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Fonderie Pisano la piccola Ilva made in Salerno.

Creato il 18 novembre 2015 da Postik @postikitalia

La vicenda delle Fonderie Pisano di Salerno è tanto urgente e drammatica quanto “relegata” in una sorta di silenziosa indifferenza.

L’impatto ambientale delle Fonderie, ubicate in una zona ora densamente abitata, è oramai accertato e grave; ma, paradossalmente, il caso non riesce ad ottenere il giusto risalto mediatico.

Come spesso capita sono gli stessi cittadini a  non esser correttamente informati, e tale mancanza finisce col lasciare a sé stesse le associazioni che da anni lottano per affermare il legittimo diritto alla salute delle numerosissime persone coinvolte.

Le Fonderie Pisano nascono nel 1961 a Salerno, nel quartiere Fratte, zona  della città che sin dalla seconda metà degli anni 70’ ha conosciuto una forte crescita demografica.

Già nel 1987 alcuni media locali si interessarono del caso, segnalando il deposito di polveri provenienti dalle emissioni delle fonderie sulle abitazioni circostanti, ma una prima relazione tecnica si avrà solo nel 2003, quando vi fu il primo esposto all’Arpac (Agenzia Regionale per la protezione Ambientale della Campania) e al tribunale di Salerno da parte di un privato cittadino.

Un anno dopo, nel 2004, dopo ben tre solleciti da parte dell’allora assessore all’ambiente Francesco Saverio D’ambrosio, sia all’Arpac che ai Servizi ambientali della provincia di Salerno e della Regione Campania, si riuscì ad ottenere un monitoraggio che evidenziò per la prima volta che l’impatto ambientale delle fonderie non solo comprendeva le zone circostanti la loro ubicazione ma anche parti del centro cittadino e di vari  comuni e frazioni della valle dell’Irno.

Insomma una sola azienda inquina, in modo diretto con miasmi e fumi industriali, una vasta parte della la città di Salerno, dalla zona stazione sino al quartiere Carmine, e i comuni di Baronissi, Matierno e Pellezzano per un’area di più di quattro chilometri, e sino ad oggi la denuncia di tale scempio è  portata avanti solo dall’ associazione “Comitato Salute e Vita” di  Salerno, nata quasi due anni fa.

Tre anni dopo si assisterà alla prima condanna e al primo patteggiamento da parte dell’azienda: nel marzo del 2007 le Fonderie verranno condannate per i seguenti reati:

1) abbandono di rifiuti speciali pericolosi,

2) scarico di acque industriali nel fiume Irno e senza essere in possesso dell’autorizzazione,

3) superamento dei limiti soglia per piombo, rame e zinco,

4) scarico sul suolo di acque meteoriche miste alle polveri derivanti dall’attività prodotta,

5) realizzazione d’impianti produttori di fumi in atmosfera senza essere in possesso

dell’autorizzazione prevista.

6) emissioni di gas e polveri atti a molestare le persone presenti in zona.

Ma ad oggi il comune di Salerno, costituitosi allora parte civile, non ha fatto alcuna richiesta di risarcimento.

(tratto dal documento Fonderie Pisano: le principali tappe della vicenda del Comitato Salute e Vita, consultabile cliccando qui)

In riferimento all’inquinamento delle acque, in un recente monitoraggio del fiume Irno si è constatata non solo la presenza  di metalli pesanti come Cadmio, Piombo, Rame e Zinco, ma anche di idrocarburi quali Antracene, Benzo Pirene, Indeno, Pirene, Perilene in quantità ben oltre il limite la soglia di contaminazione. Tutte sostanze ed elementi pesanti, secondo l’Arpac, da ricondurre all’attività dell’Azienda metallurgica salernitana.

Da allora non è mancato l’interesse di testate nazionali come il Mattino e il Sole 24 ore, ma, purtroppo, si è trattato di episodi occasionali e non continuativi e, come spesso capita, il tutto è ripiombato nel silenzio assoluto. Intanto, tra gli abitanti delle zone interessate e tra i lavoratori dell’azienda cresce il tasso di casi di tumore; leucemie e neoplasie che interessano soprattutto il tratto respiratorio, nonché rare patologie polmonari come la silicosi.

Ad oggi varie sono state le azioni intentate, sequestri, chiusure preventive e susseguenti riaperture delle Fonderie, il costituirsi parte civile di associazioni come Legambiente e di alcuni cittadini o la volontà di “delocalizzare  l’azienda altrove, ma nessuna operazione in merito ha raggiunto un risultato definitivo e nel pieno interesse della salute delle persone. Le Fonderie Pisano continuano ad immettere nell’aria sostanze come monossido di carbonio, anidride solforosa e polveri metalliche composte di cadmio e piombo.

L’unico amaro risultato lo si è ottenuto in una recente sentenza definitiva, ovviamente patteggiata, che ha “costretto” l’azienda ad una ammenda di 800 euro per la mancata osservanza della normativa di sicurezza per i lavoratori, in quanto il sistema captazione dei fumi è da considerarsi “vetusto e inadeguato.

Ma da questa sentenza il Codacons intende dare vita a una Class Action contro le Fonderie Pisano, definite dal Presidente dell’associazione Rienzi l’Ilva di Salerno, che ha quantificato il danno per le famiglie interessate ad almeno 10.000 euro.

Ma tale strumento di tutela collettiva, per essere realmente efficace, necessita del coinvolgimento dell’intera società civile, per questo è importante sensibilizzare più persone possibile affinché il caso dell’Ilva di Salerno, dopo 54 anni, possa risolversi il più presto possibile.


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