Se un’azione potesse avere cento volti, bisognerebbe guardarla in quello che è il più bello. San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, di cui ricorre la festa, ci esorta a guardare sempre il lato buono delle cose. Non è semplice, in questo periodo raccontare la realtà con occhi positivi. Pur con tutta la buona volontà. Ed è anche difficile trovare spunti per essere ottimisti in un settore disastrato come quello dell’informazione. Eppure è necessario non perdere la speranza in un cambiamento.
Francesco di Sales, patrono dei blogger
Francesco di Sales, che le cronache raccontano come un mancato giurista (il padre lo avrebbe voluto uomo di legge), era un rampollo dell’alta borghesia savoiarda. Dopo gli studi all’Università di Padova decise di cambiare vita e diventare sacerdote. Vescovo di Ginevra nel periodo della spaccatura più dura con i Calvinisti, pare non avesse il dono di un buon eloquio ma che sapesse invece scrivere bene: inventò così un modo tutto suo per comunicare le verità della fede in maniera semplice ed efficace e per controbattere alle tesi dei protestanti: Francesco di Sales scriveva quelli che sono stati chiamati “manifesti” o “memoriali”, ovvero dei foglietti che affiggeva sui muri e nei portoni oppure introduceva sotto le porte delle case. Praticamente dei comunicati stampa ante litteram o, a seconda della lunghezza del testo, dei tweet.

Il mondo di Internet e le sue problematiche sono stati oggetto anche del messaggio per la Giornata delle Comunicazioni di Papa Francesco. Secondo il Pontefice, per gli amanti di Twitter @pontifex, il web è infatti un mezzo di comunicazione che offre enormi possibilità di incontro e di solidarietà alle persone: un dono di Dio.
I social network, che peraltro il Papa utilizza abitualmente per diffondere i suoi messaggi, possono facilitare la comunicazione e unire persone lontane, ma nello stesso tempo possono confondere, isolare. Fare violenza. Senza arrivare ai casi di cyberbullismo e pedofilia, la enorme velocità di circolazione delle notizie che si rincorrono senza sosta rischia sui media, secondo il Papa, rischiano di mettere in crisi la nostra capacità di giudicare e di farci un’opinione delle cose. Di ascoltare. E la comunicazione, più che una ricchezza, rischia di trasformarsi in un’occasione per manipolare le coscienze da parte dei potentati politici ed economici.
Come ogni strada al mondo anche il web è una via che può essere molto pericolosa: “può aiutarci a crescere o, al contrario, a disorientarci”, dice Bergoglio. “Se utilizzato male il desiderio di connessione digitale può isolarci, renderci sordi a chi ci sta più vicino”. Può essere una fonte di democrazia ma anche di ingiustizia perché tante persone, per motivi diversi, non hanno accesso ai social media e rischiano l’esclusione.
Per questo anche percorrendo le strade digitali è necessario ritrovare il rapporto diretto e il sapore dell’incontro vero. Mettendoci possibilmente la faccia al contrario di tanti che pretendono di comunicare sul web nascondendo la loro identità. “Solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento – dice Francesco -. Il coinvolgimento personale è la radice stessa dell’affidabilità di un comunicatore”.
Come Papa Bergoglio, anche Francesco di Sales, con i suoi “memoriali”, avrebbe saputo vedere anche il lato bello di questa epoca digitale in cui apparentemente la comunicazione è molto democratica e accessibile a tutti. Senza dimenticare che, come insegna il Vangelo, anche su internet bisogna essere semplici come colombe ma astuti come serpenti.The following two tabs change content below.
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