Max von Sydow nella parte del maggiore Von Steiner
La Seconda Guerra Mondiale è ancora in corso. In un campo di prigionia tedesco il maggiore Von Steiner, che ha vestito la maglia della sua nazionale di calcio, riconosce tra i prigionieri John Colby, giocatore del West Ham e dell’Inghilterra. Facendo leva sulla comune passione i due si mettono d’accordo per organizzare una partita tra una rappresentativa della Germania nazista e una degli alleati, costituita esclusivamente da prigionieri del campo. La partita per gli alleati diventa un modo per progettare e realizzare un’impensabile fuga, grazie alla successiva aggregazione di un canadese che del calcio non sa nulla ma in compenso è in contatto con la Resistenza. Fuga che si attua non prima di aver sconfitto i nazisti sul campo. Il calcio permette così ai prigionieri di prendere coscienza della propria situazione e, al tempo stesso. di riacquistare la propria dignità e di lottare per conquistare la libertà dal giogo hitleriano.
Avrete sicuramente riconosciuto il plot di Fuga per la vittoria, il film di John Houston del 1981 con i finti giocatori Max Von Sydow, Michael Caine e Sylvester Stallone e con i veri Pelé, Ardiles, Bobby Moore e Van Himst.[1] La cosa curiosa è che, per la legge del contrappasso che evidentemente vale nell’inferno dei campi di prigioniareali, il più grande giocatore sfuggito ai lavori forzati e forse alla morte grazie al calcio è stato Fritz Walter, uno che la Seconda Guerra Mondiale l’ha fatta con la camicia bruna.
Nel 1945 Fritz Walter ha soli 25 anni, eppure sembra già aver vissuto due vite intere. Una prima a giocare: per la squadra della sua città, il Kaiserslautern, da quando ha otto anni e per la nazionale tedesca, dal 14 luglio 1940, quando a Francoforte ha segnato una tripletta al debutto con la maglia bianca con la svastica in un 9-3 contro la Romania. Una seconda vita come soldato del Reich. Il Führer ha chiamato e Fritz è finito sul fronte orientale a fare il paracadutista e poi, grazie all’intercessione dell’ufficiale Hermann Graf nello stormo di caccia JG 50, dove insieme ad altri calciatori ha avuto il privilegio di far la guerra dedicandosi alla squadra dei Combattenti rossi, Die roten Jäger. Poi sono arrivati i rossi veri, i sovietici, e così ritroviamo Fritz Walter nel campo di prigionia di Máramarossziget in Ungheria.
Il monuento che a Kaiserslautern ricorda i cinque giocatori del club campioni del mondo in Svizzera: da sinistra a destra Werner Liebrich, Fritz Walter, Werner Kohlmeyer, Horst Eckel, Ottmar Walter (fratello di Fritz)
E qui arriva il colpo di scena. Fritz continua a fare quello che sa far meglio: giocare a calcio, stavolta insieme alle guardie slovacche e ungheresi. Qualcuno di questi compagni di gioco casuali lo salva dalla probabile deportazione procurandogli forse un documento falso che attesta che Fritz è cittadino della Saarland.[2] Il venticinquenne di Kaiserslautern ritorna così in Germania e riprende quell’ascesa che la guerra aveva interrotto. Il campionato tedesco conquistato nel 1951 e nel 1953, il ritorno in nazionale e da capitano nel momento in cui cade il divieto per l’ex Germania nazista di disputare partite internazionali, l’incredibile e un po’ chiacchierata conquista del Mondiale in Svizzera nel 1954 ai danni dell’Ungheria d’oro.
In tutta la carriera Fritz Walter colleziona 384 presenze e 307 gol nel Kaiserslautern, 61 presenze e 33 gol in nazionale. L’ultima apparizione nella semifinale persa 3-1 contro i padroni di casa ai Mondiali di Svezia nel 1958, quando un fallo di un difensore gialloblù lo azzoppa. I numeri sono da grande bomber, ma un po’ fuorvianti perché il capitano dei campioni del mondo del 1954 è stato un giocatore dalla tecnica sopraffina, bravissimo anche come rifinitore tanto che, almeno nominalmente, ha sempre ricoperto il ruolo di interno sinistro. In campo era però soprattutto un autentico trascinatore. Non a caso appartiene al ristretto club dei capitani onorari della nazionale tedesca, un club che annovera, oltre lui, solo Uwe Seeler, Lothar Matthäus e Franz Beckenbauer.
A proposito di Kaiser Franz, stando a lui Fritz Walter è il più grande giocatore che abbia mai indossato la maglia della nazionale tedesca. E se lo dice Beckenbauer…
federico
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[1] Fuga per la vittoria è liberamente ispirato al film ungherese Due tempi all’inferno del 1962 (di cui abbiamo parlato qui) e al film russo Terzo tempo del 1963, a loro volta ispirati alla cosiddetta partita della morte
[2]La Saarland, territorio conteso tra francesi e tedeschi, rimane uno Stato indipendente dal 1945 al 1956, quando un trattato ne sancisce l’annessione alla Germania Ovest. Una curiosità calcistica: la nazionale della Saarland partecipa alle qualificazioni Mondiali del 1954 (gruppo 1 con Germania Ovest e Norvegia) totalizzando una vittoria, un pareggio e due sconfitte