Oggi parto da un idea molto utilizzata quando si parla di cambiamento e trasformazione personale. E voglio farlo con un gioco stra-conosciuto che sicuramente avrai già visto o risolto per conto tuo. Almeno, è probabile che sia così.
Si parte da qui: bisogna connettere i 9 punti posti su un quadrato con 4 segmenti che passino per tutti i punti senza mai staccare la penna dal foglio.(Se non l'hai mai fatto, vale la pena prendersi qualche minuto per risolverlo) L'idea alla base, e l'esperienza che di solito vive chi è riuscito a risolvere il problema la prima volta che gli è stato presentato di solito è un senso di... essere uscito almeno per un attimo dal 'sistema'. Di aver avuto l'intelligenza, l'audacia o l'intuizione di pensare, per un attimo, fuori dalle regole (presunte) che pensiamo debbano essere vere per noi all'interno del mondo in cui viviamo. Di essere libero, insomma.Ed è una soddisfazione niente male, devo dire. La domanda che per me viene dopo è:Si, ma per cosa? Cosa ci fai con questa abilità di uscire dalle regole e di trasformarti. Cosa ci fai con la libertà, una volta che ce l'hai? Per me l'idea di trasformazione è sempre stata legata alla possibilità di avere più scelte possibili. Di 'essere' esattamente come sono prima che qualcuno iniziasse ad 'educarmi' su cosa era giusto e cosa sbagliato, prima che alcune scelte possibili diventassero 'inappropriate', 'inopportune', 'impossibili'. E' sempre stata legata all'idea di essere e di diventare pienamente umano e dopo di identificare la natura di chi sono oltre le imposizioni, quello che dovrei fare. Prima di dover aderire a quello che le persone si aspettano da te - chi sei prima che quello che sei fosse represso e cambiato. Pensa, per esempio, a come fin quando si è bambini si è valutati, corretti, 'educati'.Ed una delle convenzioni che allontana di più le persone da questo senso di 'essere' di cui parlo, è proprio il loro attaccamento all'idea di educazione per come è normalmente considerata. Personalmente penso che la gran parte di quello che è normalmente presentato come 'educazione' assomigli molto di più ad una specia di 'lavaggio del cervello'... Pensa solo a come sin da piccoli i bambini vengano educati a fare i loro 'compiti' portando l'attenzione fin dall'inizio agli 'errori', a quello che non funziona, a quello che non fanno bene. Meno sbagli fai, più sei bravo. Attento a non fare errori.Ed è, sostanzialmente, lo stesso per tutta la vita. Il gioco diventa da subito: fai meno cazzate possibili, e forse ti salverai. Non sarebbe diverso portare l'attenzione su quello che funziona, fin da subito e premiare il bambino per quello che fa bene, invece che punirlo per quello che fa male? E questo non significa che queste persone non siano brillanti, geniali o colte. Anzi spesso sono talmente troppo educate da non riuscire più a pensare per conto proprio. E quando questo succede, vuol dire che sono stare 'infettate dalle regole della società', come diceva Joseph Campbell. Questo, di cui sto parlando, ed una delle idee alla base del mio lavoro, è quello che Campbell chiama Il viaggio dell'Eroe - un viaggio viaggio interno a te, ed esterno, nel mondo reale, alla scoperta delle tue naturali inclinazioni e di chi sei prima che questo 'chi sei' fosse represso. Quando riconosci 'Ah questo è essenziale per me, questo sono io', prima di tutto quello che hai imparato 'dopo'. Non dimentichi tutto quello che sai fare - ma tutte le abilità e quello che sai fare sono al comando di 'chi sei'. In questi giorni quando penso a questo, penso ad un personaggio poco conosciuto, ad uno scrittore italiano: Furio Jesi. Furio Jesi era un mitologo (come Campbell ;) ) un critico letterario, un professore universitario. Che però aveva 'solo' il diploma di terza media. Aveva mollato la scuola al Ginnasio, perchè gli andava stretta, per scrivere il suo primo libro.A diciotto anni fa dei viaggi con l'intento di studiare l'archeologia dell'Asia Minore ed in Grecia, inteviene in convegni in mezza Europa, collabora con fondazioni e riviste internazionali. Qualche anno dopo inizia ad insegnare all'università per meriti scientifici. E quello che ti chiedo: se pensi ad un personaggio del genere, secondo te cosa deve essere vero per lui per avere il tipo di vita che ha avuto? Questa e esattamente è il tipo di libertà che ricerco nella mia vita, e che nei corsi insegno alle persone a mantenere, e che le persone che lavorano con me ottengono. E poi sono davvero libere di avere tutto quello che vogliono. Anzi di più. Ci sono due appuntamenti in cui potrai iniziare ad accedere a questa 'posizione' di libertà. Il 24 settembre terrò un corso introduttivo al modello ReSonance, alla base del mio lavoro 'trasformativo' (trovi tutte le informazioni qui, e se pensi di partecipare fallo subito è realmente aperto a poche persone come sanno bene le persone che l'hanno già frequentato).Magazine Formazione / Istruzione
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