Non ci siamo, non ci siamo, non ci siamo. La Garanzia Giovani doveva essere la grande occasione da non sprecare per la lotta alla disoccupazione giovanile, ma almeno per ora è un colossale flop. Non vanno bene i numeri, non va bene la comunicazione, non vanno bene le solite furbate all'italiana.
Come sta andando Garanzia Giovani? Non serve cercare lontano: il portale ufficiale dell'iniziativa ogni settimana pubblicca un report di monitoraggio. Qui l'ultima: «sono 119.092 i giovani che si sono registrati, 13.770 sono stati convocati dai servizi per il lavoro e 5.860 hanno già ricevuto il primo colloquio di orientamento; 3.568 le occasioni di lavoro, per un totale di posti disponibili pari a 5.312».
119.092 giovani per 5.312 posti di lavoro? Auguri! Ma chi si stupisce ha la memoria corta: già da tempo il mercato del lavoro è malato da una competizione senza quartiere, che premia il talento a danno della formazione e che rende ancora più difficile far incontrare domanda e offerta di lavoro – ironia del destino, l'obiettivo principale della Garanzia Giovani. Competizione, concorrenza, lotta per il posto…ma nessuno che pensa a solidarietà e cooperazione.
Male poi il ruolo riservato all'apprendistato, ultima ruota del carro nell'assegnazione delle risorse. Non doveva forse essere la «modalità prevalente di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro», secondo la Riforma Fornero? (A proposito, che fine ha fatto la Riforma Fornero?) Pare invece che l'assegnazione delle risorse abbia premiato i tirocini, quei famosissimi stage che mascherano il più delle volte situazioni di spudorato abuso e parcheggio per neolaureati.
Ma perché non funziona? Apparentemente, la risposta è nel comportamento dei centri per l'impiego, gli attori principali della Garanzia Giovani, che hanno il compito di prendere in carico il giovane, svolgere un primo passaggio di accoglimento ed orientamento e poi indirizzarlo verso uno dei possibili esiti – ricordiamo: formazione, contratto di lavoro a termine, lavoro a tempo indeterminato, apprendistato, mobilità internazionale, servizio civile, imprenditorialità, tirocinio. Ebbene, nelle Regioni più virtuose – emblematico il caso della Lombardia, l'operatore viene remunerato solo dopo aver assicurato un posto di lavoro al candidato, negli altri, invece, anche il semplice accoglimento è già molto remunerativo…ma così non si fa altro che finanziare i centri per l'impiego per un lavoro che dovrebbero già fare di per se!
Che ne sarà della Garanzia Giovani? Per ora sembra essere ancora in fase di decollo, correggendo il tiro, ad esempio puntando sul modello lombardo anche nelle (non poche) Regioni ritardatarie, si potrebbe innescare un meccanismo virtuoso che premi gli operatori solo per reali meriti, e non per l'ordinaria amministrazione.
Ma in fretta, o l'unica garanzia per i giovani saranno solo altri anni di lotte e disoccupazione.
Simone Caroli