Il ritorno di Splatter
, la rivista di fumetti horror che invase tutte le edicole italiane a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, è una di quelle notizie che fanno bene al cuore (da killer) di tutti gli appassionati della contro-cultura horror. Paolo di Orazio è uno dei fondatori della rivista, nonché il principale artefice della sua rinascita, e ho avuto il piacere di intervistarlo per saperne di più su questo gradito ritorno. Musicista, sceneggiatore di fumetti e scrittore, Di Orazio è uno dei personaggi più eclettici del panorama horror italiano: intervistarlo è stato un grande piacere. Ecco a voi l'informale chiacchierata che ne è venuta fuori. 1) Ciao Paolo, raccontami un po' come è nato il desiderio di far rivivere Splatter dopo più di vent'anni... te lo chiedo innanzitutto come fan, dato che Splatter (insieme a Dylan Dog, Mostri, Fangoria etc...) ha praticamente formato la mia personalità psicotica negli anni più belli della mia gioventù.... Ciao, Tiziano e ciao a tutti. Il desiderio di far rivivere la mia «Splatter» non è mai morto, anche se per una quindicina di anni la musica mi ha portato per strade lontane. Il mio obiettivo di musicista, però, era di arrivare a un successo tale da potermi permettere una casa editrice mia e ricominciare il discorso. Dopo la chiusura di «Splatter» fui contattato immediatamente da Luigi Bernardi, allora editore della Granata Press, per varare una logica prosecuzione; ma il progetto decadde e Luigi scelse di proseguire con «Nero», un fumetto di altro taglio. Con Granata però pubblicai i miei primi due romanzi (Prigioniero del buio e Il dipinto ucciso) e nacque il mio progetto di un personaggio di ampio respiro, che vide la luce nel 2001 su «Heavy Metal» sottoforma di un western zombie e di conseguenza prenderà finalmente vita sulla nuova «Splatter» come miniserie. Nel 2002, la Coniglio Editore mi incaricò di fare un'antologia greatest hits di «Splatter», ma la cosa passò in sordina. All'epoca mi occupavo del mensile Blue, e contattai una casa editrice di Manchester di cui avevo recensito un magazine dedicato all'horror. Per loro, scrissi la storia di Splatter in inglese, per entrare nel novero della cultura estrema nel mondo che questa «Headpress» ha celebrato per lungo tempo. Insomma, il desiderio di riaccendere i motori del male non si sono mai fermati. Negli anni ho pubblicato libri e partecipato ad antologie, puntualmente recensite dall'Almanacco di Dylan Dog, che mi ha dato l'opportunità di restare a galla nelle nebbie editoriali dell'horror. Sintetizzare 24 anni in poche righe non è semplice, quindi spero di non tediarvi. Nel 2008 già fremevo ardentemente per approfittare del ventennale di «Splatter» in arrivo, ma al primo niet da parte di due editori qui di Roma, mi sono fermato. Volevo fare un revival, lanciare un segnale, un libro, un qualcosa, ma nulla. Mi convinsi che non fosse epoca di investimenti e progetti per nessuno, anche un po' sconsolato dal tormentone da isteria collettiva da festival sanremese che “in Italia, il fumetto è in crisi” e che nessuno quindi vuole rischiare, perché “il mercato, l'edicola, il pubblico cosa vuole i gusti i vampiri il fantasy il/la graphic novel i bloggers i twitters lo spread” e tutte queste barbose menate da espertoni con la labirintite. Ho frequentato parecchie fiere, ho realizzato un ancora inedito Dizionario dei fumettisti italiani (2100 biografie) del fumetto e mi sembra che gli editori sfornino un fiume di proposte, tanti autori vincono premi, altri continuano a farlo di mestiere. Agli inizi di quest'anno ho ricevuto la proposta di un giovane marchio editoriale per ripubblicare la vecchia collezione di «Splatter», ma poco dopo mi sono detto: «Giovane per giovane, è il momento di tentare da solo». Diventare editore è sempre stato il mio folle sogno. Ho interpellato il mio amico Paolo Altibrandi, già art director della Acme dell'epoca, e ci siamo detti «Si può fare» (un po' alla Frankenstein Junior). Così abbiamo iniziato col gruppo FB, che si è espanso col passare delle ore