Lo scorso 29 maggio, nel tardo pomeriggio, Vincent e Bruno hanno celebrato le loro nozze nella città di Montpellier, nel sud della Francia.
Oggi, nella stessa zona, a Bollene, il sindaco donna Marie-Claude Bompard si è rifiutata di unire in matrimonio Amandine e Angèlique, due ragazze lesbiche di trent’anni.
Il matrimonio, previsto per il prossimo 10 settembre, non verrà celebrato né dalla prima cittadina né tantomeno da un vice da lei incaricato: il sindaco ha fatto notare che sarebbe solo uno stratagemma per aggirare il problema che le si pone davanti, ovvero, a suo dire, un vero e proprio caso di coscienza.
La Provance.com riporta la dichiarazione della Bompard: “Sono stata eletta per governare la città, non per fare delle cose che la mia coscienza rimprovera”.
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Proveniente dal partito di destra Mouvement pour la France, la Bompard sostiene di non essere contro le persone, bensì contro la legge che lo scorso aprile ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Con il nuovo articolo 143 del codice civile la Francia è diventata il 14° paese al mondo ad approvare le nozze gay, in un clima di proteste omofobe e manifestazioni di sostegno alla legge.
Anche il matrimonio di Montepellier, la prima unione gay ufficiale in Francia, è stato animato da proteste fuori dall’edificio del Comune, dove sono volati fumogeni sui numerosissimi invitati (oltre 500, di cui 200 giornalisti) e dove la polizia ha dovuto intervenire per riportare l’ordine.
La scelta di mediatizzare queste nozze fu presa dagli stessi sposi, militanti della comunità gay, che vollero fare del loro giorno felice un’occasione per parlare di tolleranza e ispirando “all’amore anziché all’odio”.
Appare dunque chiaro che la battaglia per i diritti degli omosessuali non si possa dire vinta con il varo della legge. Ma il salto di qualità di questa polemica potrebbe proprio avvenire in questo momento: non sono più soli i manifestanti cattolici e\o omofobi; ora, invocando il giudizio della propria coscienza, i sindaci obiettori potranno diventare casi esemplari per l’intera comunità e animare ancor più un dibattito che sembrava essersi esaurito. E’ difficile dire se si possa scomodare la propria coscienza nella necessità di prendere posizione in un caso come questo; è certo, però, che non si possa fare appello alla religione, soprattutto alla luce delle ultime dichiarazioni di Papa Francesco, il quale, in volo per Buenos Aires, ha semplicemente affermato: “Chi sono io per giudicarli?”.
I rappresentanti del partito socialista francese si dicono indignati del rifiuto opposto dal sindaco di Bollene, che è tenuto ad applicare la legge nazionale. Intanto le due donne hanno annunciato ricorso al prefetto.
Articolo di Virginia Speranza