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Le origini non tradiscono. Forse perché 'Siamo quello che mangiamo', così come hanno scoperto nei giorni scorsi i maturandi in una delle tracce della prova d'italiano. Sarà per questo che anche il maestro Franco Battiato non ha rinunciato alla 'sua' parmigiana di melanzane che fa tanto aria di casa mentre, durante l'intervallo di pranzo nell’atmosfera finto-trattoria della versione democratica dell'alta cucina di Claudio Sadler, a due passi da dove sta provando con la sua band, ha raccontato del suo nuovo tour dall'evocativo titolo Up patriots to arms al via il prossimo 15 luglio dall'Ippodromo Le Capannelle di Roma nell'ambito del Festival Rock in Roma.
La scelta, che rievoca un pezzo di Patriots del lontano 1980, è strettamente sociale perché "il brano e' molto attuale". «C'e' un risveglio che si vede dappertutto. Basta pensare che due signore, separatamente, mi hanno fermato al supermercato per dirmi: 'Ci stiamo svegliando'. Per questo io, solitamente contrario alle barricate, provo un'adesione totale di stima ed emotivita' quando vedo i precari della scuola lanciare i libri in piazza a Roma», ammette Battiato. Senza, pero', dimenticare di citare Eugene Ionesco che, assistendo a un corteo parigino di studenti sessantottini dal balcone della sua casa editrice, ebbe a commentare: «Voi siete la classe dirigente di domani».
«Sono uno che ha studiato un po' – ha continuato Battiato - e so che Povera Patria è attuale ieri, oggi e lo era anche nell'Antica Grecia o nella Roma del Basso Impero, ma la vittoria di Pisapia a Milano l'avevo prevista. La Moratti e' stata di una scorrettezza tale che si meritava di essere espulsa dall'Italia». «Il risveglio però sarà lungo - ha aggiunto il Maestro -. Quella politica è una razza che, centro, sinistra o destra, ha messo le mani sulla finanza. Le intercettazioni di questi giorni sembrano fantascienza».
Ma visto che il Maestro non vuole fare campagna elettorale, ma tornare a cantare eccolo alzarsi in piedi - non solo metaforicamente - per mettersi al centro del palco attorniato da una band completa di cinque elementi e di un quartetto d'archi per un «ritorno al rock: ma rock techno, non dark», dice sorridendo l'artista di Jonia che cantilena con il suo marcato accento, racconta barzellette strappando risate confessando candidamente che «non amo il palco e non mi manca il pubblico», così come non gli mancava «a vent'anni».
Ma il pubblico ama il Maestro e lui gli regalera', per 22 serate comprese quelle siciliane del Complesso monumentale Castello a Mare di Palermo del 13 agosto e del Teatro Antico di Taormina del 15 agosto, un excursus in trentun'anni di carriera. Nella scaletta - «che non deve essere un'ossessione» - ci sono Auto da fe', Un’altra vita, Shock in my town, Summer on a solitary beach, Il ballo del potere, la celeberrima La cura con una ritmica diversa ma con la stessa melodia fino a Il cammino interminabile e a Stranizza d’amuri, nelle quali la lingua siciliana non e' una barriera per la comprensione. «Ricordo a un concerto in Spagna un gruppetto di ragazzine che cantavano il ritornello di Stranizza d’amuri. Mi avvicinai alla fine perché pensavo fossero siciliane ma non conoscevano ne' una parola di italiano, ne' di siciliano», ha continuato Battiato che a fine tour (l’ultima data è quella del 15 settembre a Torino) si concederà una vacanza sicula in una casa nei pressi di Fiumefreddo prima di ripartire per i suoi progetti. «Un film su Haendel al quale lavoro da due anni e mezzo e una decina di repliche di Telesio, opera in cui gli attori sono sostituiti da ologrammi».
Probabilmente non tornera' presto al Festival di Sanremo, ma ricalchera' il palco dell’Ariston il 26 luglio («E' una punizione», scherza), perché «la musica leggera in tv non funziona. A Sanremo non si vince per le canzoni ma per altro». Ancora più' lapidario sui talent musicali assimilati agli spettacoli dell’antico Colosseo: «Sono fenomeni dove entra in ballo la competizione - ha concluso -. Per certa gente l'odore del sangue ha un fascino sbalorditivo».
(Pubblicato su La Sicilia del 23 giugno 2011)
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