Nel marzo scorso Papa Francesco ha spiegato che «i peccati dei media, i più grossi, sono quelli che vanno sulla strada della bugia, della menzogna, e sono tre: la disinformazione, la calunnia e la diffamazione». La prima, in particolare, è più pericolosa perché «la disinformazione è dire la metà delle cose, quelle che sono per me più convenienti, e non dire l’altra metà».
Pochi vaticanisti hanno ripreso queste durissime parole del Pontefice, anche perché sapevano benissimo che erano rivolte innanzitutto a loro. Da tempo ci occupiamo della frequente disinformazione del vaticanista Marco Politi de il “Fatto Quotidiano”. Ma molti suoi colleghi non sono da meno.
Luigi Accattoli, vaticanista de “Il Corriere” solitamente attento e non fazioso, ha attaccato grossolanamente le Crociate prendendo spunto da alcune parole di Papa Francesco. Eppure, proprio Accattoli aveva anticipato che «il contesto nel quale Papa Francesco aveva nominato le Crociate non comportava un diretto riferimento al mondo musulmano e ai “pellegrinaggi armati”». E allora perché scrivere un articolo sulle Crociate e di fantomatici “mea culpa”? Il giorno dopo lo storico Franco Cardini ha replicato al vaticanista de “Il Corriere” scrivendo ovviamente che il Papa non voleva dare alcun giudizio storico su tali eventi e che sulle crociate circolano ancora troppe falsità e troppi pregiudizi negativi.
Da qualche tempo segnaliamo il cambio di rotta di Paolo Rodari che, da quando è passato dal “Foglio” a “Repubblica” si è subito adattato alle linee guida di Mauro e Scalfari. Qualche giorno fa ha infatti strumentalizzato un episodio: Frei Betto, domenicano brasiliani amico di Fidel Castro e fedele alla comunista teologia della liberazione (che usava mischiare la teologia con l’analisi marxista, legittimando la lotta di classe armata), sarebbe stato «ricevuto ieri da Papa Francesco a casa Santa Marta». Rodari per l’occasione lo ha intervistato e il frate rosso ha spiegato di aver parlato al Papa della teologia della liberazione e di averli chiesto di «riabilitare ufficialmente Giordano Bruno», Papa Francesco gli avrebbe risposto in modo affermativo, dicendogli di pregare per questo.
Subito si è accodato Gian Guido Vecchi, vaticanista de “Il Corriere” solitamente onesto. Anche lui ha riportato la presunta conversazione tra Francesco e il teologo ribelle, non si sa da quale fonte abbia attinto. Maurizio Chierici de “Il Fatto” ha fantasticato sul primo Papa che “non dice di no a Giordano Bruno”. La notizia ha fatto il giro del mondo.
La disinformazione, ci ha spiegato Bergoglio, è dire metà delle cose, quelle più convenienti. Così Papa Francesco ha fatto intervenire l’Osservatore Romano, il quale ha riportato che il Papa ha davvero incontrato Frei Betto, ma giusto il tempo del baciamano al termine dell’udienza generale del mercoledì, come con altri mille fedeli. Non c’è stata alcuna udienza privata, dunque, tantomeno discussioni su Giordano Bruno e sulla sua ipotetica riabilitazione. Anche il portavoce del Pontefice, padre Federico Lombardi, ha voluto chiarire: «Il Papa non ha ricevuto Frei Betto a Santa Marta, non si è trattato di un colloquio articolato», ma soltanto «di un saluto di passaggio, nell’ambito del cosiddetto “baciamano” al termine dell’udienza». Papa Francesco «si è fermato per qualche istante, ha ascoltato e alla fine concluso, come spesso fa, invitando a pregare». Di certo, ha ribadito Lombardi, «non ha inteso entrare nel merito della vicenda di Giordano Bruno». Dunque, il breve incontro «non va trasformato in qualcosa che non è».
Fortunatamente Andrea Tornielli, come al solito tra i più attendibili vaticanisti, ha sottolineato l’ennesimo errore dei suoi colleghi, citando l’intervento ridimensionatore della Sala Stampa del Vaticano.
Il professor Paolo Sorbi, sociologo cattolico con alle spalle una militanza giovanile “a sinistra” (uno de marxisti ratzingeriani), ha spiegato di aver avuto Frei Betto come «punto di riferimento». Tuttavia lo ha accusato di non saper fare autocritica, in particolare nel ricorso alla lotta armata, quando «Frei Betto avrebbe dovuto rispondere alla violenza dei regimi che combatteva con i movimenti di massa anti-imperialisti e democratici». Inoltre, Sorbi ha spiegato che «il personaggio di Giordano Bruno è irrecuperabile: era un ‘mago egizio’». Il fatto che fosse domenicano, «non vuol dire niente: del resto, anche nell’ordine domenicano, da me amatissimo, vi possono essere degli stupidi».
La verità, che molti vaticanisti diranno mai, è che Bergoglio non ha mai condiviso le tesi della teologia della liberazione e ha più volte condannato i suoi confratelli gesuiti che si lasciavano attrarre. Ad esempio ha sempre criticato nella teologia della liberazione «l’uso di una ermeneutica marxista», come ha spiegato l’arcivescovo Filippo Santoro, suo collaboratore latino-americano.
Il consiglio che diamo ai nostri lettori è sempre lo stesso: evitate di comprare i quotidiani, sono soldi buttati e regalati alla disinformazione, un attento uso del web oggi è più che sufficiente. Per quanto riguarda la Chiesa, riferitevi soltanto a fonti attendibili e ufficiali come l’Avvenire, Radio Vaticana, l’Osservatore Romano e il sito del Vaticano.
La redazione