di Fabio Resmini
L’idea di creare un ampio fronte popolare in grado di unire forze politiche affini emerse durante una conferenza interregionale di Russia Unita, tenutasi a Volgograd il 6 maggio del 2011. L’obiettivo del progetto era quello di attirare candidati indipendenti per ampliare la base elettorale putiniana in vista dell’imminente chiamata alle urne: il Fronte Popolare Panrusso puntava così a ricondurre sotto di sé personalità provenienti dai settori più disparati – sindacati, organizzazioni non-governative, società d’affari, gruppi giovanili. Tuttavia, l’esatta natura del movimento e le modalità di raggiungimento degli obiettivi prefissati erano ancora vagamente definiti.
L’evoluzione del progetto “Fronte Popolare” ha subito una brusca accelerata nel marzo di quest’anno, quando Putin ha deciso di dare nuova visibilità al movimento partecipando a un suo meeting trasmesso in diretta televisiva da Rostov sul Don. Durante la seduta di Q&A, il Presidente russo, tra le altre cose, ha sottolineato la necessità che il Fronte assumesse lo status legale di movimento pubblico e ha indetto un congresso costituente vero e proprio per metà giugno.
Così, se il meeting del 29 marzo ha impresso un cambio di rotta al progetto, il congresso dell’11 e 12 giugno (non a caso, Giorno della Russia) ha messo nero su bianco le caratteristiche principali di questo rinnovamento. Oltre a provvedere al cambiamento di nominativo, il congresso ha infatti eletto Putin leader del movimento e ha redatto uno statuto e un manifesto per indicare gli obiettivi e illustrare l’organizzazione del “nuovo” soggetto socio-politico.
I documenti definiscono il movimento come “sociale e sovrapartitico” e sottolineano come esso sia stato “fondato su iniziativa dei cittadini.” Il “Fronte Popolare – Per la Russia” si pone obiettivi a 360 gradi, dalla crescita e il rinnovamento di una Russia forte, sovrana ed economicamente competitiva, alla realizzazione del progetto di integrazione euroasiatica; dal rafforzamento della società civile, a un maggiore coinvolgimento dei cittadini nel processo politico (che si spinge fino ad attribuirgli il ruolo di controllori sull’esecutivo). Lo statuto, inoltre, definisce l’organigramma del movimento, che comprende un Congresso, un Centro Direttivo, una Commissione Centrale di Revisione e un Comitato Esecutivo.
Dal momento che il programma del movimento rispecchia apertamente il progetto politico di Putin e che la sua struttura è in tutto e per tutto simile a quella di un partito, è lecito interrogarsi sulla reale natura del “Fronte popolare – Per la Russia”. Questo nuovo soggetto socio-politico è complementare a Russia Unita o è il suo designato sostituto? Da questa domanda sembra infatti dipendere il futuro del partito presidenziale fondato nel 2001.
In maniera del tutto prevedibile, le voci che si alzano dal movimento smentiscono le speculazioni secondo cui il “Fronte Popolare” potrebbe evolvere in un partito politico tout court. Uno degli 87 parlamentari membri del Fronte, Olga Timofeyeva, ha negato apertamente questa possibilità nei giorni precedenti al congresso e Putin stesso ha detto di non vedere il movimento come un partito, ma piuttosto come una “riserva di personale” per “aprire la strada a nuovi leader”. Anche il Segretario del Consiglio Generale di Russia Unita, Sergej Neverov, ha dichiarato di non vedere alcun tipo di conflitto tra il Fronte e il partito presidenziale, facendo notare che solo i membri di partiti possono partecipare alle elezioni. Ciò nonostante, la presenza di diversi militanti di Russia Unita all’interno del Fronte Popolare e le condizioni in cui versa il partito stesso – deludente nel mobilitare supporto e coinvolto in scandali di corruzione – fanno pensare a un possibile passaggio di testimone tra i due soggetti politici.
Gli esperti russi e anglosassoni sembrano concordare su questo punto. Sergej Petukhov, commentatore per RIA Novosti, sottolinea come il Fronte Popolare abbia già tutte le carte in regola per essere considerato un partito a tutti gli effetti e Steve Rosenberg, corrispondente per la BBC a Mosca, si dice sicuro del fatto che il Fronte Popolare soppianterà Russia Unita in futuro.
Se il ruolo politico, o presunto tale, del Fronte Popolare rimane per il momento ancora incerto, il suo ruolo all’interno della società civile è apparentemente più chiaro. A riguardo, la Timofeyeva ha dichiarato che il movimento mira a diventare una piattaforma a livello nazionale per l’attivismo civile. Sembra quindi che, attraverso il Fronte Popolare, il Cremlino abbia intenzione di stringere ulteriormente la presa sulla società civile russa, già colpita di recente dal provvedimento che impone alle ONG che ricevono fondi dall’estero di registrarsi come “agenti stranieri”. Andandosi a occupare di attivismo, il Cremlino si espande così anche in un settore tradizionalmente dominato dall’opposizione: l’obiettivo sembra essere quello di acquisire maggiore controllo su un terreno dal quale gli oppositori politici hanno tratto linfa vitale, nel tentativo di evitare il ripetersi delle proteste viste in fase post-elettorale.
È infatti evidente come l’ondata di proteste del 2011-2012 sia stata decisiva nel convincere il Cremlino ad imbarcarsi in un nuovo progetto, che potesse ripulire l’immagine della classe politica e dare il via a un restart nei rapporti governo-cittadini. In quest’ottica, il Fronte Popolare è stato concepito come uno strumento per facilitare il dialogo bilaterale e rendere più efficiente l’interazione tra l’élite al potere e la popolazione.
Difficile dire se il progetto riuscirà nell’intento, anche perché i tempi di attuazione sembrano ragionevolmente lunghi. Di certo Putin dimostra ancora una volta di essere un mago del trasformismo, dotato di un camaleontismo politico senza eguali. La flessibilità è stata la sua fortuna fino ad oggi, ma per superare le sfide che lo attendono nei prossimi anni avrà forse bisogno di qualcosa di più.
* Fabio Resmini è Dottore in Scienze Linguistiche – Relazioni Internazionali (Università Cattolica di Milano)
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