Fra migranti e sciacalli

Creato il 05 ottobre 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslom
Bisognerebbe fugare un dubbio e fustigare chi, strumentalmente, lo alimenta. La legge Bossi-Fini sarà pessima, un’autentica porcata, ma non comporta le oscene stragi che si celebrano costantemente a largo di Lampedusa. La normativa vigente ha una connotazione palesemente razzista: collega la figura del migrante al contratto di lavoro, pratica una generica politica di respingimenti, non riconosce - salvo rari casi - lo status di rifugiato politico, prediligendo invece la dizione di irregolare o extracomunitario, quasi che l'uomo fosse privo di dignità. Le autorità impongono l'ordine con la forza, ma lo fanno coi deboli, mica con le ndrine. Barbarie.Tali elementi offrono un quadro preciso circa lo spirito della legislazione in materia. Se poi, in un'analisi storica a ritroso, vagliamo il curriculum dei due firmatari, ben comprendiamo come, al sole di Roma, il pressapochismo si sposi con l'incoscienza. In quale altro paese europeo il ministro di un movimento xenofobo avrebbe potuto dettare legge su una tematica così delicata? Che l'impianto sia da rivedere, non v'è dubbio.
Epperò la melassa sentimentale ed elettorale che serpeggia, e che identifica i 100 morti come una conseguenza della brutalità repressiva del provvedimento, è parimenti insopportabile, nonché figlia di uno sciagurato ed opposto estremismo. I tragici eventi isolani lasciano intravedere il dramma della fatalità: un viaggio disperato, il mito del benessere e della felicità, una segnalazione sprovveduta, una coperta in fiamme. Il resto, purtroppo, è cronaca nera. I titoli dei giornali a nove colonne sono buoni solo per lavarsi la coscienza: si sta sul pezzo, certo, ma tra quindici giorni chi sensibilizzerà l'opinione pubblica? Qual è lo stato dell'informazione in questo paese? Abbiamo ancora una coscienza critica?E' possibile scorgere in controluce i limiti dell'Italietta. Da un lato, una destra becera mette all'indice il presunto buonismo della Boldrini, cui andrebbe riconosciuto – se non altro – un plauso per il suo precedente impegno professionale, genuino e simile ad una vocazione. Dall'altro, una sinistra sciatta non pone questioni di merito ma di metodo, la butta in caciara, nella speranza di dimostrare la propria diversità antropologica, la propria superiorità: è l'umanitarismo tanto al chilo. In mezzo c'è l'ignavia e l'idiozia delle istituzioni democratiche, disposte (giustamente) a polemizzare con un'Europa poco solidale, ma esclusivamente capaci - al netto della situazione - di celebrare un’inutile manfrina: appigliarsi alla consegna di un premio Nobel per la pace, un tributo ad una cittadina che loro stesse hanno palesemente abbandonato.G.L.

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