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Francesca Muci

Creato il 03 dicembre 2012 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Francesca Muci

Oggi al Cinema ha intervistato per Voi la neo regista, dalla sicura e promettente carriera: Francesca Muci.  

Attualmente nelle sale italiane c’è la sua opera prima, L’amore è imperfetto, forse uno degli esordi più interessanti degli ultimi tempi, dove l’amore e le relazioni sono smussati da tutte le convenzioni borghesi e mostrati in una forma pura e necessaria. Tratto dal romanzo omonimo scritto dalla stessa Muci, la pellicola è stata sceneggiata dalla regista assieme a Gianni Romoli,  collaudato autore di molte pellicole di Ferzan Ozpetek, e prodotto poi dallo sceneggiatore assieme a Tilde Corsi e a Rai Cinema.

Come ti senti per questa tua opera prima, considerando che è un po’ tutto al femminile, dalla direzione alla produzione?

“Bene, è una strana sensazione ma sono soddisfatta del lavoro svolto. Non era un’impresa facile, ma credo che non lo sia mai dirigere un film. Forse possono esserci dei pregiudizi, a volte, nei confronti delle donne dietro la macchina da presa, ma poi il cinema ci ha riportato esempi di straordinaria grandezza come Jane Campion oppure la nostra Liliana Cavani. Una certa difficoltà, per noi donne, esiste in ambito cinematografico, ma sono convinta che nell’aria ci sia un cambiamento, una naturale evoluzione che porterà la donna ad assumere una posizione sempre più predominante non solo davanti ma anche dietro la macchina da presa.”

Kathryn Bigelow ha diretto un film, con cui poi ha anche visto un oscar (il primo dato a una donna per la regia) di guerra che è The Hurt Locker. Ti piacerebbe poter dirigere qualcosa che, in una visione main stream, è visto come lontano dall’universo femminile?

“Assolutamente sì, anzi non vedo l’ora di poterlo fare. Mi piacerebbe moltissimo poter girare qualcosa utilizzando un punto di vista maschile, non canonico e forse anche più puro.”

L’amore è imperfetto è tratto da un tuo romanzo e molti registi e critici hanno sempre sostenuto che nell’atto della trasposizione bisogna, in un certo senso, tradire lo spirito del libro per poter regalare al film un’anima nuova?

“Sono sincera, per me non è stato tanto difficile ” tradire” qualcosa che ho scritto, forse perché caratterialmente non sono tanto legate alle cose. Smussare la “letterarietà” è stato un lavoro fondamentale anche perché il cinema vive di un respiro che non c’è sulla pagina scritta e molte cose che sembrano funzionare tra le pagine sono deleterie sul grande schermo. Sul romanzo si è fatto un lavoro di sottrazione in particolar modo legata ad una certa drammaticità che sarebbe stata eccessiva per il cinema. Sono stati tolti molto episodi ma penso di aver operato per il giusto.”

Il film parla della non canonicità del sentimento più universalmente riconosciuto, come mai ha deciso di mostrare il lato” oscuro” dell’amore?

“Sono dell’opinione che la vita di ognuno di noi si arricchisca di episodi che fanno dribblare le nostre esistenze in percorsi molto inusuali, che ci cambiano, che ci maturano e che, forse, ci fanno vivere davvero una vita completamente differente da quella che forse abbiamo solo immaginato. Soprattutto il finale del film esemplifica al meglio questa mia idea. Ho optato per un finale divertente ma che riuscisse a fare riflettere: Elena con il pancione, accanto ad Ettore, attende che ritorni Adriana, quasi a dire che la sua sarà una storia d’amore non del tutto canonica ma sicuramente diversa, ricca, elettrizzante.”

Quale pensa che possa essere la reazione del pubblico di fronte ad una storia così poco canonica sulle donne e sui sentimenti?

“Mi hanno sorpreso molto le reazioni delle donne mature. Loro hanno apprezzato molto il film e il modo in cui la diversità era stata trattata. Eravamo partiti con il voler realizzare una pellicola altamente femminile ma poi ci siamo resi conto che il tutto si è trasformato che è molto prepotente anche una visione dell’uomo e, quindi, maschile.”

Com’è stato scrivere a quattro mani con Gianni Romoli?

“Una delle esperienze più belle fino ad ora forse perché l’ho desiderato molto. L’ho cercato e l’ho voluto. Quando si scrive una sceneggiatura con un’altra persona, deve scattare una sorta di scintilla, d’innamoramento. È stato così. Ho sempre amato i suoi precedenti lavori e fortemente volevo che questo progetto fosse firmato anche da lui: l’ho scelto, l’ho corteggiato e l’ho trovato.”

Il vostro è un piccolo film molto particolare. Hai qualche timore per quanto riguarda il box office, soprattutto in un momento tanto difficile come questo?

“Il risultato al botteghino non mi spaventa anche perché fin dal principio sono stata consapevole che il film non puntava su nomi di grande richiamo e forse, l’unico nome famoso e conosciuto in maniera main stream era solo quello di Gianni Romoli.”

È stato difficile scegliere gli interpreti del film?

“La scelta non è stata semplicissima ma sono molto soddisfatta del risultato anche perché gli attori sono perfetti per i ruoli e sono funzionali alla storia. Anna Foglietta è un’attrice bravissima e così pure Lorena Cacciatori. Vederle lavorare assieme è stato un piacere e le ho sempre sentite molto vicine non solo artisticamente ma anche personalmente.”

A cura di Katya Marletta con la collaborazione di Gabriele Marcello


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