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FIRENZE! L’ASSASSINO E’ ANCORA TRA NOI (1986) di Camillo Teti

Creato il 01 novembre 2008 da Close2me

FIRENZE! L’ASSASSINO E’ ANCORA TRA NOI (1986) di Camillo TetiImpervio stabilire – tra i film ispirati alle gesta del serial killer soprannominato "il mostro di Firenze" – quale sia veramente peggiore tra l’opera cinematograficamente piatta di Cesare Ferrario (Il mostro di Firenze, sempre datata 1986) e questo scalcinato lavoro del produttore Camillo Teti.
Con buone probabilità il film di quest’ultimo, con le innumerevoli sviste tecniche ed artistiche, la messa in scena dilettantesca e la totale improbabilità delle situazioni narrate, vince a mani basse l’arduo duello.
"Un misterioso e inafferrabile serial killer sevizia e uccide le coppiette che imprudentemente si scambiano effusioni stando in automobile. Cristiana, una ragazza appassionata di criminologia, sta facendo una tesi su questo argomento con il suo docente. In occasione dell’ennesimo delitto la donna conosce Alex, un dottore che all’Istituto di medicina legale è incaricato di effettuare le autopsie. Nonostante venga dissuasa dalla polizia e dallo stesso Alex, Cristiana comincia a indagare. " (Film.tv.it)
Protagonista di questa storia, che ha lo spessore di una moderna fiction televisiva italiana e il livello di recitazione molto al di sotto dei limiti concessi, la napoletana Mariangela D’Abbraccio, sorella della più nota star dell’hard nazionale Milly D’Abbraccio.
I risultati complessivi dell’operazione, come già anticipato, sono assai inferiori alle più negative aspettative: montato senza criterio, il film vorrebbe approcciarsi analiticamente al sottobosco oscuro degli "insospettabili", professionisti stimati pronti a tutto per soddisfare le proprie perversioni più recondite. L’esito tuttavia tradisce abbondantemente gli intenti sociologici fin dall’imbarazzante prova recitativa dell’intero cast, aggravata da luci sbagliate, dialoghi ridicoli (incredibile che tra gli sceneggiatori risulti il veterano Ernesto Gastaldi) e musiche elettroniche irritanti di Graziano Ruzzeddu.
Il finale, paraculo oltremodo, vorrebbe far apparire il lungometraggio (80′ scarsi) come una sorta di istant-movie educativo per i ragazzi del tempo, preoccupandosi tuttavia di specificare nei titoli di coda come "riferimenti a fatti, nomi o persone sia da ritenersi totalmente casuale". Comprensibilmente sfrecciato come una meteora nelle sale cinematografiche del periodo.

 

Di seguito, l’appello televisivo (in rigoroso piano sequenza) dell’allora dirigente della squadra antimostro Renzo Perugini, puro metacinema.

 


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