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Francesco Tadini pubblica nell’Archivio Tadini il testo e le immagini di una mostra del 1989 di Emilio Tadini

Creato il 31 marzo 2012 da Francescotadini @francescotadini

Francesco Tadini pubblica nell’Archivio Tadini il testo e le immagini di una mostra del 1989 di Emilio TadiniFrancesco Tadini arricchisce l’Archivio Tadini on line con questo catalogo realizzato in occasione di una mostra del 1989 – del padre, Emilio Tadini – che ha visto la collaborazione della Galleria Seno di Milano e della Edward Totah Gallery di Londra. –  Testo di E. Tadini: 1 – All’inizio del 1986 un amico mi aveva chiesto di dipingere per lui un gruppo di quadri su soggetti presi dalla Bibbia. Avevo accettato – e così, per la prima volta, avevo letto la Bibbia per intero. E dopo questa lettura mi era subito sembrato evidente che non avrei potuto nè voluto dipingere una serie di “scene bibliche” generiche. Era come se, venendo dal libro che avevo letto, la figura chiara e inequivocabile di un tema mi si fosse alzata davanti. Il tema era quello della “lotta con Dio”, di quella specie di furioso contrasto che tanto spesso è in atto, nel libro, fra Dio e il suo popolo. La Bibbia è anche un elenco di divieti divini e di ribellioni umane a quei divieti. >>

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Nel Libro della Genesi, Giacobbe lotta con un corpo che è insieme la figura di Dio. La lotta va avanti “fino allo spuntare dell’alba”. Colpito al femore, Giacobbe tiene avvinghiato a sè lo sconosciuto – finché questi gli dice: “Lasciami andare, che spunta l’aurora”. Giacobbe risponde: ” Non ti lascerò partire se non mi avrai benedett o ” . A questo punto il testo biblico dice: ‘E allora l’altro gli domandò: ‘Qual’è il tuo nome?’ Rispose: ‘Giacobbe’. Riprese quello: ‘Non sarà più Giacobbe il tuo nome, ma Israele, perchè hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto’.” È un passo, questo, che certo può dar luogo a una interpretazione molto complessa. La notte come tempo della lotta, l’uomo colpito che imprigiona il Dio con il proprio corpo, il rapporto tra ferita e benedizione, il nome come blasone e come strumento… Ma il senso essenziale di questo episodio mi sembra chiaro. E nel destino dato a un uomo, e a un popolo, con un nome. Il nome di Israele. Che vuol dire, appunto: “Colui che lotta con Dio”.

Francesco Tadini pubblica nell’Archivio Tadini il testo e le immagini di una mostra del 1989 di Emilio Tadini

Francesco Tadini, archivio, Tadini cataloghi Totah e Seno

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Fra tutti i libri di religione, nessuno come la Bibbia pone l’accento con tanta forza e con tanta frequenza su questo tema del contrasto violento fra Dio e gli uomini. È un rapporto contraddittorio, tormentato e ansioso – simile a quello che può intercorrere tra un padre e un figlio. Forse si potrebbe dire che l’episodio del sacrificio di Isacco è una specie di macchina teatrale montata per rappresentare, mostruosamente, il tragico che può darsi nel rapporto fra un padre e un figlio.

Francesco Tadini pubblica nell’Archivio Tadini il testo e le immagini di una mostra del 1989 di Emilio Tadini

Francesco Tadini, archivio, Tadini cataloghi Totah e Seno

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Nel Libro che porta il suo nome, Giobbe non si lamenta soltanto della durezza della sua condizione. È come se, con la forza tremenda della sua disperazione, Giobbe volesse rivoltarsi contro Dio. Giobbe grida: “Il mio lamento è una ribellione!” “Dio mi ha fatto torto!”, grida. E rinfaccia al creatore il suo disegno orribile: di averlo creato, ancora vivo, per l’abiezione e per la morte. Giobbe dice quella che è forse la frase più tragicamente eroica che sia mai stata detta da un personaggio in un libro: ” lo voglio discutere con Dio!” Nessun greco, forse, avrebbe potuto immaginare una “sproporzione” di questa ampiezza, di questa profondità. Gli eroi greci potevano agire confusamente contro Dio. Ma certo non avevano a disposizione gli strumenti mentali che gli consentissero di immaginare una “discussione” con Dio. E il Dio biblico, peraltro, sembra rispondere a Giobbe nel Libro di Isaia – quando dice al suo popolo: “Avanti, venite e discutiamo”.

