Okazaki san... credi che arriverà a qualcuno? Qualcuno sta davvero ascoltando? Se c'è qualcuno che sta ascoltando questo disco, vorrei saperlo. Vi sta raggiungendo? Una canzone così grandiosa, come può non raggiungere nessuno? Non posso crederci. Deve arrivare a qualcuno. Per favore, arriva a qualcuno.
E arriva, eccome.
Una cometa sta per cadere sulla Terra. Il Giappone sarà colpito da uno tsunami di proporzioni inimmaginabili, la vita sul nostro pianeta sarà spazzata via, e tutti gli abitanti dell’arcipelago sono fuggiti verso le montagne per cercare di salvarsi. Tutti tranne un uomo sulla sedia a rotelle, che vaga per la città deserta incurante del disastro imminente. Giunto in un negozio di dischi, trova il proprietario e un cliente intenti a discutere di brani e gruppi, convinti che tutto finirà bene. La musica salverà il mondo. Oppure i Go-Rangers, o Gundam, o Bruce Willis.
Su un dialogo surreale e esilarante si apre questo film, una scheggia impazzita che ci porta in giro senza una direzione apparente, avanti e indietro nel tempo attraverso episodi che sembrano non avere nulla a che fare l’uno con l’altro – un adolescente negli anni ’80 alle prese con la prepotenza di un bullo; una ragazza narcolettica e un cameriere su un traghetto dirottato dai terroristi; una punk band dal talento incompreso – ma sono in realtà legati strettamente da un filo invisibile, da una canzone disperata e splendida che salverà il mondo.
Nonostante il filo comune, ognuno dei tasselli è indipendente dagli altri a livello narrativo. Come tanti cortometraggi uno dietro l’altro, variano per genere e atmosfere. Di più: all’interno dello stesso spezzone il tono cambia improvvisamente, dalla commedia si passa al thriller e all’azione senza soluzione di continuità. Man mano che la storia – o meglio, le storie – procede, i buchi nel racconto, invece di ridursi, si ingrandiscono. È come essere sulle montagne russe, sballottati a destra e a manca da una sceneggiatura che pare non avere un senso, ma in realtà ha una direzione ben precisa e cattura infallibilmente l’attenzione dello spettatore.
A reggere tutto c’è la canzone che dà il titolo all’opera, un brano grandioso sulla solitudine, definito nel film “il primo brano punk”, nato un anno prima del debutto dei Sex Pistols. Scritta apposta per il film da Kazuyoshi Saito e suonata dagli stessi attori, che interpretano la band Gekirin, Fish Story mi ha ricordato quanto ami questo genere di musica, e Kengo Kora nel ruolo del frontman Goro ha svegliato la fangirl che è in me confermando ancora una volta il mio debole per i cantanti delle punk band.
È strano come, a prescindere dalla piega degli eventi e dalle brusche variazioni, l’atmosfera rimanga sempre in qualche modo positiva, piena di speranza: il film sembra dire che qualunque cosa accada, alla fine si troverà una soluzione, e se non si dovesse trovare bisogna andare avanti lo stesso perché arriveranno comunque un supereroe, o una canzone, a salvarci.
フィッシュストーリー Fisshū Sutōrī
Yoshihiro Nakamura
Giappone, 2009