Un ring, una folla urlante, due uomini che se le danno di santa ragione. La boxe è uno sport che diventa facilmente metafora della vita, della lotta per la sopravvivenza, del desiderio di autoaffermazione. Attraverso il quale parlare della natura violenta dell’uomo e del suo amore per il sangue. Al cinema la boxe è stata raccontata da moltissime pellicole. Alcune sono dei capolavori senza tempo, altre sono diventate veri cult, basti ricordare “Toro Scatenato” di Martin Scorsese con Robert De Niro, “Lassù qualcuno mi ama” di Robert Wise con Paul Newman, “Million Dollar Baby” di Clint Eastwood con Hilary Swank e la saga di “Rocky”, cha ha fatto di Sylvester Stallone una star mondiale.
In tv il pugilato è stato poco raccontato. Forse perché l’immediatezza di un incontro si presta di più ad un lungometraggio. “Fuori dal ring", la nuova serie prodotta da Fox e creata da Justin Zackham, colma questa lacuna raccontando la storia del pugile Patrick Leary, detto Lights, interpretato da Holt McCallany, campione della categoria pesi massimi cui viene ingiustamente tolto il titolo dopo un violentissimo incontro con il rivale Richard Raynols, soprannominato “Braccio della morte”. Dopo quel match, che ha quasi fatto perdere la vita al pugile, la moglie di Patrick, Theresa (Catherine McCormack, la Murron di “Braveheart”), chiede al marito di smettere di combattere.
Cinque anni dopo il fatidico incontro e appesi i gunatoni al chiodo, Patrick si ritrova pieno di debiti, con il fisco che minaccia di portagli via tutto e tre figlie da mantenere. Per poter sopravvivere si fa coinvolgere dal fratello Johnny (Pablo Schreiber), divenuto il suo manager, in diversi affari loschi per poi convincersi ad accettare di combattere di nuovo con il rivale Raynolds. Obiettivo: il denaro, ma soprattutto il riscatto.
Non solo allenamento, competizione e sudore. “Fuori dal ring” ci mostra soprattutto quello che accade quando i riflettori si spengono e la folla va a casa. Colonna portante della serie sono le motivazioni, le ripercussioni che una professione del genere ha sulla vita familiare e affettiva, sulla salute e sulla psiche di chi indossa i guantoni. Il protagonista Patrick Leary, un Holt McCallany perfettamente in parte, dotato sia del physique du rôle sia della giusta intensità espressiva, è un uomo la cui “fede” è rappresentata dal proprio corpo e dalla propria famiglia: in lui la carne si fa veicolo di valori, aspirazioni e speranze, il corpo diventa il mezzo per raggiungere gli obiettivi. Quando Patrick smette di combattere è come se perdesse allo stesso tempo la propria identità e la capacità di sostenere la propria famiglia.
Raccontato con tempi insoliti per la televisione, con diverse digressioni e pause, “Fuori dal ring” è un prodotto insolito e interessante, adatto anche a chi non si intende di pugilato. La prima e unica stagione, tredici episodi, andrà in onda sul canale Fox di Sky a partire dal prossimo 29 aprile.
Pubblicato su TvZap.
Magazine Cinema
Fuori dal ring, la metà oscura della boxe
Creato il 29 aprile 2012 da Valentinaariete @valentinaariete
Un ring, una folla urlante, due uomini che se le danno di santa ragione. La boxe è uno sport che diventa facilmente metafora della vita, della lotta per la sopravvivenza, del desiderio di autoaffermazione. Attraverso il quale parlare della natura violenta dell’uomo e del suo amore per il sangue. Al cinema la boxe è stata raccontata da moltissime pellicole. Alcune sono dei capolavori senza tempo, altre sono diventate veri cult, basti ricordare “Toro Scatenato” di Martin Scorsese con Robert De Niro, “Lassù qualcuno mi ama” di Robert Wise con Paul Newman, “Million Dollar Baby” di Clint Eastwood con Hilary Swank e la saga di “Rocky”, cha ha fatto di Sylvester Stallone una star mondiale.
In tv il pugilato è stato poco raccontato. Forse perché l’immediatezza di un incontro si presta di più ad un lungometraggio. “Fuori dal ring", la nuova serie prodotta da Fox e creata da Justin Zackham, colma questa lacuna raccontando la storia del pugile Patrick Leary, detto Lights, interpretato da Holt McCallany, campione della categoria pesi massimi cui viene ingiustamente tolto il titolo dopo un violentissimo incontro con il rivale Richard Raynols, soprannominato “Braccio della morte”. Dopo quel match, che ha quasi fatto perdere la vita al pugile, la moglie di Patrick, Theresa (Catherine McCormack, la Murron di “Braveheart”), chiede al marito di smettere di combattere.
Cinque anni dopo il fatidico incontro e appesi i gunatoni al chiodo, Patrick si ritrova pieno di debiti, con il fisco che minaccia di portagli via tutto e tre figlie da mantenere. Per poter sopravvivere si fa coinvolgere dal fratello Johnny (Pablo Schreiber), divenuto il suo manager, in diversi affari loschi per poi convincersi ad accettare di combattere di nuovo con il rivale Raynolds. Obiettivo: il denaro, ma soprattutto il riscatto.
Non solo allenamento, competizione e sudore. “Fuori dal ring” ci mostra soprattutto quello che accade quando i riflettori si spengono e la folla va a casa. Colonna portante della serie sono le motivazioni, le ripercussioni che una professione del genere ha sulla vita familiare e affettiva, sulla salute e sulla psiche di chi indossa i guantoni. Il protagonista Patrick Leary, un Holt McCallany perfettamente in parte, dotato sia del physique du rôle sia della giusta intensità espressiva, è un uomo la cui “fede” è rappresentata dal proprio corpo e dalla propria famiglia: in lui la carne si fa veicolo di valori, aspirazioni e speranze, il corpo diventa il mezzo per raggiungere gli obiettivi. Quando Patrick smette di combattere è come se perdesse allo stesso tempo la propria identità e la capacità di sostenere la propria famiglia.
Raccontato con tempi insoliti per la televisione, con diverse digressioni e pause, “Fuori dal ring” è un prodotto insolito e interessante, adatto anche a chi non si intende di pugilato. La prima e unica stagione, tredici episodi, andrà in onda sul canale Fox di Sky a partire dal prossimo 29 aprile.
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