Francesco Tadini pubblica nell’Archivio Tadini il testo e le immagini di una mostra del 1989 di Emilio Tadini

Francesco Tadini, archivio, Tadini cataloghi Totah e Seno

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Dio ha concesso a Loth e alla sua famiglia di salvarsi dalla distruzione di Sodoma – a condizione che nessuno di loro si volti a guardare la città in fiamme. La moglie di Loth va contro il divieto. Si volta. Vuole vedere, vuole guardare. Ad ogni costo. Vuole conoscere. Non è come se ci fosse un nesso tra il fatto di arrivare alla conoscenza e il fatto di guardare il puro terribile – la faccia di Dio? E la moglie di Loth è annichilita. O, piuttosto, è trasformata in un monumento a se stessa.

Francesco Tadini, archivio, Tadini cataloghi Totah  e Seno

Francesco Tadini, archivio, Tadini cataloghi Totah e Seno

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Nel mito biblico di fondazione, Adamo ed Eva, le prime creature, dicono il primo, colossale ” no ” che si alzi verso Dio. Quel ” no ” è esso stesso un atto di fondazione. Adamo ed Eva voltano le spalle alla felicità ottusa dell’innocenza perchè hanno deciso di accedere alla conoscenza di quel luogo mentale dove bene e male si individuano e insieme si mischiano. Adamo ed Eva vogliono spingersi oltre ogni confine stabilito. Ma “aumento si sapienza è aumento di dolore”, è scritto nel libro dell’Ecclesiaste. Perchè? Forse perchè la conoscenza è – “in conclusione” – conoscenza della morte? Comunque è da quel punto che incomincia quella specie di lotta fra Dio e Israele. Dal momento in cui, attraverso il corpo e l’anima dei suoi progenitori, Israele, per sempre, ha scelto di conoscere. Costi quel che costi. (Non è forse questa la scelta – tragica nel senso più alto del termine – su cui si fonda tutta la cultura occidentale nella quale noi viviamo? “Morte di Dio” e Apocalisse finale comprese, naturalmente…)

Francesco Tadini, archivio, Tadini cataloghi Totah  e Seno

Francesco Tadini, archivio, Tadini cataloghi Totah e Seno

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Direttamente e indirettamente, è forse “questa” la Bibbia che ha attrezzato la mente di tanti uomini di cultura ebrei. Forse è prima di tutto questa Bibbia che li ha stimolati – che li ha provocati – a spostare sempre più avanti i limiti della conoscenza, a voler conoscere ad ogni costo. Da Spinoza a Freud – per fare solo due nomi. Fino allo spavento vertiginoso e al limpido orgoglio di quello che bene o male, e comunque in mancanza di meglio, chiamiamo con il nome di “pensiero laico”.

Post  scriptum

Mi vengono in mente quei due versi stupefacenti di Calderon:

“…quel che si chiede alla luce
è l’ombra che lo risponde”.

Emilio Tadini

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Francesco Tadini pubblica nell’Archivio Tadini il testo e le immagini di una mostra del 1989 di Emilio Tadini

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Francesco Tadini, anche per questa pubblicazione, è grato alla dottoressa Melina Scalise (giornalista e presidente di Spazio Tadini, associazione non profit di Milano che organizza mostre e manifestazioni d’arte e cultura).

Si ricorda che presso Spazio Tadini, attualmente, è in corso la mostra di Lazzaro by Fornoni e che, sempre Spazio Tadini, partecipa al Photofestival edizione 2012 con l’anteprima assoluta di Fotonomica:  un progetto che promuove la fotografia italiana all’estero attraverso una galleria web. Dal 12 aprile al 5 maggio ospita la mostra di fotografia dal titolo PROMENADE, con la partecipazione di: Alessandro Grassani, Daniele Portanome, Fabio Barile, Lorenzo Mussi. vedi LINK al blog di Spazio Tadini.

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Altri link consigliati:

I rifiuti della società (testo su Kurt Schwitters, di E. Tadini)

Twitter di Francesco Tadini

Vita di Voltaire (da un testo di Arturo Carlo Quintavalle su E. Tadini)

Francesco Tadini ringrazia caldamente i lettori e raccomanda di non perdere le prossime novità sull’Archivio Tadini web. 

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