L’ultimo scandalo sullo sperpero dei soldi pubblici da parte dei politici italiani sta investendo in queste ore la regione Lazio. Sotto inchiesta c’è Franco Fiorito, ex capogruppo regionale del Pdl e Presidente della Commissione bilancio (ironia della sorte). Completi gessati, panciotto, un peso massimo 41enne molto carismatico. È soprannominato “er Batman” e chi lo conosce parla di lui come un uomo prepotente e arrogante. Fiorito è accusato di peculato, ovvero di essersi appropriato indebitamente di circa sei milioni di euro. A riprova della sua malafede arriva in procura, dove verrà interrogato, a bordo del suo Suv, un Bmw X 5 costato “soli” 88 mila euro: “Sì, lo so: come presidente di commissione ho diritto anche all’auto blu, ma l’auto blu non mi bastava. Avevo un tremendo bisogno di questo Suv”.
Ad attenderlo il procuratore aggiunto Alberto Caperna, il sostituto Alberto Pioletti e gli uomini del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, che stanno passando al setaccio i documenti contabili sequestrati venerdì scorso negli uffici del partito alla Pisana e in quelli prelevati nelle abitazioni di Roma e Anagni del consigliere. Intanto la presidente della regione Renata Polverini (Pdl) minaccia le dimissioni: o si opta per un taglio drastico ai partiti oppure lascerà la poltrona.
“Ho deciso di venire qui – ha detto nel pomeriggio davanti al Consiglio regionale riunito in sesisone straordinaria – per chiedere scusa a nome di tutti quanti noi ai cittadini del Lazio per quello che hanno dovuto leggere in questi giorni e ascoltare su ciò che si è consumato all’interno di questa istituzione”
”In queste ultime due settimane questa Regione è finita sulle prime pagine di tutti i giornali, non solo nazionali, per l’uso, oserei dire, abnorme e a dir poco disinvolto di fondi del Consiglio regionale destinati ai gruppi. Io ho sempre rispettato l’autonomia del Consiglio e l’autonomia dei gruppi consiliari ma oggi sono qui per dire che a prescindere dal momento storico che stiamo vivendo questo atteggiamento è considerato dai cittadini insopportabile e indecente”.
“O siamo tutti convinti che il tempo è scaduto oppure non credo valga la pena di andare avanti. O siamo convinti che superiamo questo scoglio oppure siamo come la Concordia e ci sfracelliamo”
Le parole della Polverini in aula, leggi
Questione di onore, forse, oppure di troppe pressioni dalle alte sfere del partito. O si tratta della guerra personale contro il presidente del consiglio regionale Mario Abbruzzese? Due auto blu, appoggio incondizionato a Francesco Battistoni, che ha succeduto Fiorito nel luglio scorso come capogruppo e che parrebbe invischiato nella malaffare. La Polverini non ci sta: vorrebbe il repulisti, una maggioranza dal volto nuovo. Anche il partito sembra essere della stessa opinione: “O cambia tutto, o ce ne andiamo a casa”, fa sapere la Polverini. Angelino Alfano auspica il ritorno alla trasparenza e rivendica il dovere di governare con lealtà: “Il Pdl farà la propria parte fino in fondo perchè non ha nulla a che fare con ladri, rubagalline e mascalzoni”.
Il fatto è che c’è da rendere conto agli elettori l’immenso capitale utilizzato da Fiorito, a cui non bastavano 18 mila euro lordi al mese per avere una vita decorosa: due auto “aziendali”, il già citato suv e una smart (utilizzata dalla segreteria perché troppo piccola per lui), una festa organizzata dai pidiellini “con donnine seminude” (come le descrive Fiorito) il 21 giugno 2012. Tutto in stile Antico Romano Impero e con Cinecittà come fornitore ufficiale. Una vacanza in Costa Smeralda per lo stress post campagna elettorale, cene, abbuffate di dolci (“Me so’ magnato dodici bignè allo zabaione”). Ma ci sono anche le spese di colleghi a pesare sulle casse regionali: vini pregiati, regali natalizi, ancora automobili, cene e aperitivi, pregiate cravatte made in Italy e persino un book fotografico di Veronica Cappellaro, oggi presidente della commissione cultura. Un elenco che ha del surreale, che Fiorito presenta sotto forma di dossier in giunta per incastrare una fronda interna del Pdl, guidata dagli ex Forza Italia vicini ad Antonio Tajani, rea di averlo messo in minoranza e di aver eletto al suo posto Battistoni. Una storia di vendette personali, corruzione, lusso sfrenato e pessima amministrazione. Quale novità, verrebbe amaramente da dire.