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Fondi pensioni, ottimi rendimenti nel 2012 ma adesioni molto basse

Da Mrinvest

I Fondi pensioni hanno resistito alla crisi dei BTp realizzando nel 2012 rendimenti anche a due cifre. Ma in Italia adesioni le più basse d’Europa

Fondi pensioni, ottimi rendimenti nel 2012 ma adesioni molto basseIl calo dello spread ha favorito, in termini di rendimento generato dall’incremento dei prezzi, le gestioni contenenti titoli di Stato. Tra questi ne hanno beneficiato i Fondi pensioni che in portafoglio detengono principalmente BTp.

Nel 2012 i comparti della Previdenza complementare hanno realizzato performance di tutto rispetto. I Fondi pensioni aperti hanno ottenuto un rendimento medio dell’8,5%, i Fondi pensioni chiusi (o negoziali) e i Fondi previdenziali (Pip – Piani individuali pensionistici) l’8%. Un ottimo risultato rispetto al Tfr (Trattamento fine rapporto) che ha reso intorno al 3%.

Ma un anno eccezionale è risultato soprattutto per i Fondi pensioni aperti con linee garantite, i migliori dei quali hanno messo a segno rendimenti vicini al 30%. Chi ha reso di più nel 2012 è stato

Ina Linea 7 Investimento Tfr Garantito 2023 con una resa del 27%, grazie alla ripresa delle quotazioni dei titoli di Stato sui quali le linee garantite investono massicciamente.

Ma il 2013 non sarà così generoso come l’anno passato. Con lo spread che si va assestando ed i tassi ai minimi è impossibile ripetere i risultati del 2012.

Rimane il fatto comunque che la Previdenza complementare non può essere più considerata una possibilità di scelta. La riforma Monti-Fornero ha determinato un aumento considerevole dell’età per il pensionamento, ha portato la parità temporale del trattamento pensionistico tra uomini e donne, ha abolito le pensioni di anzianità ed ha aumentato i contributi da versare. Inoltre con il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo si è aperto il problema di quello che potrà essere la pensione rispetto all’ultimo stipendio, e se quindi potrà essere conservato il tenore di vita.

Il problema è devastante, soprattutto per i giovani che non si rendono conto ancora dell’importanza di tale cambiamento. Una recente indagine ha messo in evidenza come soltanto il 60% degli italiani, il livello più basso in Europa, sia sensibile al problema, e la percentuale sale tra i giovani.

In base ai dati INPS, oggi il 35% dei pensionati riscuote un assegno inferiore ai 1.000 euro mensili e buona parte di questi riceve una pensione inferiore ai 500 euro. E con basse retribuzioni e con un Pil in calo le prospettive non sono certo incoraggianti per il futuro. Nasce così l’esigenza di provvedere in tempo e cercare di mettere da parte dei risparmi, mediante accantonamenti periodici, per integrare la pensione.

L’informazione ed una adeguata educazione in questo senso sono stati fino ad oggi trascurate. I giovani devono rendersi conto che dovranno prima o poi provvedere per non trovarsi a fronteggiare, al momento del pensionamento, una situazione di seria difficoltà. Il problema è grave se si pensa che alla fine del 2012 solo il 18% dei lavoratori con meno di 35 anni ha aderito ai Fondi pensioni.


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