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Denzel Washington non mi mai stato particolarmente simpatico. Non so bene per quale motivo, forse per la sua faccia da duro e puro, forse per i film che negli anni ha fatto, quasi mai entrati nelle mie grazie.
Ecco perché partivo particolarmente prevenuta rispetto a Flight.
Con l'arrivo della notte degli Oscar però, l'ho recuperato, per capire se davvero quella nomination al Denzel era giusta.
E lo è.
Sì, perché il suo William "Whip" Whitaker, è davvero un antieroe come pochi, capace di salvare 96 persone da un disastro aereo mantenendo la calma nonostante -o forse grazie- l'uso e l'abuso di alcool e droga.
L'inizio del film già ti prende al cuore. No, non l'inizio inizio in cui forse solo per far rifare gli occhi a Denzel e ai vari maschietti, una donna -hostess e collega di lavoro- gira ignuda per la sua stanza. L'inizio in cui quel disastro aereo prende piede, quando l'impensabile avviene in un volo di linea e di routine e l'aereo si ritrova a precipitare in discesa libera salvo poi rallentare perché Denzel ha la pensata di farlo capovolgere.
Se dovete prendere un aereo a breve eviterei di vederlo, l'effetto trauma è praticamente garantito e la tensione unita all'ansia che questa scena provoca è davvero da cardiopalma.
Tornando al film, nel momento in cui Whip si ritrova a dover fare un atterraggio di emergenza in un campo, Nicole, tossicodipendente in fase di ripulita, o quasi, finisce in overdose.
Il destino dei due si incrocia nell'ospedale nel quale finiscono ricoverati, con Denzel osannato a eroe da stampa e amici, ma con sulla coscienza quelle 6 vite che non è riuscito a salvare, tra cui quella della hostess iniziale.
Grazie al nuovo status acquisito, Whip sembra volersi dare una ripulita: va a vivere nella fattoria del nonno, getta droga e bottiglie varie, ma la NTSB, incaricata delle indagini sull'incidente, scopre che, quando era in servizio, Whip era sotto l'effetto dell'alcool e della cocaina. Whip diventa così il capro espiatorio ideale da incolpare per l'incidente e la lunga ed estenuante difesa che lo attende lo riporta nel girone infernale della dipendenza, proprio quando Nicole, trasferitasi con lui in campagna, inizia a frequentare gli alcolisti anonimi.
A rendere il film appassionante, al di là della tensione dello schianto aereo, è proprio Washington l'attore. Sì, la sua espressione sofferente, la sua capacità di essere un pilota veramente esperto capace di fare una manovra salvavite mentre intorno a lui si scatena il panico, è lo stesso uomo incapace di affrontare veramente la vita, chiuso in vizi e allontanato dalla famiglia e dagli amici che grazie a questa tragedia riesce a trovare la forza di riscattarsi, di rendersi, attraverso la punizione, migliore.
Se la storia di Nicole viene quindi sacrificata e persa da un certo punto in poi, è solo per favorire il percorso di redenzione di Whip, accompagnandolo tra cadute e colpi di testa fino alla libertà.
Quindi, cara la mia Accademy, anche se sappiamo entrambi che Denzel ha poche possibilità di vincere con Daniel Day-Lewis e Hugh Jackman a ostacolarlo, questa nomination è più che meritata!
(Dimenticavo: nota assolutamente positiva del regista Zemeckis è la colonna sonora: pezzi di culto del grande rock, resi di perfetto accompagnamento)
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