Periodo di raccolta firme; stavolta non si chiedono le dimissioni di nessuno, ma c'è un certo valore in ogni gesto che si compie. Per quanto simbolico e, apparentemente, inutile, anche mettere il proprio nome in una lista di nomi significa semplicemente dire "io non ci sto". Per qualcuno può non significare nulla per altri, anche il semplice dissenso, è importante, quasi fondamentale, per poter dire sempre e comunque che non si è voltato lo sguardo dall'altra parte, che si è cercato di rimanere informati, che si è espresso un giudizio secco e negativo. Si è presa una posizione, si è fatto presente che no, così a me non sta bene. Così potete dire che l'epoca della cultura comunista o presunta tale è finita da un pezzo e che non vi va giù che le scuole private facciano business scolastico coi soldi "paritari" dello stato e firmare qua per difendere il diritto all'istruzione pubblica e riconoscervi piena dignità.
Poi potete dire che siete disgustati dal lavoro nero, sfruttato dalla malavita organizzata e da tutte quelle componenti che la alimentano, compreso lo spregevole caporalato che in alcune regioni italiane, anche al nord, fatica a scomparire e, anzi, talvolta sembra un fenomeno in crescita. Per questo Fillea e Flai, due federazioni della CGIL vi invitano a firmare qua per promuovere una legge che renda tale opera di sfruttamento un vero e proprio reato a sé stante.
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