Sono ben tre le registrazioni che fanno capo al correttore automatico. La prima, chiamata “Timing and Geometry“, si propone di analizzare la velocità di scrittura e gli spostamenti geometrici delle dita sullo schermo touchscreen, così da comprendere precisamente la parola intesa. Ad esempio, un “ciaao” con due “a” non verrebbe sostituito immediatamente, ma solo se l’analisi rilevasse una doppia pressione della lettera fuori dalle casistiche comuni e diversa dalla velocità di digitazione in uso.
Il secondo brevetto, chiamato “Parts of speech“, si occuperà di studiare il contesto delle parole per capirne l’inserimento. Ad esempio, il sistema sarà in grado di distinguere tra maiuscole e minuscole a seconda del senso della frase: saprà distinguere, perciò, quando l’utente vorrà usare “Apple” riferendosi all’azienda o “apple”, per indicare il frutto.
L’ultimo è denominato “Contextual Lookup” e promette, tramite una ricerca in Internet, di suggerire frasi o interi paragrafi durante la digitazione. Sembra essere una funzione molto utile soprattutto per le comunicazioni formali, dove la scelta della giusta forma potrebbe far sorgere qualche grattacapo di troppo all’utente.






