per il presidente il limite di «sostenibilità» di un incarico così gravoso, sia sul piano istituzionale sia su quello personale, sembra ormai sul serio alle soglie di esaurirsi. Forse senza possibilità di ripensamenti, a costo di dover certificare un fallimento – in questo caso del Parlamento – rispetto alla speranza di potersene andare lasciando il Paese più «in ordine» di un anno fa. Sulle sue scelte incombe anzitutto un problema di «sostenibilità» fisica, perché Napolitano è da mesi perseguitato da una serie di disturbi e acciacchi che gli impongono fastidiose terapie e lo fanno dormire poco e male. Tanto da confidare di recente ad Alfredo Reichlin, coetaneo e sodale di una vita: «Non ce la faccio più».
Così Napolitano lascerà il Quirinale: «Non ce la faccio più» – Corriere.it.
Napolitano Stefano Folli su Rep scrive cheGiorgio Napolitano è intenzionato a lasciare la presidenza della Repubblica entro la fine dell’anno: «Le ragioni sono legate alla fatica del compito, sempre più estenuante per un uomo che nel prossimo mese di giugno festeggerà i novant’anni». «Npolitano è stanco e ritiene di aver diritto di esserlo. Rispetta gli impegni con puntualità, quelli interni e quelli internazionali, ma sta diradando l’agenda, se si tratta di allontanarsi dal Quirinale». Dunque, la decisione sarebbe ormai presa: «Nel 2015 Napolitano seguirà le vicende italiane dallo studio di Palazzo Giustiniani che è già pronto ad accoglierlo quale presidente emerito». Con un po’ di delusione, visto che le riforme costituzionali auspicate non sono state elaborate: «È chiaro che alla fine dell’anno non avremo la riforma del voto, ma è altrettanto certo che il presidente della Repubblica non aspetterà i tempi dei partiti. Non intende farsi condizionare dai ritardi e della solita pratica del rinvio. Su tale passaggio si mostra molto deciso con i suoi interlocutori. Quindi viene meno il nesso tra riforme e dimissioni. E non ci sarà l’inaugurazione di Expo 2015, come vorrebbe il premier Renzi. L’uscita dal Quirinale sarà il compimento di una missione personale, il cui bilancio sarà dato dalla gran mole di atti compiuti in oltre otto anni e mezzo. Ma se le forze politiche non sono state in grado di dare forma conclusa a un nuovo capitolo della storia repubblicana, il presidente le lascia alle loro responsabilità. Non le asseconderà al solo scopo di coprire lacune e debolezze di un sistema rinnovato solo in piccola parte».