Il mio sindacato è la Cisl, che vuol dire Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori.
Non sono una militante di lunga guardia, non sono politicizzata, sono solo una lavoratrice che vuol sentirsi rappresentata da qualcuno, e questo serve sempre.
La Cisl come tutti sanno è tra i più noti sindacati italiani, dopo la Cgil che è il più noto sindacato per eccellenza.
Ha da poco deciso di aprire all’interno del suo storico sito il suo blog tutto nuovo, tutto dedicato al mondo della scuola, della buona scuola, forse anche in risposta al mio invito ad andare ad aderire al Movimento degli insegnanti che è nato da poco sulla rete grazie ai social network ed al lavoro di numerosi docenti di ogni ordine e grado ( qui è possibile firmare il Il Manifesto che si rivolge a tutti gli addetti e non ai lavori). Si dev’essere pensato: “Piuttosto che andare ad offrire il nostro lavoro ad un esterno, meglio darlo a noi stessi, che ne abbiamo senz’altro di bisogno…” Giusto, mi sembra utile.
Sappiamo tutti la difficile realtà del momento; c’è in atto una grave crisi economica mondiale (nessuna realtà è stata risparmiata, nemmeno l’isola di Cuba) ed il sindacato, là dove e quando dovrebbe essere più che mai unito, è invece diviso.
Perché diviso? Perché sostanzialmente all’interno delle leaders di confederazione non ci si riconosce pariteticamente uguali e plurimi. E’ una questione di comunicazione, questa è la percezione che passa, questo è il bandolo della matassa.
Ma come, l’essere sindacale che dovrebbe essere il luogo per eccellenza del confronto e dello scambio come può negare il più elementare diritto al pluralismo?
Purtroppo evidentemente questo può accadere, visto che sta accadendo, ma l’analisi delle complesse e comunque storiche ragioni che tengono i due maggiori sindacati divisi , in una condizione di separati in casa, non è di certo l’oggetto di questa riflessione.
L’oggetto è la mia personale conoscenza del dottor Francesco Scrima, il segretario generale della Cisl Scuola, nonché emerito insegnate ed emerito scrittore, che ho avuto modo di avvicinare giovedì scorso in un convegno che si è tenuto a Milano.
Apre l’incontro il dott. Silvio Colombini, seguono sette interventi di varie Rsu rappresentanti i vari ordini di scuola distribuiti sul territorio padano; c’è Monza, Lecco, Busto Arsizio, Casalpusterlengo, Montichiari di Brescia, la ex-Enam…; ci sono scuole superiori e direzioni didattiche; ci sono docenti di ruolo e docenti precari; tutti gli interventi sono seguiti dalla sala gremita di gente con grande interesse e tutti fortemente plauditi, soprattutto quelli di dissenso che manifestano un forte disappunto in questo momento di sconcerto e di sfascio dell’organico scolastico.
Alla fine di tutto, prende la parola Francesco, chiamato dal presentatore familiarmente Cicco; è un uomo che va per la cinquantina, giovanile, dall’aspetto prestante e vigoroso; è addolorato, il segretario, è incazzato, però sa di dovere dare delle risposte, sa di dovere convincere la sua piccola platea di iscritti che lui non centra con tutti gli insulti e le lamentele che gli intervenuti hanno rivolto al governo, alla ministra Gelmini ed al suo operato…
La Cisl scuola è chiamata per l’ennesima volta a doversi giustificare persino con il suo elettorato , a dovere ripetere dati, statistiche, indagini Ocse piuttosto che prove Invalsi, dictat ricevuti dall’Europa piuttosto che costumi di malaffare che purtroppo il popolo della pubblica amministrazione si porta addietro da lunghi decenni a causa di cattive ed ingloriose politiche volte all’assenteismo, all’assistenzialismo ed alla marcia politica del posto sicuro “che tanto non te lo tocca nessuno, basta entrarci…”
Tranquilli, cari lettori, che da tempo ormai non è più così; oggi nemmeno il posto nello Stato è più sicuro, oggi non è nemmeno tempo di alzare troppo la voce, d’eccitarsi fuori misura, chi conserva il suo ruolo, ovunque esso sia, se lo tiene ben stretto, e chi lavora da precario da decenni e si è trovato improvvisamente tagliato fuori, bene, son cazzi suoi, perché sarà dura per il sindacato riuscire ad elemosinare altri numeri, a ridurre i tagli drastici, a far capire a questo governo di destra che la scuola è il futuro del paese, che i maestri ci vogliono, che la qualità è importante, che lo studio è un diritto prima ancora che un dovere, che senza ricerca non si fa concorrenza, non si è competitivi, e che tutti i dati denunciati vanno letti a 360° per cui mentre suggeriscono una cosa ne stanno dicendo anche un’altra, altrettanto importante, che però non viene dichiarata, non dai media.
