Questa magica storia inizia, come tante altre, la mattina più speciale dell’anno: la mattina di Natale. La piccola KillerQueen, per gli amici Kill, aveva chiesto a Babbo Natale tanti bei libri distopici, sperando che quel simpatico vecchietto la aiutasse a viaggiare in mondi orribili in cui nessuna persona sana di mente avrebbe voluto vivere. Il cuore di Kill si riempì di gioia e letizia nel vedere i pacchetti colorati sotto all’albero di Natale, una lacrima di gioia fece capolino sul suo volto. C’era però qualcosa che Kill ancora non sapeva.
Uno di quei pacchetti incartati con tanto amore dalla mamma di Kill – da Babbo Natale – conteneva i primi tre libri della tetralogia di Lois Lowry. Facciamo un salto di qualche mese, fino ad arrivare a giugno 2013, e diamo a questo articolo un tono più serio.
Dopo aver letto il primo libro della saga, The Giver, mia mamma aveva cominciato a leggere il secondo volume, che io avrei iniziato l’indomani con l’intenzione di scrivere una recensione di quello e dei due volumi successivi. Ero proprio lì quando voltò pagina 31 per trovarsi davanti pagina 209.
In pratica, al posto delle pagine 32-62 c’erano quelle dalla 209 alla 239. Il libro era quindi illeggibile. Quella sera stessa ho scritto alla casa editrice allegando una prova fotografica e spiegando il problema. Come vedete, la foto non è un granché, ma credevo che fosse una dimostrazione sufficiente. La seconda foto è stata fatta in seguito per farvi vedere meglio il problema.
Foto inviata alla casa editrice
Due giorni dopo mi hanno risposto senza nemmeno scusarsi, chiedendo di inviare il libro fallato alla casa editrice. E, sottolineo, senza nemmeno scusarsi. E lì già mi è girato il belino. Inoltre, no, non avevo alcuna intenzione di spendere tempo e soldi per inviare il volume solo per avere quello che mi spettava. Insomma, tu casa editrice mi vendi il prodotto sbagliato, quindi oltre alla perdita di tempo devo pure pagare ancora per avere quello giusto? Ma anche no. Inoltre, grazie per le scuse che non mi avete fatto e per avermi trattata come una ladra.
Così mia mamma ha telefonato alla casa editrice, spiegando di nuovo la situazione. Ha risposto un’impiegata piuttosto scocciata e scortese dicendo che, se proprio non volevamo inviare il libro fallato, potevamo strappare la copertina e inviare una foto.
Foto migliore fatta in seguito
Mia mamma, perplessa, ha chiesto se si intendesse la sovraccoperta. No, no, si intendeva proprio la copertina di cartone. Quindi io mi sarei dovuta mettere a devastare un libro solo per provare la mia buona fede. Mia mamma ha fatto notare la lievissima mancanza di fiducia e le è stato risposto che allora potevamo fornire il nostro indirizzo e ci avrebbero mandato il libro gratis.
Insomma, io avrò quello che mi spettava, ma ho perso tempo e pure la calma. Ciò che mi ha dato fastidio non sono state tanto le richieste della casa editrice, di per sé lecite (a parte il pretendere che inviassi a mie spese il volume), quanto i modi. Se mi avessero chiesto con gentilezza prove fotografiche più accurate, spiegando che hanno avuto problemi in passato e scusandosi per il disguido, non avrei scritto questo post. Invece, mia madre è stata trattata come una ladra fino a prova contraria, non hanno ritenuto necessario farci neppure delle scuse. Avrebbero potuto spiegarmi che dovevo fotografare meglio il volume incriminato, che avevano bisogno della copia difettosa perché avevano avuto problemi in passato, ma con rispetto. Invece no, si è scrocconi fino a prova contraria.