27 novembre 2013 Lascia un commento
Come allora, anche oggi e’ un film che non mi appartiene, eppure mi conquista praticamente in ogni sua manifestazione cinematografica.
La storia e’ nota, Marlon Brando e’ un ex pugile scaricatore di porto invischiato con la malavita locale governata da Lee J. Cobb.
Testimone ed in un certo modo responsabile della morte di un suo amico per mano della malavita, col tempo si redimera’ sfidando i suoi amici delinquenti anche grazie alla forza dell’amore e del coraggio ritrovato con l’aiuto di Karl Malden prete coraggio che stanco di vedere uomini schiacciati dai soprusi, decidera’ di impegnarsi in prima persona per i loro diritti.
Brando inizia qui? Probabile e comunque impressiona ma in realta’ impressionano un po’ tutti.
Incetta di Oscar, senza alcun dubbio meritatissimi, con Brando e Kazan in testa. Semmai il torto e’ stato fatto a Lee J. Cobb, splendido cattivo come solo il cinema di quel tempo sapeva esprimere.
Qualcuno relaziona l’etica del soggetto alle vicende personali di Kazan con la commissione d’inchiesta sulle attivita’ antiamericane. Certo, l’argomento era caldo e vi furono interferenze dell’FBI ma se si puo’ trovare una chiave di lettura, questa esprime un marxismo sublimato al cattolicesimo, quel punto di congiunzione tra le due dottrine che oggi possiamo sintetizzare in cattocomunismo del quale il film potrebbe essere rappresentante.
Del resto la propaganda dei "lavoratori del mondo uniti" e’ relegata al ruolo di Malden un prete e proprio il prete spingera’ affinche’ l’unione faccia la forza e sempre il prete risolvera’ la situazione nel finale, ottenendo quanto si era prefisso. Kazan, gioca di fino e’ ovvio, mettendo in bocca il socialismo al piu’ insospettabile dei protagonisti e aizzando il popolino non contro il capitale bensi’ contro la malavita, tanto violenta quanto becera e cosi’ tutti sono contenti: ricchi, poveri, comunisti e cattolici. E non gli vuoi per questo dargli otto statuette?
Unico difetto, l’eyeliner di Brando, per il resto un pezzo di storia.