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Frammenti milanesi/28 - Freedom Room, a cavallo tra Design e realtà

Creato il 14 aprile 2013 da Mapo
Da buon dottore confesso che talvolta uso parole come installazione, design e concept store solo per darmi un tono, senza saper bene di cosa stia parlando. Di certo sono parte di quell'allegra brigata di persone che considerano concetti come affascinante esperienza multisensoriale, portfolio, linguaggio creativo come parte di una sorta di nuvola concettuale un po' astratta e sospesa a metà tra il ridicolo e il divertente.Ma fare fotografie e conoscere gente nuova sono due dei miei hobby preferiti, perciò non ho saputo resistere alla tentazione del Fuorisalone 2013, che per una settimana ha fatto respirare a una Milano ammuffita da settimane di pioggia snervante l'aria buona al profumo di Europa.
E perciò porte aperte a architetti svedesi tatuati dietro l'orecchio, grafici che sembrano venuti in moto da Amsterdam vista la pettinatura, curiosi e buzziconi da ogni luogo (si beccano subito perchè invece di guardare tutto con aria di malcelata sufficiente, sparano "guarda questo che figo" a destra e a manca!).La sorpresa è stata trovarci, a cercar bene, anche qualcosa che poi tanto astratto non era. Un gruppo di detenuti, per esempio, ha impegnato le ore sovraffollate e vuote trascorse in carcere, per diventare dapprima falegnami, artigiani, progettisti e, perché no, designers; parola che, tra le mura di una prigione immagino possa suonare più o meno con lo stesso sapore di una bestemmia in sagrestia.Hanno costruito una sorta di modulo abitativo a basso costo, con materiali di recupero, usando legno e fantasia, ma con in testa un numero ben preciso: la metratura quadrata della loro cella. E' un po' così che da quella nuvola rarefatta che si chiama arte, piove talvolta qualcosa sulla nostra vita di tutti i giorni, bagnando le nostre mediocrità.Dentro, con la reflex al collo e la prospettiva di passarci solo una manciata di minuti, ci si sta quasi bene.
Frammenti milanesi/28 - Freedom Room, a cavallo tra Design e realtà
"Ogni attività in carcere è preziosa. E' il non fare niente che è pericoloso, risveglia inquietudini che spesso fanno uscire di testa. Il tempo assume una diversa densità, cambia dimensione. Le piccole unità di tempo che scandiscono il quotidiano si ingigantiscono, mettono paura, mentre si fanno più facilmente i conti con i decenni che definiscono il tempo della condanna. Era così anche per Fernando, Massimo, Vincenzo, Bel Ali e Leo. Avevano il loro corso, un appuntamento, un orario, altre facce da incontrare e piccole sfide che aiutano la giornata a passare più velocemente. Loro, quindi, erano stati selezionati per diventare falegnami. E dopo aver imparato a segare, piallare, levigare, accoppiare, verniciare, avrebbero conosciuto cosa significa progettare.
Freedom room è proprio la dimostrazione di come la libertà sia una dimensione dello spirito e solo in un livello secondario una dimensione nello spazio. Cosa c'è di meno libero di un detenuto? E per contro cosa c'è di più libero del pensiero di una persona che, privata della libertà sociale, ne diventa affamato indagatore e sperimentatore?"
"Incubare talento dove nessuno se lo aspetta e dove nessuno lo pretende. In carcere. Freedom Room non  solo una bella storia di design applicato all'innovazione sociale ma è anche la storia di un mondo (almeno una parte) che vuole cambiare, che vuole liberarsi. Liberarsi dalle vecchie economie, liberarsi dai vecchi paradigmi, liberarsi dai vecchi modelli, liberarsi dai vecchi dogmi. Unendo le due libertà ne nasce una terza. Non vogliamo più accumulare beni ma accumulare esperienze. E Freedom Room è una nuova esperienza dell'abitare, anche da un punto di vista economico. Sarà l'uso (e non la proprietà) del modulo abitativo a finanziare la sua persistenza e diffusione. Ma questa è la fase 2 (operativa del progetto).Questo per quanto riguarda l'appagamento. E per quello che induce a pensare, a riflettere su usi e abusi dello spazio, all'autocritica del metro quadro e dell'usurpazione del territorio, ecco che la parte stimolante del progetto prende corso in un esempio solido, concreto, da toccare e mappare con l'intelletto."

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