e, alla prima notizia che avremmo rimesso in circolo «Splatter», tutta Italia ha vibrato di quell'emozione generale che sia io che Paolo pensavamo dimenticata.Gli splatteriani sono ancora innamorati di noi come a quei tempi. Oggi hanno trenta-quarant'anni, ma hanno sentito la grossa nostalgia (tanta quanto me) per una rivista che era diventata un cult di riferimento, di aggregazione e hanno dimostrato di voler ardentemente raccogliersi di nuovo attorno al loro magazine, assieme a chi all'epoca era troppo giovane per averla in casa e ora vuole entrare nel vivo del mito. Quando la testata chiuse ne fui delusissimo, poiché soprattutto il rapporto coi lettori, le loro lettere, cartoline, gadgets, dichiarazioni scritte col sangue, sapevo che mi sarebbero mancate da morire. E così è stato in tutti questi anni. Fino all'avvento di Myspace e FaceBook, che mi hanno permesso di tornare in contatto con molti della vecchia armata. In verità, posso dire che di horror vero non circola nulla in Italia, da quando «Splatter» ha chiuso, ovvio. Ho fatto un timido tentativo nel 2011 con un'altra rivistona che non ha avuto fortuna, ma credo che «Splatter» sia davvero il discorso che io debba proseguire, per me stesso e per l'horror in cui i cultori oggi credono. Ho anche proposto soggetti per Dylan Dog e Le Storie, ma non sono andati a buon fine: questo è il segno positivissimo e definitivo che devo insistere per la mia strada. Col mio socio Paolo (il marchio è ancora in fase di registrazione, così come il sito) abbiamo tentato l'ipotesi accorpativa con due marchi major, ma non abbiamo ricevuto risposta. Un terzo marchio, l'unico degno, mi ha detto di considerare il 2014 per una eventuale partnership. Intanto partiamo con le nostre forze, poi si vedrà. 2) Ci puoi raccontare quali saranno le novità di questa nuova edizione di Splatter e quali invece le analogie con le mitiche edizioni degli anni novanta? Gli amanti dell'horror e di «Splatter» sono molto attenti alle tradizioni, ma per forza di cose qualcosa di nuovo deve esserci e credo sarà proprio quello il nuovo amalgama per colmare un vuoto ventennale e scuotere a dovere il moderno feeling dell'intrattenimento. Noi puntiamo a un'estetica certamente pop, partendo dalla forza di un prodotto che parte maturo, per arrivare a una proposta multilingua attraverso il web e i venditori iTunes e Amazon. A monte, la bibbia per gli autori non sarà più una teoria-caos, ma una gabbia piuttosto stretta che impone un linguaggio visivo e una pulizia di lettura più vicina agli stilemi anni '60 che non ai virtuosismi attuali che mi danno gli attacchi di panico per l'anarchia visiva e non per i contenuti. Elementi di corredo uniformi tra una storia e l'altra ci daranno un effetto più retrò ed evocativo, più grafico, anche se, in linea generale, tutto resta come prima, come formato e impaginazione (per questioni generazionali la carta non avrà più quel forte odore di piombo e quindi avremo un look meno pulp), copertina colore, ovviamente, interni in bianco e nero, rubriche di cultura generale con la stessa impostazione: semplice e diretta. Firme eccellenti animeranno e offriranno un linguaggio evoluto per le sezioni redazionali, così come per il fumetto, che vedrà - come un tempo - firme di prestigio tra i miei autori preferiti assieme a giovani talenti. Avremo minicicli accanto a racconti liberi, e - credo - una piccola sezione per il racconto scritto. «Splatter» sarà a tiratura limitata, su carta, acquistabile dal nostro sito e nelle fumetterie che la ordineranno. Controtendenza totale. Naturalmente, la presentazione ufficiale avverrà a Lucca Comics, più altre occasioni come il To-horror e il festival a luglio della milanese Bloodbuster, e altre occasioni itineranti che intendiamo creare. Insomma, una vera e propria propaganda territoriale del Partito Degli Orrori. 