Published on ottobre 15th, 2014 | by radiobattente
0(Forse) per molte persone è stata una scoperta.
Grazie all’approdo della Rainbow Warrior a Licata, forse oggi molti sanno che… Greenpeace è un’organizzazione non governativa ambientalista e pacifistafondata a Vancouver nel 1971 .
Oltre 500 i tesseramenti registrati in questi giorni a Licata, più di 1000 le persone che nei 3 giorni di stazionamento (e negli orari stabiliti), hanno visitato la nave ammiraglia dell’associazione pacifista.
Il tour a bordo dell’imbarcazione inizia ricordando un episodio tragico. Era il 10 luglio del 1985, erano gli anni dei primi test atomici a Mururoa.
Nel porto di Auckland (Nuova Zelanda) i servizi segreti francesi, con l’ausilio di alcuni sub, piazzano delle cariche esplosive sotto lo scafo della nave. Il fotografo Fernando Pereira perde la vita. La visita è continuata poi tra dettagli tecnici, storie e aneddoti. Quello su Bob Dylan ad esempio, secondo cui all’interno del delfino di legno Dave è stato ritrovato il testo di When the ships come in.
Ma lo scopo di Greenpeace è quello di informare sulle proprie attività; l’approdo a Licata è stato l’inizio del tour “Non è un Paese per fossili”, per sostenere la città che, con voto unanime del consiglio comunale, ha detto no al progetto “Off-shore Ibleo”, aderendo al ricorso presentato dalla stessa associazione.
Prossima tappa Siracusa, poi sarà la volta di Napoli.
Non solo lotta alle trivellazioni: tra i progetti seguiti da Greenpeace la difesa dell’Artico, la tutela di mari ed oceani e le battaglie contro la deforestazione, giusto per citarne alcune.
La visita a bordo della Rainbow Warrior è stata dunque un momento di crescita per i tanti visitatori e ha costituito un forte sostegno per l’associazione che, nel comunicato redatto dall’associazione al termine dei 3 giorni in città, chiude con un “Grazie Licata, per averci accolto con tanto calore!”.
Non è il momento di farci “qualcosa” a vicenda avrebbe detto il signor Wolf; lasciato il porto, infatti, gli attivisti di Greenpeace hanno occupato la piattaforma “Prezioso”, di proprietà dell’Eni e che rientra nella zona interessata dall’Off-shore Ibleo.
Un chiaro segnale che la battaglia alle trivellazioni non viene fatta solo con le parole.
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