di Franz Krauspenhaar
stasera ero deficiente guardavo fernando di leo
l’ha scoperto tarantino e io, io prima che sono
più vecchio, [ e mi rompo con 'sti punti fermi: dio, patria, famiglia, il 68, andrea pazienza, brigitte bardot.
qualcuno fermi il 900! ]
dopo simili percussioni, bongo mentali aspiranti
come in una pisciata gassata di gregory corso
avevo sete, avrò sete, andrò al billa. billa, sì.
ieri si è sparato il noto playboy gunter sachs,
e non ho una roba nera da mettermi. va bene
il pigiama palazzo color cacca di helmut berger?
tutto un mondo novecento ancora non schiatta,
sono duri a morire i fantasmi, un conto è la
olivetti lettera 33, un conto il comunismo detto
da tutti i versanti. così, morto di consumo,
appellatomi alle mie facoltà mentali
di non rispondere
nemmeno sotto tortura
non solo alla mia coscienza
sporca
ma anche ai padroni, ai sindacati, ai fascisti
al PCI di pozzetto di “la patata bollente”,
io reputo il pomeriggio di maggio una sadica
interazione col masochismo, dunque mi ergo
come noumeno del casus sbelli. decido per sete
atavica di andare al billa. mi chiamo franz,
franz vom fass. sono l’uomo alla spina, dopo
l’uomo in ammollo. vado al billa per prendere
un paio di birre weizen. che non si dica che io
io, ragazzi tristi, come me, sono un epilogo
(e non dico epigono, ma ribadisco epilogo)
di bukowski! e che c’è da vedere? neanche
le gambe. Le cassiere del billa sono orrende.
sono pervenute da romero, il cineasta.
la notte dei morti viventi è orario fino alla
chiusura. vecchi flaccidi, mezzi morti, malati,
fradici e cardiopatici, tutti coi fonzies in mano,
le coche cole, la salsiccia, roba che ammazza
più del petrolio, più del sesso via internet.
le cassiere del billa sono orrende, verrucanti,
sbattute in faccia da batticarne naturali,
le intemperie della vita maligna, io non ho pietà
del brutto, non ho pietà ma assisto alla morte
d’ogni grumo di decenza estetica!
con le mie due franziskaner weizen in mano
sto in coda e mi autoscatto una foto, che
si veda la cassa. è come tognazzi in quel film
che si faceva una polaroid al cazzo e faceva
vedere la foto a una vecchia, per noia.
io faccio vedere dalla digitale alla cassiera.
niente cazzo, solo la mia faccia orrenda.
nel buio del cono d’ombra. nell’ombra
di tutti i mondi. che dio abbia pietà
di noi, e anche di sé. mi chiamo franz,
franz vom fass, e sono un cercatore.
un cercatore di birra al billa.
[Foto: Udo Janzen - Attenti a quei crucchi #4.]