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Franca e il lavoro di cura del Parlamento

Da Brunougolini

Franca e il lavoro di cura del Parlamento
E’ la storia di una sfida. La protagonista è una donna, una senatrice. Lei intende poter continuare a dare il suo contributo malgrado sia stata colpita da un grave “incidente”. Mantiene la lucidità di pensiero ma trova difficoltà a comunicarlo.  Trova così una sua “voce”, una persona che esprime, a suo nome, proposte, polemiche, prese di posizione. Non è stato facile convincere il Senato, sorpassare i farraginosi regolamenti, fare entrare le due donne nelle apposite commissioni, vederle impegnate in spesso estenuanti discussioni. Una sfida vinta solo in parte perché nelle sedute più ampie, in aula, non si potuti arrivare. E’ stata la dimostrazione che anche i “diversamente abili”, hanno il diritto di non vedersi negato il diritto alla partecipazione.
Una delle due protagoniste è una nostra cara collega, Franca Chiaromonte, figlia di uno scomparso direttore del “l’Unità”, Gerardo. Con lei è la “voce” Antonia Tomassini. Un libro a quattro mani dal titolo ironico: “Il Parlamento non è un pranzo di gala” (Edizione Rubbettino) racconta la loro esperienza. E il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una breve lettera, ne sottolinea il valore. Affinché si possa e si debba, scrive, “continuare nel cammino da voi aperto, di modo che le istituzioni democratiche siano davvero aperte a tutti e ogni eletto, ogni parlamentare sia messo in grado di fare la sua parte, superando una visione datata del ruolo delle persone diversamente abili nella vita sociale, politica e istituzionale”.
Tutto comincia in un fatidico 11 settembre del 2004. Franca è colpita da una trombosi. Come se fosse investita da un camion. Per una quarantina di giorni resta in coma.  Qui nascono le prime annotazioni che investono un tema centrale del libro: il lavoro di cura. Franca è circondata da un vasto cerchio femminile e solidale, capeggiato da una nostra altra carissima collega: Letizia Paolozzi. Scrive Antonia: “Solo una grande empatia e una grande pazienza hanno permesso che il sapere e il pensiero continuassero a scorrere. A riprova del fatto che la cura e l’interesse per il punto di vista di una persona fragile possono superare anche l’atrocità di una condizione imprigionata nel silenzio”.
Così Franca lentamente ritrova un suo modo di essere e stabilisce un patto con Antonia. Le due non sono certo in simbiosi. Appartengono a generazioni diverse. Franca si definisce “comunista di destra”, Antonia (più giovane) viene da un’esperienza in Rifondazione Comunista. Così la loro “strana collaborazione” diventa anche l’incontro di due persone che si aiutano a vicenda, ma rimangono autonome. E lo si vedrà nei diversi passaggi di lavoro. La prima sortita è nella “Commissione Sanità” dove affrontano l’impegnativa discussione sul testamento biologico. Altri passaggi segnalano evidenti differenziazioni. Come quando Franca presenta una proposta di ripristino dell’immunità parlamentare, insieme al senatore Luigi Compagna del Pdl. Un argomento che ancora oggi divide la sinistra e alimenta l’antipolitica. Dove però Franca e Antonia testimoniano una dialettica aperta è a proposito, ad esempio, della valutazione data al movimento delle donne “Se non ora quando”. Nonché nel corso di una discussione con l’allora ministro del lavoro nel centrodestra Maurizio Sacconi intento a valorizzare il proprio “libro bianco”. C’è stato, invece, un totale accordo su problemi riguardanti le operaie metalmeccaniche oggetto di un’indagine condotta da Anna Maria Carloni. Con la scoperta che nel contratto di Marchionne alla Fiat ci sono bonus assegnati secondo criteri di presenza continua. E se le donne si assentano per maternità? E se è compromessa la loro fertilità? Un altro terreno comune è rappresentato dalla questione delle dimissioni in bianco richieste alle donne per impedire, appunto, la loro maternità.
C’è in questo continuo scambio d’idee e proposte tra Franca e Antonia un “lavoro di cura” reciproco. Un lavoro di cura che coinvolge anche il Parlamento. La presenza e il ruolo della “strana coppia” è la prova che si può innovare restituendo dignità e forza alla politica. Scrive Antonia: “Questo un lavoro di cura, cura del pensiero di Franca il tentativo continuo di offrire un rispettoso megafono al suo mondo delle idee e alle sue sensazioni…. Franca si prende cura di me, della mia formazione. E così succede che la cura di sé e l’aiuto dell’altro si inseriscano in relazioni preesistenti dando loro nuova connotazione e un calore più grande…”.

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