“Tutto il mondo è paese” recita un antico adagio. E andando in Bulgaria ho avuto una ulteriore conferma di quanta verità contenga anche questa perla di antica saggezza.
Anzi, nel caso della Bulgaria e della Sardegna si tratta in realtà di fratellanza vera.
Mai e poi mai avrei immaginato quanto siano veramente vicini i sardi e i bulgari, due popoli che appartengono alla grande famiglia della Mater Mediterranea, insieme agli etruschi, ai greci, ai corsi, ai catalani, ai liguri, ai coloni della magna grecia e a tutti gli altri che qui non voglio e non saprei elencare per intero.
E’ difficile ricostruire i flussi migratori che nei millenni hanno interessato i tanti popoli europei che ora vivono sotto diverse bandiere.
La storia, quella dei libri, la scrivono i vincitori, ha detto qualcuno; ed è vero; e ricostruirla, se ci accontentiamo della versione ufficiale delle fonti, in fondo è abbastanza facile.
Più difficile è ricostruire la preistoria; difficile, ma non impossibile.
Ci stanno provando in tanti a farlo: Leonardo Melis, Sergio Frau, Onnis, Pintore e tanti altri tra gli scrittori; poi ci sono i geologi, gli antropologhi, i sociologhi, gli archeologhi; tra questi ultimi, a Sofia, ho conosciuto la prof.ssa Dimitrina Mitova Gionova che ha scoperto a Garlo ( a 50 km dalla capitale bulgara) un pozzo sacro protosardo.
E’ stato emozionante visitarlo; per un lungo istante, mentre scendevamo gli scalini in pietra, ricoperti di muschio, che dal dromos conducono al pozzo, l’emozione ha avvolto la nostra comitiva in un velo di commozione senza tempo; io ho sentito nel mio animo che le mie radici affondavano sino a lì.
La sera della conferenza la archeologa ha detto di essere una bulgare che si sente sarda; io, la sera successiva, dopo la rappresentazione teatrale, ho dichiarato di essere un sardo che, almeno per qualche giorno, si è sentito molto bulgaro.
Con noi c’era anche Sergio Frau, che ci ha intrattenuto con una relazione multimediale di presentazione del suo libro “Le colonne d’Ercole”.
Con emozione e sorpresa ho appreso che esse, in realtà, non sarebbero da collocare tra Gibilterra e Marocco (in quello stretto passaggio del mar mediterraneo che immette nell’oceano atlantico) ma bensì tra la Sicilia e la Tunisia (prima che il mare ne ricoprissi le antiche estremità terrestri, ora sommerse).
Ma di questo parlerò in un prossimo post.