“Di tutti i vestiti e le vesti da camera indossate da Madame de Guermantes, quelli che mi sembravano provvisti di un significato speciale, erano i vestiti fatti da Fortuny sulla base di antichi disegni veneziani.”
Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto.
Uno dei luoghi che fanno parte ancora della “mia” Venezia e che ho trovato pressoché immutato nel corso degli anni è l’Isola della Giudecca, che conserva ancora quella sonnecchiosa e dolcissima quiete che è ormai impossibile trovare al di là del Canale.
La mia ossessione per i tessuti di Mariano Fortuny risale al 2008 quando scoprii per caso le meraviglie gotiche di Palazzo Fortuny (già Pesaro degli Orfei) e il suo decadente Museo, innamorandomene letteralmente. Da allora possedere anche solo uno scampolo di quei tessuti era in cima alla lista dei miei desideri. Era… perché finalmente il desiderio si è realizzato!
Quella dei tessuti Fortuny è una produzione in serie ma mai uguale perché lo stesso colore, usato in giorni diversi, può dare risultati differenti a seconda della temperatura e dell’umidità dell’aria. Ogni singola pezza, alla fine del procedimento, viene ritoccata a mano, con pennelli e strumenti adatti, per rinvigorire i disegni e dare maggiore freschezza e luminosità ai colori. Le pezze (tutte in cotone egiziano, poiché sete e velluti non vengono più prodotti) subiscono, quindi tra lavorazione vera e propria e stasi di riposo, decine di passaggi per un totale di tre o quattro mesi di lavorazione.
Sono questi i tanti motivi per cui possedere un tessuto di Fortuny significa possedere una vera e propria opera d’arte, autentica e in qualche modo irripetibile, ed io sono davvero felice del mio metro e 1/2 di stoffa preziosa, indipendentemente da quello in cui si trasformerà.
I wore: skirt, Dries van Noten; t-shirt, Petit Bateau; collar, Dragana Perisic; Shoes, Haiku by United Nude; Sunglasses, Dior; bakelite bangles, vintage; nail polish, Chanel Pirate; Pochette, Giovanna Giuliani.

Fonti: Mariano Fortuny, il negromante nomade di Giovanna dal Bon; Mariano Fortuny, l’artista-industriale che rivive nei suoi tessuti di Paolo Stefanato.
