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Fra uomo e artista

Creato il 04 luglio 2014 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Recentemente la figlia di Marion Zimmer Bradley – nota autrice di fantasy e fantascienza – ha denunciato abusi sessuali ricevuti dalla scrittrice dai 3 ai 12 anni di età. Di seguito il testo in originale della mail inviata a Deirdre.net.

Hello Deirdre.

It is a lot worse than that.

The first time she molested me, I was three. The last time, I was twelve, and able to walk away.

I put Walter [Il padre n.d.a.] in jail for molesting one boy. I had tried to intervene when I was 13 by telling Mother and Lisa [amica e co-autrice di MZB n.d.a.], and they just moved him into his own apartment.

I had been living partially on couches since I was ten years old because of the out of control drugs, orgies, and constant flow of people in and out of our family “home.”

None of this should be news. Walter was a serial rapist with many, many, many victims (I named 22 to the cops) but Marion was far, far worse. She was cruel and violent, as well as completely out of her mind sexually. I am not her only victim, nor were her only victims girls.

I wish I had better news.

Moira Greyland.

Fra uomo e artista

Marion Zimmer Bradley

Mi rendo conto che è un bel pugno nello stomaco cominciare un articolo così. Leggere di un’autrice, di un’artista – che possa piacere o meno – e leggere certe cose non fa bene. E sappiamo anche che non è la prima volta. Gli scrittori sono uomini e donne come tutti gli altri, possono sbagliare, possono essere brutte persone, possono essere mostri.

Non mi voglio soffermare su questo aspetto. Sono parole, quelle di Moira Greyland, a cui non so se credere. Non conosco i fatti, non conosco la situazione, quindi mi limito a riportare questa denuncia che forse non avrà mai conferma o smentita, essendo morta l’accusata nel 1999.

Quello a cui voglio arrivare è ciò che segue messaggi come questo. Ci sono ipotesi su Lewis Carroll – il padre di Alice nel paese delle meraviglie – riguardanti la pedofilia. C’è l’estremismo politico di Cèline. Ci sono tanti atri casi che non vale la pena elencare, o che forse si dovrebbe.

In questi casi mi è capitato di osservare due reazioni tipiche: la prima è la condanna dei libri con l’autore. Si passa dal tanto non mi era mai piaciuto/a al brucerò i suoi libri (con tono ironico, spero) al non l’ho letto/a e non comincerò di certo ora.

L’altra reazione è quella di dividere artista e uomo. Che non importa come si sia comportato umanamente lo scrittore: se l’opera è bella continua a esserlo e non si deve cadere in moralismi.

I corsivi indicano espressioni e termini che ho realmente riscontrato più volte sull’argomento.

Qual è la scelta migliore?

Non sta a me dirlo, naturalmente. Riguarda la sensibilità morale di ognuno, l’idea che ha della letteratura, dell’arte. Ma a volte penso che Wilde – nella sua epoca – non doveva essere visto con meno orrore dei pedofili per la sua omosessualità. Ora, spero vivamente per la specie umana che non si arriverà mai a giustificare e permettere la pedofilia. Ma mettiamoci per un attimo nei panni di un contemporaneo di Wilde. Cos’avremmo fatto al suo posto?

Io ritengo che si debba fare un distinguo. Nel caso in cui ci si trovi davanti a un testo che è l’apologia o la propaganda di un male come la pedofilia, come la “pulizia” razziale, allora sia lecito sentirsi contrari alla lettura, anche arrivare al disgusto – sempre secondo la sensibilità del singolo. C’è chi invece vuole comunque leggerlo – per motivi di studio o perché interessato in qualche modo – e non ci sarebbe nulla da dire nemmeno in questo caso: la conoscenza non può e non deve essere in ogni caso impedita, purché non porti a risvolti pratici.

Ma, io credo, nel caso in cui si tratti di un’opera che poco o nulla ha a che fare – nelle intenzioni dell’autore e nell’atto pratico – con le corrosioni morali di cui l’autore stesso è affetto, allora non abbia senso evitare la lettura.

Fra uomo e artista

Louis-Ferdinand Cèline

È indubbio che la conoscenza di retroscena sulla vita dell’autore condizioneranno la nostra lettura, e forse non ci faranno apprezzare appieno il valore dell’opera. Ma – in tutta onestà – non leggere Alice nel paese delle meraviglie o Viaggio al termine della notte o, ancora, nell’esempio precedente, Il ritratto di Dorian Gray, solo perché non si è d’accordo con ciò che l’autore ha fatto nella sua vita, mi pare eccessivo.

Inoltre è risaputo che conoscere la vita dell’autore ci permette di comprendere a fondo un’opera. È così per gli antichi, ma è così anche per i moderni. Forse parlo da studioso di letteratura, più che da lettore, ma mi sembra che l’arte possa nascere da chiunque, anche dal peggior essere umano mai partorito dalla Terra.

Come diceva De André, dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori. E non è forse spesso così? Non abbiamo notizie di innumerevoli autori alcolizzati, violenti, con problemi di relazione, con disturbi mentali, con ossessioni o chissà cos’altro? E non sono spesso proprio queste “debolezze” a costituire il fondamento primo della loro poetica? Certo, direte voi, la pedofilia è peggio, e sono anche d’accordo. Ma tutto ciò ci insegna che – a prescindere da MZB in particolare – l’arte può nascere da qualunque mente, non solo dai puri di cuore.

Se questo è vero, allora non ha alcun senso la damnatio memoriae di un’opera per i crimini del suo autore. MZB può piacere o meno – personalmente l’ho trovata nella media, non mi entusiasmò poi più di tanto – ma il caso qui proposto può essere esteso a personalità della letteratura ben più importanti di lei. E allora forse ha più senso chiedersi: davvero mi vieterò un’opera d’arte per i crimini del suo creatore?

In conclusione, mi sembra d’obbligo specificare ancora una volta che non ho alcuna idea su come siano andate davvero le cose. Non so nulla di MZB in più di quanto non ho letto in un suo libro, quindi non sono la persona più adatta per giudicare. E al contempo mi preme specificare che questa non vuole essere un’apologia dell’immorale, né tantomeno della pedofilia. Ma solo uno sguardo distaccato a una vicenda ben più ampia del caso esposto, su cui forse vale la pena soffermarci e riflettere, perché ognuno possa poi decidere dove porre il limite fra l’uomo abietto e la capacità creativa dell’artista.

Maurizio Vicedomini



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