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Francesco Tadini: news Archivio Tadini – mostra Il desiderio del pittore, di Emilio Tadini, 1977, Sala Comunale d’Arte Contemporanea, Alessandria, testo in catalogo di Antonio Del Guercio

Creato il 04 aprile 2012 da Francescotadini @francescotadini

Francesco Tadini, archivio TadiniFrancesco Tadini, per l’Archivio relativo all’opera di Emilio Tadini: un testo critico di Antonio Del Guercio dal catalogo uscito in occasione della mostra Il desiderio del pittore – del 1977 –  alla Sala Comunale d’Arte Contemporanea di Alessandria. Antonio Del Guercio - Emilio Tadini. Il desiderio del pittore:  L’immagine di Emilio Tadini si presenta con una inequivocabile evidenza; appare subito però che questa evidenza non è, non vuole essere, perentoria. E in questo, essa segna la propria differenza con l’immagine pop, specie nord-americana, con la quale pure ha in comune quella precisione sommaria che risulta, negli americani, dall’incontro tra l’ossessiva presenza dell’iconosfera urbana e un arsenale di forme elaborate in Europa – dal cubismo all’astrazione geometrica, dal cubofuturismo al suprematismo – dalle avanguardie storiche. Ma, per Tadini, il tema essenziale non è quello dell’iconosfera urbana e della sua incombenza: il visibile del linguaggio pittorico non trascrive la visibilità degli oggetti, ma punta a condensare in immagini un complesso flusso mentale, psichico, e concettuale 0, per meglio dire, una certa trascrizione della visibilità degli oggetti, della loro fenomenologia, veicola un flusso critico e fantasmatico. >>

In accordo, dunque, con la lezione surrealista, ma divergendo da essa per un punto essenziale, che è quello di un ragionamento radicale sul linguaggio pittorico, che era stato in qualche modo posto in seconda linea dal surrealismo, rispetto alla propria urgenza di passare all’azione. Non che questo ragionamento sia per Tadini un rifiuto d’intervento, una sospensione nel limbo d’una interrogazione disinteressata dei sistemi di segni. Si direbbe piuttosto che Tadini collochi allo stesso livello d’importanza, dal punto di vista della ricerca di contenuti e di valori urgenti, l’interrogazione critica del mezzo pittorico e quel flusso critico e fantasmatico di cui dicevo.

Per lui, analisi dei sistemi di segni e ragioni storico-sociali, e culturali, della crisi di tali sistemi, sono contestuali: e il figurare, il dipingere, il fare immagini, divengono una sorta di ragionamento globale, cioè uno strumento di verifica e al tempo stesso una coagulazione esemplare. Non a caso, Tadini guarda alla linea di ricerca psicanalitica da Freud a Reich come a un nodo decisivo, non solo della cultura contemporanea ma d’una possibile, concreta, prassi liberatoria che ricongiunga l’uomo al proprio corpo, parallelamente alla prassi liberatoria sociale che mira a ricongiungere l’uomo ai suoi simili, al di là di ogni rapporto d’oppressione e di separazione. Quel carattere di ragionamento globale, al quale ho accennato come ad una caratteristica decisiva del suo fare immagini, corrisponde alla organica stratificazione ch’egli vede lungo tutta intera la verticale d’una prassi liberatoria globale, individuale e collettiva, critica e pulsionale. Il che spiega il permanente rimpallo, nelle pitture sue, tra una iconografia di tipo storico – sia in senso di storia della cultura che di storia politica – e una iconografia di tipo psico-mentale. Ed è quest’ultima, con la sua fluttuante discontinuità logica, con i suoi andamenti paratattici, a dare il proprio suggello allo spazio (decisamente psico-mentale, appunto) entro il quale si dispongono le immagini. Alla perentorietà aggressiva dell’immagine pop,

Tadini sostituisce la insinuante acutezza d’una figurazione organizzata come un tessuto, una trama, di storia moderna – artistica, letteraria e politica – che prende spessore dal rapporto tra la bidimensionalità dei singoli elementi dell’iconografia e il loro disporsi su diverse profondità mentali dello spazio, a spicco dell’uniforme campo di fondo. Ora, i momenti significativi di tale trama di storia (dai riferimenti alle Rivoluzioni francese e russa alle riapparizioni critiche di momenti delle avanguardie storiche, dalle scritte emblematiche al materiale simbolico freudiano e reichiano), alludono tutti, e sempre, alla situazione di crisi delle società contemporanee contestualmente, come ho già detto alla situazione di crisi dei sistemi di segni. Ne viene fuori l’idea di una non identità meccanica nello svolgimento, e dunque nel destino, tra le due crisi, pur nel loro raccordo: potendo, i sistemi di segni, slittare, per così dire, e sia pure con modificazioni, su un arco storico diversamente dilatato.

