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Ci sprecherò forse fiumi di inutili parole, ma lasciatemi dire senza mezzi termini che Funny Games rasenta il genio. E se non l’avete visto, correte a procurarvelo (nella versione originale del 1997, al fine di coglierne lo spirito originale). E questo tipo di horror-thriller-non so che altro va tastato con attenzione, con cura, non va sprecato, va assorbito e dosato: e dopo tutto, vi garantisco che vi sentirete diversi da prima.
Due ragazzi dall’apparenza di buona famiglia, brillanti ed elegantissimi nei modi di fare, vanno a passeggio tra una villa e l’altra per torturare ed uccidere le famiglie che vi abitano. Questa frase è l’unico modo per esprimere la folle originalità di questo film senza perdersi in altre fesserie: la storia pressappoco è questa, con qualche altra zona d’ombra, momenti di
humor nero da manuale ed una sequenza (oserei dire grottesca, tremenda, nonchè interminabile) di sofferenze. Stiamo calmi: qui non c’è
Batman o l’Uomo Ragno, non c’è Walker Texas Ranger, Rambo, Cobra, neanche Il Vendicatore Tossico di casa Troma: ci sono protagonisti inermi, piuttosto ingenui e sprovveduti, incapaci di difendere se stessi e la propria famiglia, nei quali l’unico sprazzo di reazione viene accennato dal figlioletto – forse perchè non ancora troppo contaminato dal perbenismo imperante. Un perbenismo che – è proprio il caso di dire – grottescamente uccide ed infierisce sadicamente sulle vittime.
E voialtri, sprofondati e forse increduli sulle vostre poltrone, non pensiate di essere dei semplici spettatori perchè uno dei due aguzzini, occhi fissi sulla camera, amerà
rivolgersi direttamente a voi, aggrappati al vostro compagno o – magari -con gli occhi tappati. “
Come va?” – vi chiedono – “
Voi che dite? Riusciranno i nostri eroi a non farsi massacrare? Come andrà a finire questa storia?” . È chiaro che qui Haneke cerca di farsi gioco delle convenzioni stereotipate che rendono prevedibili e noiosi i soliti finali cinematografici, ed in tal senso è un enorme omaggio sia al
pulp più cinico che al cinema di genere in generale. Dopo averci fatto immedesimare nella situazione, un simile
escamotage, un “a parte” di natura direi teatrale, è davvero una mazzata nelle gengive. E pure molto ben assestata.