3) Quali sono gli autori che parteciperanno e quali sono, invece, quelli che vorresti partecipassero? In ordine sparso partecipano: Alex Crippa, Mozzato, Rosenzweig e Paolo Bertolotti, Adriano Barone e Fabio Babich, Davide Aicardi, Mauro Smocovich, Alessandro Di Virgilio, Alessandro “the beast” Ruggieri, Onofrio Catacchio, Francesco De Stena, Chiara Di Francia, Roberto Ricci, Otto Gabos, Giuseppe Palumbo e altri che tengo top secret fino all'uscita, perché saranno davvero una sferzata di novità e direzione “aperta” del nuovo «Splatter». Un mix adeguato di stile classico e alternativo, dal popolare, al grottesco all'undergound per esplorare l'horror in tutti i tipi di segno (come fece «Horror» della Sansoni nel 1970). In ogni caso, in questo momento gli autori al lavoro sono 40. Chi vorrei? Chiunque ami davvero l'horror e soprattutto la rivista e che provenga da questo retroterra. Non voglio i tuttofare del fumetto. La rivista non è una gang bang, la rivista è come una band che deve suonare bene assieme per un linguaggio condiviso che sfoci in una unitaria emissione di sogni. Proprio per questo, parto con autori amici (l'unico trend italiota che mi concedo). Ed ora, un paio di domande più personali... 4) Quali sono gli autori che più ti hanno influenzato, sia come autore di fumetti che come scrittore? Certamente provengo da una formazione classica. Archie Goodwin, Stan Lee, Max Bunker, Alfredo Castelli, Jacovitti, Robert Crumb, Massimo Mattioli, Liberatore, Pazienza. Oggi adoro Miguel Angel Martin, Thomas Ott, Abuli & Bernet, Carlos Trillo. Come scrittore, Giovanni Verga, Corazzini, Giulio Cesare, Clive Barker, Poe, Lovecraft, Oliver Sachs, Maxence Fermine. 5) Quali sono, invece, i 10 film dell'orrore che ti porteresti sulla classica isola deserta... tralasciando il piccolo particolare che sull'isola deserta non c'è corrente ne un cazzo per guardarteli... Eheh, mi cogli sul vivo, caro Tiziano: essendo io un collezionista ossessivo seriale, riuscirei davvero a portarmi film (computer e dischi) anche dove non vi fosse elettricità. A prescindere dai confini ontologici tra orrore e horror: La Cosa, Halloween (J.Carpenter), Angel Heart (A.Parker), L'Esorcista (W.Friedkin), The Believers (J.Schlesinger), Allucinazione perversa (A.Lyne), Rosemary's Baby, L'inquilino del terzo piano (R.Polanski), Frankenstein contro l'Uomo Lupo (R.W.Neill), Brood (D.Cronenberg). Per non naufragare nei sensi di colpa, aggiungo Alien di Ridley Scott, Drag me to hell (S.Raimi) e King Kong di Peter Jackson. 6) Da appassionato di musica, non posso non chiederti anche come prosegue la tua avventura con Latte e i suoi derivati... avete in progetto qualcosa? Tasto dolente. Da fondatore della band, posso dire con affetto che il progetto è diventato da qualche anno una sorta di appuntamento-cometa terminale e suoniamo davvero forse se e quando capita. Nessun progetto, per ora, se non quello di poter tornare indietro nel tempo (suonare davanti a 15 o 600mila persone, essere inseguito da donne da sogno, ma anche incontrare in aereo ex che non avrei voluto rivedere, viaggiare e guadagnare soldi), quando mi sembrava di vivere le biografie dei big mondiali che amo leggere. Forse non tutti possono sapere che abbiamo suonato oltre 1500 concerti e partecipato ai più importanti show radio e televisivi. Solo per dire che le più belle esperienze che potevo aspettarmi da una vita on the road le ho fatte davvero tutte. Ma ciò non significa che con la musica io abbia chiuso. Veicolerò le mie energie sonore proprio attraverso «Splatter», che è il mio (e del maestro Altibrandi) vero grande progetto, attorno a cui svilupperò il trend definitivo dell'horror italiano. Mi prefiggo l'obiettivo che quando si pensi all'horror italiano deve venire in mente il nostro marchio. «Splatter» diventerà un'icona, un'identità, un costume con cui vestirsi e accessoriare la propria personalità, un'onda pop. Voglio fare con «Splatter» quello che i Nirvana hanno fatto col punk rock. 7) Per finire, un saluto a tutti i lettori di Sangue sul muro.... Vi abbraccio tentacolarmente con il cuore, sperando di ritrovarci tutti sintonizzati col sangue e il cervello nel tempio di «Splatter» e del nuovo horror! Grazie, baci immensi e invitatemi quando volete (mangio poco).