Da questo punto, di vista, risulta assai significativo un passo dello stesso Tadini, che notevolmente precisa la portata della sua ricerca; ed è dove egli dice che “nella realtà di un testo, l’oscurità può essere espressiva quanto la chiarezza (…) rivelandone di continuo l’inattualità. Così agisce il futuro sul presente”. Questa negazione della idea di “chiarezza assoluta e non equivoca”, è tanto più interessante in quanto riferisce il rapporto tra chiarezza e oscurità alla presenza, in un sistema di segni, del nesso passato – presente – futuro. È questo nesso a permettere, nella discontinuità storica, la continuità (non pacificamente evolutiva, ma conflittuale) del discorso umano, anzi dei diversi discorsi umani, nella misura in cui questi trovano sempre una forma: cioè, una struttura di comunicazione e di espressione, la cui portata significante non è meccanicamente condizionata dalla crisi della funzione artistica in questa fase storica.

È la forma in quanto insieme strutturato di segni relativamente autonomi dalla crisi generale che attraversa l’epoca e al tempo stesso assolutamente specifici, ad assicurare all’opera l’evidenza di cui parlavo all’inizio di queste note per Tadini. E, per riprendere, e proseguire, il discorso di Tadini, l’evidenza della forma è lo strumento per rendere espressiva l’oscurità come la stessa chiarezza: cioè, per trasformare una problematica culturale, ideologica e anche psicologica, in quella che Stendhal avrebbe definito una cristallizzazione.

Antonio Del Guercio

Francesco Tadini

Francesco Tadini, archivio Tadini, opera di Emilio Tadini, Disordine in un corpo classico, 1982, 200x150, b

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Francesco Tadini invita alle mostre di Fondazione Marconi - galleria storica di mio padre – e diStudio Marconi ’65. Come dice  Giorgio Marconi in una presentazione  (LINK): “Ho aperto il 30 settembre 2010, in via Tadino 17, un piccolo spazio: Studio Marconi ’65 (come la mia vecchia galleria Studio Marconi che avevo aperto nel 1965 e chiuso nel 1992). Nel frattempo è nata la Fondazione Marconi che sta svolgendo un programma piuttosto esaustivo di mostre e antologiche relative al lavoro di un numero selezionato di artisti (tra i quali, per lunghi e densissimi anni, Tadini, n.d.r.) di cui mi sono occupato nei miei quasi 50 anni di attività.

Francesco Tadini: news Archivio Tadini – mostra Il desiderio del pittore, di Emilio Tadini, 1977, Sala Comunale d’Arte Contemporanea, Alessandria, testo in catalogo di Antonio Del Guercio

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Francesco Tadini, che per tutte le pubblicazioni web  è debitore per il grande e appassionato lavoro  della dottoressa Melina Scalise (LINK al Blog personale – giornalista e odierno presidente dello Spazio Tadini, associazione culturale non profit di Milano, dove si svolgono mostre, manifestazioni d’arte, convegni e presentazioni editoriali), raccomanda una visita anche a questo LINK, blog dello Spazio Tadini, per conoscere i prossimi appuntamenti.

Francesco Tadini suggerisce infine un click a:

Torno subito – Che sia una delle tante straordinarie fiabe del Tadini, così magiche da trasformare la fantasia in realtà e la realtà in fantasia? – Giulia Borgese: LINK

e a questo sito: http://community.metrocult.it/profile/FrancescoTadini

Francesco Tadini ringrazia infinitamente i lettori.

Francesco Tadini

Francesco Tadini, fondatore di Spazio Tadini e curatore dell'Archivio Tadini


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