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fiori finti

Creato il 28 giugno 2011 da Luci

la prima immagine che ho di un mazzo di fiori finti è rappresentata dalle rose rosse e verdi sul tavolo di sala di una vecchia casa di campagna.

una sala fresca, spesso chiusa, usata per le grandi occasioni, d’estate un rifugio per la temperatura bassa e la penombra riposante.

un vaso di vetro e un mazzo di rose finte.

solo da grande ho associato a quel ricordo un giudizio, per tanti anni quelli erano fiori finti punto, facevano parte di quella casa come me che ogni tanto ci entravo scalza, sentendo sotto i piedi il freddo delle mattonelle, per cercare l’amica con la quale giocare.

poi da grande mi sono venute le velleità estetiche, ah, i fiori finti, ah che tristezza, ah che cosa kitch, ma da bambina non giravano giudizi sul mazzo di fiori finti della sala.

a volte li ho visti nei cimiteri, scoloriti dal sole, mezzi rotti dal vento, quelli mi mettevano addosso la tristezza adatta a quel luogo triste, dove il sole e il cuore battono forte.

vicino a dove lavoro c’è un balcone che trabocca di fiori finti.

sono finti vasi, con finte piante, abbellite da finti fiori.

me ne accorsi d’inverno, perchè in mezzo al niente del gelo spiccavano questi fiori rosa in mezzo al traffico.

vidi il terrazzino e provai invidia, credendoli veri.

poi mi misi a guardarli meglio e solo dopo qualche secondo sentenziai delusa che erano finti.

da allora, ogni volta che ci passo mi fermo a pensare alla mia invidia dicembrina e alla successiva delusione.

perchè dovrebbe essere così importante l’autenticità? che cosa, esattamente, ci fa apprezzare una rosa vera che una finta non ha?

in cina ho notato che questa cosa non esiste. all’aeroporto di pechino intere bordure di stelle di natale di plastica accompagnano i passeggeri fino al gate e ho visto che l’interno dei ristoranti è finto come da noi: i ristoranti cinesi in italia non sono “imitazioni in plastica di quelli veri” sono esattamente come quelli cinesi, perchè sono di plastica anche loro.

una volta lessi in un saggio di gould (di chi sennò?) la storia di un gruppo di ciechi che visitando il museo dell’aria di washington si lamentò col direttore che per loro era impossibile vedere in qualche modo il leggendario aereo che lindbergh aveva usato per la trasvolata.

il direttore propose allora di creare un modellino “toccabile” in scala ridotta, e i ciechi risposero che poteva essere una soluzione A PATTO CHE il modellino venisse messo esattamente sotto l’aereo originale.

(se volete leggere tutto il saggio dal titolo meraviglioso: “l’uguaglianza umana è un fatto contingente nella storia“  lo trovate qui.)

addirittura ci fa più specie se il “fiore finto” vuole davvero assomigliare al fiore vero, se ha “delle pretese” insomma. un fiore di legno non è un fiore finto, come non è un fiore finto un fiore ricamato su un fazzoletto.

il fiore finto invece vuole sembrare quello che non è.

ma questo, non lo fanno anche le cose vere?


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