di Claudia Bruno
Fonte: terranauta.it
CATEGORIE: Salute , Medicina preventiva
Prendersi cura della propria pelle, spesso, significa prendersi cura di sé
E’ strano pensarlo, ma in fondo la pelle è un involucro, la membrana che ci separa dal mondo esterno e allo stesso tempo ci permette di comunicare con esso. Le parti più espressive del nostro corpo (mani, faccia, labbra, occhi) non sarebbero le stesse senza il colore, la morbidezza, la consistenza della pelle che le riveste giorno dopo giorno. La pelle rispecchia così i nostri umori, rivelando lati più o meno nascosti della nostra personalità, del nostro modo di essere.
Per questo prendersi cura della propria pelle, spesso, significa prendersi cura di sé, decidere di rivelarsi al mondo nella maniera più spontanea e naturale. In ciò la stagione invernale può essere d’intralcio anche ai più volenterosi, se si perdono di vista le necessità dermatologiche essenziali per l’epidermide.
La pelle è composta da tre tipi di tessuto: l’ipoderma, il derma e l’epidermide.
L’epidermide, il tessuto della pelle più esterno, svolge una funzione essenzialmente di protezione. Si accresce attraverso quattro strati (basale, spinoso, granuloso e corneo) con un processo di cheratinizzazione che ha una durata di 3 o 4 settimane. Proprio sullo strato corneo, il più superficiale, influiscono le intemperie. Qui si conclude il processo di cheratinizzazione per il rinnovamento cutaneo: le cellule morte, senza più nucleo, vengono eliminate come lamelle cornee dalla superficie epidermica.
Il compito principale dello strato corneo, è quello di mantenere in equilibrio lo stato di idratazione dell’epidermide sia rispetto all’esterno, che in relazione agli strati sottostanti.
Proprio per il suo progressivo disfacimento, infatti, lo strato corneo contribuisce insieme alle ghiandole sebacee e sudoripare, a costituire l’NMF, il Natural Moisturizing Factor (fattore naturale di idratazione). Per intuire l’importanza dell’NMF, basti pensare che una sua carenza implicherebbe una perdita idrica circa del 25% e una perdita di elasticità del 66%.
Quando il freddo, il vento, la scarsa e poco accorta umidificazione degli ambienti in cui viviamo d’inverno, provocano una disidratazione epidermica, quindi, il primo allarme di secchezza è l’assenza di alcuni componenti essenziali dell’NMF, come l’urea, elemento fondamentale per la doppia azione idratante (trattiene l’acqua) e levigante-emolliente. Non a caso, molte delle creme idratanti, consigliate in caso di secchezza della pelle, contengono urea.
Ma sottoporsi esclusivamente a trattamenti idratanti potrebbe non bastare. Molto spesso, infatti, manca la consapevolezza di piccoli e ripetuti gesti quotidiani, piccole disattenzioni in grado di annientare a nostra insaputa ogni effetto benefico di cosmetici e trattamenti.
Secondo una recente indagine dell’International Society of Plastic Dermatology, in Italia la secchezza epidermica nella stagione invernale è un problema che riguarderebbe l’87% della popolazione, causando pruriti, arrossamenti, screpolature e spaccature.
Perché succede questo? Per molti motivi. A volte basterebbe soltanto riflettere un po’. Una cosa che ci si chiede poco e si ripete ancor meno, per esempio, è perché la pelle è soggetta a disidratazione d’inverno.
La perdita di liquidi, infatti, non è altro che il risultato a lungo termine della sensazione di ‘freddo’. Il freddo, causando una restrizione dei vasi sanguigni rende meno attive le ghiandole sudoripare e sebacee riducendo notevolmente la quantità di grassi prodotti dalla pelle (essenzialmente grasso sebaceo e lipidi interlamellari o ceramidi). In questo modo sarà favorita la perdita di liquidi, perché verrà fortemente alterata la naturale ‘funzione barriera’ del film idrolipidico presente in superficie per garantire il trattenimento dell’acqua. Questo non farà che indebolire e seccare lo strato corneo, non più in grado di svolgere la sua funzione correttamente.
Il primo rimedio, dunque, sarebbe coprirsi! Munirsi di calze abbastanza coprenti, di una buona sciarpa, di guanti caldi, evitando che le zone più delicate siano sottoposte a temperature troppo basse per periodi di tempo eccessivamente lunghi.
Un’altra accortezza riguarda i lavaggi quotidiani. In questo senso è importante fare attenzione a non esagerare nella frequenza e preferire detergenti neutri, privi di profumi, coloranti, alcool, possibili cause di ulteriori irritazioni.
Soltanto dopo aver preso queste piccole, quotidiane, ma essenziali accortezze, sarà opportuno preoccuparci di scegliere il trattamento idratante che fa a caso nostro.
Per una pelle normale, in genere, sono consigliati tutti quei prodotti a base di principi umettanti e grassi, come l’estratto di cocco o la glicerina. Se la pelle in questione, invece è tendenzialmente secca, allora sarà meglio idratarla con prodotti arricchiti di principi nutrienti (oli vegetali, karitè, latte di riso, ceramidi) o rivitalizzanti a base di vitamine e oligoelementi per pelli predisposte alle irritazioni.
Ma se la pelle non finisce dove la vediamo, l’idratazione esterna non è sufficiente. Ricordiamo allora una sana alimentazione, ricca di frutta, verdura e vitamine (soprattutto A, C, E) e non dimentichiamo, nonostante il freddo annienti l’istinto della sete…di bere!