Francesco Scrima parla piano, talmente sottovoce che si sente lo stesso perché nella sala non vola una mosca; saremo più di cinquecento venuti da tutta la Lombardia; io mi sono messa quasi in fondo, nelle ultime file, e sono capitata per caso vicino alle scuole di Lecco; proprio dalla mia fila viene l’intervento più accusatorio e più lamentevole; una Rsu dice che il sindacato ci ha abbandonato, che il sindacato non sa fare comunicazione, che il sindacato non ha speso parole adeguate per far comprendere alla gente quanto i docenti della scuola, almeno quelli che conosce lei, sappiano lavorare in modo serio, ed abbiano lavorato e stiano lavorando in condizioni che peggiorano di anno in anno anziché migliorare, tra l’umiliazione e la svendita della loro professionalità.
Il sindacato ammette, il sindacato non nega, solo sostituisce alla parola umiliazione la parola mortificazione; il nostro segretario sostiene che nessuno può umiliare un lavoro che è senza dubbio tra i più importanti del tessuto sociale; spiega anche che non è vero che la gente non sa, che la gente non si rende conto degli sbagli di questo governo, perché la ministra Gelmini, lo sanno anche i sassi, è indifendibile, nessuno ci prova a scusarla, nemmeno lei stessa…
Mentre che la sua arringa avanza e si srotola nelle nostre orecchie, il professore si sfoga, anche lui non si vuole tenere dentro le sue impressioni, i suoi pensieri, e come accade nelle migliori riunioni di famiglia dove i fratelli ed i cugini ed i patriarchi si riuniscono per discutere dell’eredità, anche lui accusa, anche lui avanza le sue lamentele, il suo disappunto su certi comportamenti di certi iscritti nelle graduatorie che stanno dentro nelle liste solo a far numero e dunque a far da intralcio a chi può contare solo su una sola possibilità di assunzione; o sui molti che quando c’è uno sciopero producono un certificato medico pur di darsi assenti giustificati; o sui molti che stanno nel sindacato, in questo sindacato, ma poi vanno a votare Pdl o Lega, ossia questo governo che ha messo la scuola tutta al palo, buona cattiva o sufficiente che fosse; o sui troppi che ancora non hanno abbandonato l’atteggiamento del “sto qui perché posso portare a casa lo stipendio senza impegnarmi…”; o su alcuni che pensano di fatto solo ad ingrassare la loro fetta di guadagno ignorando completamente le esigenze più elementari degli ultimi, i più sfigati…magari gente di sinistra, che poi va a votare Pd, che si ritiene un compagno.
Come un vecchio padre infastidito il segretario adesso urla, sdegnato, contro i suoi figli che sanno chiedere senza dare.
Come un fratello maggiore che sta al governo per cambiare le cose, il nostro leader ci dice che se si vuole continuare a portare a casa qualcosa, bisogna insistere, bisogna fare i conti con la realtà, bisogna che ognuno si assuma i propri doveri e non solo accampare i propri diritti, e soprattutto bisogna che quando si va a votare, si sappia a chi dare il proprio voto.
Il segretario alza ancora la voce, adesso, precisa che ha fatto di tutto, che bisogna stare là per capire quanto sia difficile ragionare con certe persone che non la pensano come te e che guardano solo ai conti, ai numeri, al bilancio, nudo e crudo, secco. Francesco Scrima ci dice che la crisi economica è ancora grave, che non è ancora finita, che bisogna portare a casa il più possibile entro il prossimo anno, che i tempi sono stretti, che c’è poco da essere superficiali.
Ma Francesco dice anche che è contento di quel poco che è riuscito a salvare, una goccia nel mare del bisogno, come lui la chiama; dice che il sindacato è disunito ma non per sua volontà; dice che ognuno è libero di scegliere la sua strada; dice che tutte le scelte possono avere la loro legittimità, ma poi bisogna anche essere coerenti; dice che lui non si vergogna e non si vergognerà mai di doversi sporcare le mani perché è solo sporcandosi le mani che si può portare un po’ di farina al proprio mulino.
