Come tutti gli anni nell’ultimo fine settimana di Giugno inizia la Corsa con la C maiuscola, il Tour de France. Questa è un’edizione speciale, infatti è la numero 100 (che non coincide con il centenario per le “pause” forzate dovute alle guerre). Quest’anno il Tour parte dalla Corsica, con tre tappe insolite per la solitamente noiosa prima settimana di corsa e come sempre arriva a Parigi, quest’anno il 21 Luglio, con il classico traguardo degli Champs-Elysées. Favoriti d’obbligo i grandi nomi del ciclismo mondiale Froome, Evans, Schleck e Sanchez. Le nostre speranze sono tutte su Damiano Cunego, desideroso di ben figurare.
Dicevamo prime tappe atipiche, in quanto la Corsica oltre che a uno splendido mare e a paesaggi quasi incotaminati offre percorsi che ricordano molto da vicino le classiche del nord, con strade molto ondulate e “denti” brevi ma cattivi, salitelle di uno o due chilometri ma con pendenze fra il 10 e il 15%. Per questo genere di percorsi il favorito d’obbligo è Peter Sagan, ma vedremo che i pronostici spesso sono fatti per non essere rispettati.
La prima tappa, la Porto Vecchio – Bastia vede la vittoria e prima maglia Gialla per il tedesco Kittel. Il finale di tappa è stato caratterizzato da una caduta a centro gruppo a pochi chilometri dal traguardo che, oltre a portare la giuria a decidere per la neutralizzazione del tempo, ha tagliato fuori gran parte dei velocisti presenti in gruppo come Cavendish e Sagan. Ne approfitta il tedesco Kittel che non chiede di meglio di una volata ristretta che riesce a dominare e vestire per primo la maglia gialla segno del comando.
La seconda tappa, la Bastia – Ajacco è una tipica “tappa” da classica belga. Molto ondulata e con strappi che fanno male. Anche oggi la maggior parte dei velocisti risultano tagliati fuori, il gruppo con la Maglia Gialla arriva al traguardo con oltre 10 minuti di ritardo dagli uomini di classifica. Il percorso prevede a 12 chilometri dal traguardo un dente di un chilometro con pendenze superiori al 15%. Ci provano in molti ad anticipare la volata, fra i quali anche lo stesso Froome, gran favorito per la vittoria finale. Ma vanno via sei uomini nella discesa e uno riesce ad arrivare, il belga Bakelants che sul traguardo precede il gruppo, regolato da Sagan, di un solo secondo ma sufficiente per prendere la maglia Gialla in virtù della neutralizzazione del giorno prima.
La terza tappa la Ajacco – Calvi è l’ultima di questa edizione nell’isola. La squadra del belga Bakelants primo in classifica riesce a rintuzzare tutti gli attacchi e a portare il gruppo il volata e quindi a difendere il secondo di vantaggio che il belga aveva prima della partenza. Anche in questa tappa Sagan arriva secondo dietro all’australiano Gerrars,che dopo aver vinto la Sanremo dell’anno scorso coglie la seconda importantissima vittoria della carriera.
Con la quarta tappa, la cronosquadre di Nizza, il gruppo rientra in continente. La cronometro è molto tirata e la vittoria va alla squadra australiana della Orica-GreenEdge per un solo secondo sui belgi della Omega Quickstep. La vittoria della cronosquadre permette a Gerrars di togliersi un’altra soddisfazione e di vestire la Maglia Gialla simbolo del primato in virtù del migliore piazzamento, la vittoria del giorno precedente, rispetto ad alcuni suoi compagni di squadra che hanno il suo stesso tempo in classifica.
La quinta tappa, la Cagne-sur-Mar – Marsiglia, riprende il copione classico delle tappe della prima parte del Tour: qualche salitella iniziale per far andare via una fuga, poi chilometri e chilometri ininterrotti di pianura per permettere al gruppo di riprendere gli attaccanti e i velocisti a fare la voce grossa sul traguardo. Infatti parte quasi subito la fuga a sei che arriva fino ad avere più di otto minuti di vantaggio, ma bastano una cinquantina di chilometri al gruppo per andare a prendere i fuggitivi e per preparare la volata. Che finalmente ha un esito scontato. Sua maestà Cavendish vince la sua prima tappa di questa edizione con uno scatto prepotente. Tutto come al solito. Rimane in Maglia Gialla l’australiano Gerrars (al tour non ci sono abbuoni in nessun caso). Altra caduta nel finale, ma i velocisti erano già tutti in testa gruppo per prendere le posizioni migliori, quindi nessuno è rimasto tagliato fuori. Coinvolti nella caduta fra gli altri il nostro Cunego e il belga Gilbert.
La sesta tappa, la Aix-En-Provence – Montpellier è l’ennesima tappa con una salitella iniziale e tutta pianura fino al traguardo. Le uniche “emozioni” per gli appassionati sono le cadute, il vento, i guasti meccanici e la volatona finale che anche oggi non è mancata. Ma a sorpresa Cavendish arriva solo nei primi dieci, complice una caduta a pochi chilometri dal traguardo e vince il tedesco Greipel, con Sagan secondo e Kittel terzo. Sagan è al terzo secondo posto e al quarto podio in questa prima settimana di Tour, speriamo proprio che nei prossimi giorni riesca anche a vincere. Cambia la Maglia Gialla ma resta sempre in casa Orica. A Gerrars succede il sudafricano Impey, segno del destino visto che in questo giorno, il 4 Giugno il sudafricano più famoso al mondo Nelson Mandela è stato dichiarato in coma vegetativo permanente.
La settima tappa, la Montpellier – Albi prevede alcuni saliscendi di terza, quarta e quinta categoria (praticamente qualcosa in più di un cavalcavia) e una salita di seconda però posta a molti chilometri dal traguardo, con gli ultimi chilometri in discesa della tappa in costante discesa. Niente di impossibile per i velocisti del Peleton, a meno che qualcuno decida di rendere dura la tappa forzando la velocità del gruppo. E così succede. La squadra di Sagan, che dopo tanti podi di tappa vuole finalmente la vittoria, si mette a titare quasi subito sia per evitare di rendere pericolosa la solita fuga che per stancare e staccare i migliori velocisti del gruppo come Cavendish, Greipel e Kittel. La tattica riesce in pieno e finalmente il ciclista slovacco riesce a imporsi e conquistare la prima tappa di questa edizione e la quarta in carriera, dopo i tre successi dell’anno scorso. Ottimi i nostri corridori, al traguardo ci sono quattro azzurri nella top ten, terzo Bennati, quarto Cimolai, sesto Gavazzi e nono Mori