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Fujima

Creato il 13 marzo 2013 da Iyezine @iyezine
13 Marzo 2013 A cura di:

Marco Appioli


Non ero mai stato a Terralba, mai al Live in Art, e non avevo mai visto i FUJIMA dal vivo. Il loro nome circolava da un pezzo nell’ambiente musicale sardo, grazie anche ad un memorabile concerto estivo tenuto ad Alghero a cui, sfortunatamente, non avevo potuto assistere.

La curiosità era amplificata anche dal fatto che la band oristanese / cagliaritana finora non abbia mai registrato la propria musica, fatto salvo per una traccia di stampo Pixies, “Thanks a Lot”, che gira ormai da tempo sul web. Il Live in Art è accogliente locale di recente apertura, che si sta facendo le ossa presentando ottimi artisti della scena locale, fra i quali Sikitikis (anche loro, ai tempi, senza alcuna registrazione) che non assistevo ad una band sarda con una mole di idee così fresche ed entusiasmanti. I FUJIMA, ben supportati in apertura di show dai giovanissimi Slyce Your Life, si muovono sul filo dell’indie rock che incontra idealmente Clap Your Hands Say Yeah, Pavement, Giraffes? Giraffes! e appunto Pixies. La loro principale forza sta in un accogliente contrappunto chitarristico tra gli arpeggi di Jacopo Murgia (con la sua voce stralunata e spesso dissonante) e Alessandro Pireddu, il quale sintetizza e rielabora in riff semplici quanto essenziali gran parte dell’ alternative rock americano degli ultimi quindici anni. La sezione ritmica è puntuale e raffinata, ma quello che colpisce di più sono le soluzioni melodiche della band.
Le divagazioni strumentali (che ora ritroviamo ad esempio negli Everything Everything, ma anche nei Foals e Maccabees) lasciano spazio, in bridge inaspettati, ad un songwriting intensissimo che, seppure molto orientato verso i falsetti di Alec Ounsworth dei CYHSY non manca di originalità e lascia un effetto straniante nel pubblico. Come se la band non fosse esattamente lì, perlomeno non del tutto, ma coinvolgesse il pubblico in una sorta di lucido viaggio verso qualche oscuro club di Brooklyn. Pochissime pause e interventi parlati contribuiscono a confermare tale idea, quasi se i quattro fossero poco "engaged", insomma se ne sbattessero di suonare davanti ad un pubblico ma immaginassero di avere solo cambiato sala prove per un oretta buona.
La cover di Dylan di "Simple Twist of Fate", eseguita per la maggior parte dal solo Jacopo con chitarra e armonica aumenta l’impressione che questa band abbia coraggio e molte carte da giocare, e spero vivamente che l’album che si apprestano a registrare, il prossimo aprile, confermi il mio entusiasmo verso questa giovanissima band sarda.
Soundcloud

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