra sono i pozzi sacri ove i nostri antichi padri svolgevano i loro riti propriziatori; o magari per il fatto che certe rocce, soprattutto nelle coste del nord, hanno quelle forme curiosamente forgiate dal vento nei millenni trascorsi, che lanciano, a chi sappia leggerli, i messaggi del tempo; o anche per effetto di quelle mirabili sculture che uomini sardi hanno modellato, non tanto e non solo per effetto di studi scolastici mai regolarmente portati a termine, ma in quanto figli delle stesse pietre che in una sorta di partenogenesi, attraverso la scultura, riproducono i loro (e i nostri) ancestrali progenitori.
Ed il poeta, con la sua innata sensibilità, è riuscito a cogliere, magari stringendo in mano una piccola pietra portata indietro dal suo viaggio, queste ed altre sensazioni che sono scolpite nel cuore degli uomini.
Per saperne di più:
http://www.sardegna24.net/cultura/caproni-in-sardegna-i-sassi-hanno-voce-1.51442