Le accuse lanciate dal Parlamento Europeo coinvolgono diversi membri del Front National in vista delle elezioni di fine marzo, primo vero test nazionale per il partito di Marine Le Pen
Iliacos intra muros peccatur et extra. Come evidenziava il poeta romano Orazio in una delle sue Epistole, il peccato è una condizione comune a tutti e puo’ colpire in ogni momento e in ogni luogo, sia all’interno che all’esterno delle mura di Troia. Nella fattispecie, tra chi si domanda perchè la denuncia sia uscita a meno di due settimane dalle elezioni e chi ironizza sul modo in cui alcuni membri di un partito eurofobico potrebbero aver profittato dei fondi europei, non sorprende che al centro delle accuse di frode ci sia il Front National, per di più in vista dell’appuntamento elettorale del 22 e 29 marzo. Per la precisione, nella lista degli indagati rientrano 29 assistenti dei 23 parlamentari europei del movimento politico di Marine Le Pen, accusati di essersi serviti dei fondi del Parlamento Europeo per finanziare le proprie attività di partito a livello locale.
In alto loco, i sospetti di finanziamento illecito hanno dapprima allertato il Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schultz, che ha quindi immediatamente richiesto l’intervento dell’Ufficio europeo antifrode (OLAF); richiamando in secondo luogo l’attenzione del Ministro della Giustizia francese, Christiane Tabouira. Quest’ultima, avrà il compito di allestire un collegio giudiziario nazionale in grado di fare luce sullo scandalo di truffa finanziaria.
Tra gli indagati spiccano illustri nomi della “nomenclatura” frontista; da Guillame L’Huillier – direttore del gabinetto del presidente d’onore del Front National, Jean-Marie Le Pen – si aggiunge il coinvolgimento di cinque stretti collaboratori del presidente del partito, Marine Le Pen, tra cui i consiglieri speciali Bruno Bilde, Julien Odoul e l’economista Philippe Murer. I magistrati si stanno inoltre interrogando sul possibile coinvolgimento dalla società di comunicazione Riwal all’interno del quadro d’accusa per malversazione dei fondi europei. La società, per mezzo del suo fondatore Frédéric Chatillon, conta già una denuncia lanciata lo scorso 23 gennaio per riciclaggio di denaro e uso improprio di beni aziendali, pertinente alla rimessa di 10 milioni di euro da parte di Riwal per finanziare al Front National sia le campagne cantonali del 2011 che quelle legislative del 2012.
Va da sé che il Presidente del Front National, Marine Le Pen, è già stata al centro di una polemica di origine “finanziaria” sorta lo scorso novembre, in seguito ad un prestito di 9 milioni di euro chiesto e ottenuto da una banca russa. Attacchi in gran parte opinabili, visto che la stessa Le Pen avrebbe poi giustificato la sua decisione come una scelta obbligata, dal momento che nessuna banca francese avesse allora deciso di farle credito. Di certo, alla notizia dell’ultima inchiesta concernente l’utilizzo improprio di fondi europei, non mancano le reazioni di sdegno nell’area frontista, dove c’è chi corroboral’ipotesi di un complotto mediatico da parte delle autorità dell’Unione Europea per discreditare il movimento di estrema destra francese.
A latere, a meno di dieci giorni dalle “départementales”, cio’ rappresenta uno scomodo inconveniente per il partito di Marine Le Pen. Nonostante le elezioni per il rinnovo dei consigli dipartimentali – subentrate alle elezioni cantonali in virtù della legge del 17 marzo 2013 – non siano particolarmente sentite dagli elettori francesi, il Front National è impegnato su due fronti in una campagna elettorale volta a tirare a sé sia il voto dei piccoli medi imprenditori che il sostegno dei lavoratori en chômage. Dati che risultano evidenti nella recente polemica sulla crescita delle imposte, che vede coinvolta la compagine politica di Marine Le Pen sullo stesso terreno dell’UMP (Union pour un mouvement populaire), il partito di Nicolas Sarkozy, che negli exit pool viene subito dopo il FN con il 28 % degli orientamenti. Di converso resta aperto lo scontro pubblico con il Parti Socialiste – il partito di governo – e con il Presidente della Repubblica François Hollande, soprattutto sui temi che riguardano la sicurezza e il lavoro. Proprio nella giornata di martedi’ 11 marzo alcuni militanti frontisti avrebbero sfidato un presidio di sindacalisti CGT (Conféderation géneral du travail)all’ingresso di un cantiere navale del complesso di Saint Nazaire (Loira Atlantica) – storica roccaforte dellagauche - distribuendo agli operai dell’Atlantique STX i propri manifesti in vista delle départementales.
Se fino ad oggi la strategia di comunicazione su base nazionale adottata dal Front National in vista delle elezioni dipartimentali, impeccabile nel denunciare la situazione della Francia tanto sul fronte della disoccupazione quanto sulle questioni fiscali, ha visto premiare il movimento di estrema destra con ilprimato storico che censisce la presenza dei propri candidati nel 95 % dei cantoni francesi, durante i prossimi dieci giorni il partito di Marine Le Pen dovrà fare i conti con un’incognita giudiziaria che non sarà di priva di ripercussioni. Sia all’interno che all’esterno delle “mura”. Dunque, a prescindere dalla rilevanza dello scrutinio elettorale, le départementales saranno un test per misurare l’effettivo indice di radicamento del Rassemblement Blue Marine a livello nazionale. E fino a prova contraria, l’alta percentuale d’astensionismo prevista giocherà a vantaggio del Front National.
Giacomo Fidelibus @JackFide