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FLATLANDIA Una città a due dimensioni
Da oggi prende il via una nuova serie di racconti, liberamente ispirati al famoso romanzo omonimo, in cui provo a descrivere la realtà che ci circonda, in maniera allegorica e satirica
Flatlandia era una città, a dire il vero, molto strana. Come pian piano il lettore potrà scoprire, la prima, e fondamentale, stranezza consisteva nel fatto che, pur essendo una città in tutto e per tutto simile a tutte le altre, Flatlandia aveva una specificità davvero sorprendente: era una città a due dimensioni.
Tutta la città, infatti, non si sviluppava in altezza, ma solo in lunghezza e larghezza. Anche i cittadini di quella strana città erano esseri umani altrettanto strani. Infatti, a Flatlandia anche gli abitanti erano esseri bidimensionali. Nient’altro che figure geometriche piane.
Fatto ancor più sorprendente era, poi, che il rango sociale degli uomini dipendeva dal numero di lati. I soldati semplici erano triangoli isosceli con una piccola base e un angolo al vertice assai acuto. I sacerdoti, invece, in virtù della loro superiorità mistica erano quasi dei circoli perfetti. Le donne, in una società maschilista, erano semplici segmenti, e per questo motivo erano costrette per legge a muoversi sinuosamente per rendersi visibili e non costituire minaccia per gli uomini.
Il protagonista della nostra storia fantastica, Quadrato, con i suoi quattro lati simmetrici, era considerato dai potenti un eretico, visto che si distingueva dalla plebaglia triangolare, ma non era per nulla assimilabile alla casta dei notabili che partivano dagli uomini pentagonali, per finire a quelli di più elevato rango nobiliare, in cui i lati arrivavano fino ai dodici del Re e della Regina di Flatlandia, due perfetti dodecagoni.
Quadrato, più volte imprigionato per eresia e pazzia, a causa delle sue convinzioni sulla ipotetica esistenza della terza dimensione, si era sempre rifiutato di accettare l'ideologia della bidimensionalità, imposta alle masse di triangoli isosceli, che costituivano l’ultimo scalino sociale, paria da utilizzare solo per i lavori più umili e meno qualificati.
Un po’ più su nella scala sociale vi erano i triangoli equilateri che, proprio in forza della maggiore armonia del loro aspetto geometrico, erano impiegati in mansioni di maggiore rilievo, alle dirette dipendenze di pentagoni, esagoni e così via.
Tutti i triangoli equilateri di Flatlandia, da qualche giorno, erano, però, in subbuglio perché Re Dodecagono I aveva emanato un editto che li degradava al rango di umili triangoli isosceli. La ragione di tanta iniqua decisione era da ricercarsi in un’improvvisa ecatombe di triangoli isosceli, ultimo gradino dell’organizzazione sociale di Flatlandia. E siccome come dicevamo all’inizio, erano proprio i paria triangolari a svolgere i lavori meno qualificati, si era deciso, su consiglio della Burocrazia Poligonale di degradare un certo quantitativo di giovani triangoli equilateri, costringendoli ad allungare due lati per trasformarsi in umili triangoli isosceli.
Capirete che i triangoli coinvolti non avevano per nulla gradito questa degradante retrocessione che, peraltro, comportava non solo una modificazione dolorosa del loro corpo ma anche un altrettanto insopportabile peggioramento delle condizioni di vita. Infatti, i triangoli isosceli erano costretti a svolgere mansioni disagiate, con turni notturni e festivi, fatto questo che abbassava decisamente la loro qualità di vita e, soprattutto, il loro prestigio sociale nell’organizzazione fortemente classista di Flatlandia.
Di tutta questa angosciosa situazione, anche Quadrato, come sempre bastian contrario, era vigile ed interessato spettatore. La sua preoccupazione era che le regole venissero rispettate, e che nessun triangolo equilatero fosse tenuto fuori dalla nuova riqualificazione.
Quadrato temeva, infatti, che qualche furbo triangolo, inserito nella lista dei retrocessi, potesse trovare qualche lecito (o anche illecito) escamotage per sottrarsi ad un processo che rischiava di diventare, se così fossero andate le cose, l’ennesimo caso di furbizia applicata nella lunga storia di soprusi di Flatlandia.
Il lettore deve sapere, infatti, che i triangoli equilateri, per poter essere avviati alle mansioni da isosceli, dovevano passare al vaglio di una dotta (e si spera imparziale) Commissione Medica, a cui spettava di testare l’idoneità all’allungamento dei due lati del corpo.
Era ovvio a tutti, a dire il vero, che se qualche speranza potesse avere un triangolo equilatero di scampare al pericolo della riqualificazione, quella speranza era riposta nel giudizio negativo della Commissione Medica.
Peraltro, la Burocrazia Poligonale, dall’alto della sua immensa saggezza, aveva previsto che qualche furbo triangolo potesse utilizzare il giudizio negativo per sfuggire al proprio destino nefasto e, pertanto, aveva decretato che chi non avesse posseduto i requisiti fisici per ricoprire le mansioni da triangolo isoscele, sarebbe stato degradato a puro segmento, figure di solito assegnate a puri compiti di sorveglianza: in pratica una vera e propria condanna alla morte civile.
Il fermento dei triangoli equilateri, stranamente però, non trovava nemmeno l’auspicabile sostegno degli Esagoni, una sorta di casta intermedia che di solito svolgeva il ruolo di difensore dei diritti dei triangoli. Dico di solito perché questa volta sembrava proprio che gli Esagoni, appoggiassero le decisioni della Burocrazia Poligonale, convinti che fosse più utile sacrificare i giovani triangoli, piuttosto che inimicarsi gli altri poligoni, per ora tenuti fuori dalla riqualificazione.
I triangoli erano per questo motivo sbandati, senza alcun punto di riferimento, e si sa, quando si è confusi è difficile individuare la giusta strada da percorrere. Era per questo motivo che Quadrato aveva preso a cuore la loro tragedia e…
Continua
Casto Priore
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