Sostiene che lui sarà sempre pronto a sedersi al tavolo con chiunque, di destra o di sinistra che fosse o che sarà; sottolinea che un sindacato è e rimane solo un sindacato e che per questo deve innanzitutto sapere contrattare, mediare, andare a fare trattativa con il padrone, con chi ha il potere perché il popolo sovrano glielo ha conferito.
Parla di Costituzione e di caste che sopravvivono e di molte cose che andrebbero cambiate.
Alla fine la sala lo applaude, semplicemente convinta della sincerità delle sue affermazioni.
Tutti tranne una sola, la giovane docente di Lecco che fino alla fine del discorso non ha voluto sentirsi rappresentata da qualcuno o da un apparato che non sa abbastanza far capire al pubblico italiano che la scuola è per lo più una cosa seria fatta da gente onesta e che questa scuola oggi è stata gravemente indebolita ed infangata e prostrata a se stessa, senza che se ne veda una via d’uscita, non almeno in tempi stretti.
Lei in segno di protesta, appena Francesco Scrima prende la parola con quell’incedere che già fa capire dove vuol parare, esce dalla sala.
Oggi è sabato, sono in macchina e sto ascoltando la radio: a Taormina si sta svolgendo la festa della destra di Storace e a Cortina si sono riuniti le leaderschip del Pdl: al convegno del Pdl tra i primi parlano Stefania Craxi contro il sistema giudiziario e Santo Versace contro il sistema scolastico, poi interverrà la stessa Gelmini che ovviamente parlerà contro chi la critica e a favore di se stessa e di questa benedetta riforma epocale che avrebbe portato agli allori o che porterà all’altare la nuova scuola; mi sembra che stiano parlando di formazione, anche se non ho sentito un solo intervento che provenisse da un pedagogista o da un docente; qualcuno nell’incipit ha presupposto che se la scuola dopo tanti anni che si ripete si trova ancora in questa condizione è perché ha evidentemente docenti che non sanno insegnare. Ho subito immaginato la reazione che ci sarebbe stata dai docenti che conosco io, peccato che non erano presenti là nella sala, in quella bella festa di partito che sembra avere in mano la soluzione di tutti i mali.
Santo Versace come il più qualificato dei pedagogisti interviene sostenendo che la formazione inizia dalla manualità, per arrivare solo in un secondo momento all’importanza anche dei libri; persino tutti i grandi artisti che il mondo ci invidia erano pittori o scultori o artigiani, o sarti, insomma, maestri nell’arte del fare, del produrre, del creare, del realizzare e non del pensare, maestria che invece è andata nella formazione attuale completamente persa; ricorda anche che formare è soprattutto “mens sana in corpore sano”, come già dicevano i romani molto prima di noi; sottolinea che se gli alunni italiani non sanno la matematica è perché nella scuola elementare ha sempre dominato la maestra che è di formazione magistrale, ossia di formazione umanistica; sottolinea che bisogna dare più spazio alle materie scientifiche sopra le super dominanti materie umanistiche che hanno prodotto, è evidente, gente male formata; per quanto riguarda l’inglese sarebbe stato inserito nell’iter scolastico solo molto tardi rispetto agli altri paesi, sembrerebbe per colpa di una nostra eccessiva dipendenza dal francese; di questo ancora oggi se ne pagano le conseguenze ( e su questo punto non ci piove); aggiunge che nella scuola ci stanno un esercito di bidelli che non servono a nulla perché non fanno nulla, e sopra questa lapidaria valutazione, evidentemente frutto di un’assenza totale di conoscenza della scuola, alla fine spengo il notiziario perché il mio tragitto urbano si è concluso.
Mi chiedo se questi signori mandano i loro figli o nipoti nelle scuole dello Stato; mi chiedo se sanno lo stato reale della buona scuola pubblica che quotidianamente va avanti soprattutto grazie allo spirito volontario e creativo dei suoi operatori; mi chiedo se ritengono inutili le docenti di sostegno dal momento che essendo i libri secondari persino per un normo dotato, figuriamoci quanto possono servire ai portatori di handicap.
Insomma, sembra che studiare è una faccenda ancora del tutto relativa se si è di destra. Nella vita bisogna soprattutto saper fare di conto, e la destra li sa fare i conti, eccome se li sa fare…E’ la sinistra che ha perso il conto in banca e forse questo è primo vero problema sulla piazza.