Nel generale e dilagante clima di servilismo nei confronti dei poteri forti, quegli stessi poteri che commissionano articoli ad orologeria, nessuno o quasi fa i conti con l'oste, con le criticità del sistema. L'anomalia italiana risiede in due fattori: 1) nel deficit strutturale del capitalismo nostrano, assolutamente privo dei fondi necessari per esercitare una forma pur blanda di strategia di lungo periodo; e 2) nella presenza para-pianificatrice di uno Stato vanamente invadente, puntuale nel ripianare i debiti dei privati o delle banche, ma totalmente inadatto a gestire l’emergenza. E' questo il dato reale al netto della situazione: chi potrebbe investire non lo fa, perché è troppo interessato a chiedere una ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro nei salotti di Cernobbio. In compenso, però, quelle stesse energie inviano un messaggio al potere esecutivo, strizzano l'occhio affinché esso crei condizioni agevoli per un intervento prospetticamente nocivo. Nocivo, sì, perché dietro la pretesa di una corsia preferenziale non c'è l'aspirazione di certi gruppi a esercitare un ruolo di sviluppo sociale, a salvaguardare gli eventuali posti di lavoro; la missione, semmai, è speculare ancora un po', tirare la corda nella speranza di trovare qualcosa di commestibile fra gli scarti dei magnager precedenti. E' una razza padrona che, come il resto del paese col debito pubblico, vive al di sopra delle proprie possibilità, convinta di poter tramandare ai posteri il conto degli sfaceli in corso. Hanno distrutto il tessuto sociale della vecchia borghesia e lo hanno sostituito col mito consumistico del successo facile, dell'azzardo calcolato. Hanno creato una torre di Babele ove è impossibile parlare di bene comune, funzione primaria da garantire all'interno di una polis. Hanno saccheggiato Roma cospargendo il terreno del libero mercato con quintali di sale, sì da rendere utopistica ogni correzione delle storture tipiche del capitalismo selvaggio. Hanno compiuto tutto questo in nome del profitto sfrenato e ancora una volta finiamo col chiedere il loro intervento salvifico. Nossignore, questo non è un miracolo italiano, è accanimento terapeutico.
G.L.