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Frittate esistenziali

Da Fishcanfly @marcodecave

Non era arrivato mai ad avere dubbi su se stesso. Pensava a se stesso come un’unità, un uovo primordiale che mai sarebbe esploso o schiuso. Non c’era niente da scoprire in se stesso. Aveva letto 5 volte di seguito Siddharta di Herman Hesse e lo aveva illuminato. Aveva pensato che sarebbe stato un principe per sempre o che avrebbe giocato con gli uomini sempre standosene da parte. Quando aveva diciotto anni andò naturalmente all’università perché così era stato stabilito. Non c’era stata scelta, dubbio, ritrosia. Quello apparteneva agli umani, apparteneva al regno del dubbio che era il regno degli dèi a metà, di quelli che non sapevano dell’unità. Andò all’università perché così doveva essere, scelse alcune compagnie e ne rifiutò altre con la stessa naturalezza con cui la pioggia cade e con cui la gravità ruba le mele agli alberi.

Frittate esistenziali

Ma non sapeva che c’era l’esercito delle uova ad aspettarlo.

Non c’era incrinatura, spazio, modifica. Quello era per gli altri, il regno di chi mai avrebbe conosciuto. La naturalezza della vita lo portò ad un viaggio e conobbe gente che non aveva programmato. Si sentì vicino alle persone che aveva conosciuto, ma non erano membri del suo regno. Li sentì coraggiosi: avevano preso la propria vita di petto. Gli dissero che non c’erano scelte migliori, ma che c’erano scelte e che il mondo è un armadio da cui scegliere i vestiti. Non importava la marca. Alcune di queste persone avevano lasciato la famiglia, altre avevano attraversato oceani, altre erano diventate bariste o altri si erano trovati a difendere i diritti degli animali.

Frittate esistenziali

Non erano pentiti. Avevano rotto l’uovo del così-doveva-essere. Si sentì un viandante. Si accorse del mondo e si accorse del fatto che non poteva più evitarlo. Era uno straccio: prese con sé il dubbio, coccolava il dubbio, ma il dubbio non coccolava il suo sé. Ora poteva cavalcare il mondo, liberarsi del guscio. Si sentiva male: è la globalizzazione, baby.

Valeva tutto: le ombre, le luci, le cose vecchie e nuove, quelle brutte, le persone che ti raccontavano dei viaggi in vela e di quelle che mai si erano spostate dal proprio quartiere. Decise che voleva scrivere un inno al mondo e alla brevità della vita.

Quanto è stupida la vita, pensò, ora vorrei una frittata.

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