“Nessuna ostilità verso il museo del violino o lo stesso cavalier Arvedi – afferma il vicecapogruppo del Pd Daniele Bonali – il museo del violino è un dono, un’opportunità di cui siamo grati. Quel che non ci ha convinto è il ruolo del comune”.
La critica di Daniele Bonali colpisce l’amministrazione comunale, “che non ha coinvolto per nulla le forze politiche presenti in consiglio comunale e non le ha inserite nel consiglio della Fondazione Stradivari che gestirà il Museo del violino”. Bonali ricorda il lungo lavoro di mediazione compiuto dall’amministrazione Bodini in occasione della creazione della Fondazione Ponchielli: si svolse un intenso dibattito che durò sei mesi, giungendo a un’intesa finale. “Allora carlo Malvezzi fece molte polemiche, diceva che eravamo di parte. Abbiamo che cos’è successo ora”
“Giovanni Arvedi è entrato per ultimo nella Fondazione”, aggiunge Bonali, interessato a rilevare invece il ruolo deludente svolto dal comune. E sarebbe interessante capire qualcosa di più, dopo tanto silenzio: lo Statuto della Fondazione è stato una sorta di mistero, di giallo per molti mesi. Negli ultimi giorni le decisioni sono venute alle luce ma il dibattito non si è tenuto in comune.
“Finché siamo in democrazia – insiste Bonali – sono i politici eletti a rappresentare i cittadini. ci dovevano essere tre rappresentati del consiglio comunale, come nella Fondazione Ponchielli. Invece nel consiglio d’amministrazione c’è solo il sindaco e nell’assemblea nessun consigliere comunale. Abbiamo insistito non perché i partiti dovessero entrare (due consiglieri di maggioranza e uno d’opposizione) ma perché i cittadini potessero controllare attraverso i propri rappresentati eletti democraticamente”.
Va sotto accusa il comma 2 dell’articolo 10, sull’ineleggibilità, alla sezione A, B, c. Non possono far parte del consiglio della Fondazione membri del governo della repubblica italiana (!!!), esponenti di Regioni, Province e comuni, nessun deputato né senatore. Non ammissibili nemmeno coloro che hanno un ruolo direttivo in una formazione politica.
Sosterrei che è la demonizzazione della politica, come se nelle aziende private non ci fossero mai stati guai. Aggiungerei che è strano donare un museo di tale importanza a una città non ammettendo nemmeno nell’assemblea le persone elette dai cittadini di quella città.
Il tono di Daniele Bonali è sereno: “non abbiamo nulla contro il cavalier Arvedi e i componenti della Fondazione. Vorremmo che si tenesse conto di alcuni fatti. Il palazzo in cui sorge il museo del violino è del comune di cremona, un contributo verrà dato dal comune di cremona, i violini vengono dati dal comune di cremona: alcuni di questi strumenti sono stati acquistati dal comune tramite anche sottoscrizioni di cittadini”. Dunque il comune non è affatto estraneo all’operazione museo del violino, però non può inserire propri rappresentati, se non il sindaco, nell’assemblea e nemmeno nel consiglio.
“ci siamo trovati di fronte a una bozza di statuto già fatta: ci è stata data mercoledì, abbiamo dovuto esprimerci oggi, e lunedì va in consiglio. Non abbiamo potuto discutere. Non lo trovo corretto nei confronti del comune” conclude Daniele Bonali. Astensione quindi da parte del Pd, che “non vuole mostrare ostilità: siamo favorevoli al museo, tengo a chiarirlo”, ma una chiara “critica di metodo”. E il sindaco, che pure era presente? “Non mi ha risposto, per quanto abbia espresso dispiacere”.
“Signor sindaco – ha chiesto Bonali, come riferisce egli stesso, al primo cittadino Oreste Perri - lei che cita sempre la collaborazione nell’interesse della civica utilità, perché non è stato fatto un lavoro insieme?”
Oreste Perri dopo una pausa ha dichiarato che “consigliere Bonali, io posso anche darle ragione, potevano anche esserci metodi diversi”.
Il fatto è che quanto è stato approvato oggi dalla commissione comunale “potrebbe anche essere cassato dalla Fondazione”, commenta Bonali. Dunque al comune resta un ruolo debolissimo, il controllo della cittadinanza non è ammesso se non tramite la presenza del sindaco nel consiglio della Fondazione Stradivari.
“Visto che c’è questa fretta, e dopo mesi di silenzio tutto viene approvato fra mercoledì e lunedì, perché invece di avere il sindaco che fa da corriere fra comune e Fondazione, non ci mettiamo intorno a un tavolo, esponenti del comune e soci privati, dato che è nell’interesse di tutti far andare bene il museo del violino?” La richiesta di Bonali però non è stata accolta.
Fondazione in mano a pochi. Il controllo? Non se ne parla volentieri, a quanto pare, da parte della Fondazione, che c0sì pare estraniarsi dal comune, dalla città, per rinchiudersi fra quattro mura e decidere tutto fra privati. Davvero triste!